Morte all'Ilva, vertice a Roma

Morte all'Ilva, vertice a Roma
di Tiziana FABBIANO
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Lunedì 19 Settembre 2016, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 09:06

L’incidente in cui è morto Giacomo Campo, operaio tarantino di 25 anni, sarà il tema centrale del faccia a faccia tra i commissari dell’Ilva e le organizzazioni sindacali. Mercoledì la convocazione, a Roma. Il confronto sarà più che acceso. Incandescente. Perché l’infortunio che ha stroncato la vita del giovane lavoratore di Roccaforzata, paesino della provincia jonica, per i sindacati si sarebbe potuto evitare con una politica di manutenzione degli impianti attenta e costante. Ecco perché il vertice di mercoledì nella Capitale sulla gestione ordinaria e straordinaria della fabbrica è considerato utile ma tardivo. L’allerta, tra gli operai e i rappresentanti sindacali, era già massima. Da settimane, da mesi. All’allarme per le poche risorse destinate alla manutenzione, si era aggiunta di recente anche quello sui dispositivi di sicurezza carenti. Quello che è accaduto a Giacomo Campo è legato ad un problema che aveva causato il blocco dell’altoforno 4. L’operaio della ditta d’appalto “Steel Service” era stato chiamato a ripulire il minerale che si era versato a causa del taglio di un nastro trasportatore, il Cv14, di circa 200 metri. Un intervento straordinario per il quale la squadra era arrivata in fabbrica d’urgenza, chiamata nel cuore della notte, prima dell’alba. La pulizia era iniziata dopo che al nastro era stata tolta l’alimentazione elettrica.
 

«Risulta inoltre che, al momento dell’incidente, non erano in corso altri lavori né sul nastro, né intorno all’area interessata», spiegano fonti aziendali. Eppure il nastro si è mosso, liberato dal peso del minerale. E la rotazione del tamburo ha intrappolato il lavoratore. L’inchiesta che va avanti per accertare tutte le responsabilità e porterà già oggi all’autopsia di Campo. Così che si possa celebrare il funerale della giovane vittima del lavoro.

Ormai è troppo tardi per salvare Giacomo ma non bisogna perdere altro tempo e alzare la soglia d’attenzione sulle mancanze che ci sono nella catena del rispetto delle pratiche operative e delle procedure di sicurezza. Lo aveva già annunciato il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova, volata a Taranto subito dopo l’incidente per incontrare i sindacati e informare il premier Matteo Renzi sui fatti di Taranto. Proprio recependo la richiesta dei sindacati jonici alla rappresentante del Governo, i commissari straordinari di Ilva Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, hanno convocato tutte le sigle sindacali nazionali e regionali al tavolo di confronto di mercoledì alle 18.
Ma prima di questa tappa ce ne saranno altre. E saranno di protesta. Oggi infatti Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil di Taranto hanno proclamato uno sciopero di tutti i lavoratori dipendenti delle imprese degli appalti pulizie civili e industriali dalle 5 del mattino fino alle 7 di domani. I sindacati, inoltre, hanno deciso che dalle 6.30 alle 9, di fronte all’ingresso portinerie imprese dello stabilimento Ilva di Taranto, si terrà l’assemblea sindacale dei lavoratori dipendenti delle imprese appaltatrici del settore, non soltanto quindi i colleghi di Giacomo della “Steel Service”.

Dagli operai ai cittadini ma con uno slogan che non cambia dilaga la mobilitazione di Taranto. «Basta morti sul lavoro, basta morti di Ilva» dicono i cittadini, ambientalisti e rappresentanti di associazioni che con l’hashtag #tuttalamiacittà lanciano una manifestazione senza colori nè sigle nè partiti per domani dalle 19, sotto la prefettura di Taranto. Il tributo di vittime è un fardello troppo pesante da sostenere, per i pericoli che vivono tutti i giorni gli operai costretti a varcare la fabbrica con l’incubo di un lavoro che può trasformarsi in morte in pochi istanti.

E la città vuole essere vicina ai suoi figli, mariti e fratelli operai.

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