Diffamazione, condannato Michele Misseri

Michele MIsseri
Michele MIsseri
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Giovedì 28 Novembre 2019, 12:58 - Ultimo aggiornamento: 14:18
La Corte d’appello di Taranto ha riformato la sentenza a carico di Michele Misseri, padre e marito rispettivamente di Sabrina e di Cosima Serrano, condannate all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi.

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In primo grado, tre anni di reclusione per una serie di indicazioni non veritiere, che avevano configurato i reati di diffamazione e calunnia ai danni dell’avvocato Daniele Galoppa e della criminologa Roberta Buzzone, erano stati inflitti a carico all’agricoltore di Avetrana.
In appello, la Corte ha ritenuto di assolvere Misseri dal reato di calunnia nei confronti del suo ex legale e della ex consulente. Tuttavia lo ha condannato per il reato di diffamazione a carico di entrambi, infliggendogli la pena di un anno e sei mesi di reclusione.
Insieme con Misseri era sott’accusa per il reato di diffamazione l’avvocato Fabrizio Gallo, in primo grado condannato a una multa di ottocento euro. In differenti trasmissioni televisive, secondo la tesi accusatoria, avrebbe espresso opinioni che si sarebbero estrinsecate in dubbi sulla condotta professionale dell’avvocato Galoppa e della dottoressa Bruzzone.
La Corte d’appello ha dichiarato il non doversi procedere a carico di Gallo, in ordine alla diffamazione della Bruzzone per assenza della querela; mentre lo ha condannato a una multa di 700 euro per aver diffamato Galoppa.
Quanto all’avvocato Galoppa, la Corte d’appello ha accolto il suo ricorso ed ha condannato sia Misseri che Gallo a pagare una provvisionale di 10mila euro ciascuno a titolo di “danno morale” patito.
Daniele Galoppa, come è noto, era stato il primo difensore (d’ufficio, poi tramutato in legale di fiducia) dell’agricoltore di Avetrana. La criminologa era stata poi nominata consulente di parte di Michele Misseri e aveva supportato l’attività dell’avvocato Galoppa, sino a quando entrambi non avevano preso le distanze da Misseri, che aveva fatto intendere che i due l’avessero convinto ad accusare la figlia Sabrina.
Proprio in virtù di questo fatto, le due parti offese avevano attivato una denuncia per calunnia. Reato, questo, che il tribunale, in primo grado, aveva ritenuto integrato dalle dichiarazioni di Michele Misseri.
Con questa sentenza della Corte d’appello, si chiude il secondo grado di giudizio sulla vicenda, che costituì una ulteriore appendice del maxi-procedimento aperto sull’omicidio di Sarah Scazzi.
Altri procedimenti, infatti, si innestarono all’interno della maxi-indagine aperta dal pm dottor Mariano Buccoliero sulla uccisione della povera Sarah, e poi del processo in Corte d’assise in cui alcuni testi, secondo l’accusa, si macchiarono di falsa testimonianza.
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