Lo Spesal ferma il convertitore dell'acciaieria di Taranto

L'acciaieria dell'ex Ilva
L'acciaieria dell'ex Ilva
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 11 Settembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 12:38

Domani, alle 9.30, il direttore dello Spesal, Cosimo Scarnera, ha convocato i sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb per parlare di Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto.

L'incontro

L’incontro avverrà nella sede dello Spesal in viale Virgilio. Si tratta del servizio dell’Asl che si occupa della sicurezza nei luoghi di lavoro. E proprio gli ispettori dello Spesal - dicono fonti sindacali - hanno fermato per problemi di sicurezza un convertitore (l’1) dell’acciaieria 2, l’unica attualmente in funzione perché da un mese l’acciaieria 1 è ferma, così come fermo è anche l’altoforno 1. L’acciaieria 2 sta quindi marciando con un solo convertitore (il 2) su tre, anche se l’azienda sta cercando di riattivarne un altro (il 3) entro oggi per non avere ripercussioni a monte sui due altiforni (su tre) in attività. Lo stop dello Spesal, riferiscono le fonti, è scattato a seguito della perdita d’acqua registrata da una cappa, problema, questo, già oggetto di segnalazioni. Il convertitore è quella parte dell’impianto che trasforma in acciaio la ghisa liquida che arriva dagli altiforni.

Batterie ed emissioni: gli altri temi sul tavolo


Nell’incontro di domani potrebbero essere affrontati altri due argomenti. Si tratta della situazione delle batterie della cokeria e del rapporto del Dipartimento di prevenzione dell’Asl sulle emissioni di benzene in aumento, anche se rimaste sempre all’interno della soglia massima di media annuale stabilita dalle norme. Proprio questo rapporto ha portato a maggio il sindaco Rinaldo Melucci a firmare un’ordinanza di stop per gli impianti dell’area a caldo. Ordinanza subito impugnata dall’azienda e che a metà luglio il Tar di Lecce - dove la questione è arrivata dal Tar Lazio, dichiaratosi incompetente territorialmente - ha temporaneamente sospeso in attesa dell’udienza di merito che si terrà nella seconda metà di ottobre. 
Lo scorso 30 agosto i rappresentanti della sicurezza di Fim, Fiom e Uilm hanno scritto ai dirigenti di AdI a proposito delle emissioni non convogliate nel reparto batterie-cokerie. “A seguito di scarsa manutenzione - hanno segnalato i sindacati - diverse macchine, caricatrici, sfornatrici, macchine guida e locomotori, presentano numerose problematiche strutturali.

Alcuni esempi: le porte non garantiscono più una chiusura ermetica, il mancato funzionamento del sistema di automazione, il quale comporta dispersioni nell’ambiente, la mancanza di pulizia del telaio e della porta forno, che anch’essa provoca emissioni nocive nell’ambiente”. Già in quella lettera le sigle paventavano il ricorso agli enti esterni di controllo e vigilanza e lo Spesal dell’Asl è tra questi.

Il benzene


Sul benzene, invece, è stata la Fiom Cgil a prendere posizione scrivendo, sempre a fine agosto, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e al dg dell’Asl Taranto, Vito Gregorio Colacicco, per sollecitare l’accesso agli atti dell’Azienda sanitaria che hanno portato il 22 maggio il sindaco di Taranto ad emettere un’ordinanza contro l’ex Ilva a causa dei picchi di benzene riscontrati dalle autorità sanitarie. Per la Fiom, “dall’ordinanza sindacale si evince che nelle relazioni sono presenti delle considerazioni di natura sanitaria rapportate ai livelli di benzene nell’aria” e si evidenzia “che il rispetto del valore limite del benzene, fissato dal decreto legislativo 155/2010, non garantisce l’assenza di rischi per la salute umana”, situazione, questa, che “inevitabilmente - ha rilevato la Fiom - coinvolge anche i lavoratori di Acciaierie d’Italia e dell’appalto”. Ad aprile, infatti, il Dipartimento di prevenzione dell’Asl disse che è vero che AdI sinora è stata dentro il range, inteso come media annuale, di 5 microgrammi per metro cubo d’aria, ma “le concentrazioni di benzene sono triplicate dal 2018 al 2022 (centralina Tamburi, via Orsini)” e quindi “emerge chiaramente” come la questione “richieda in aggiunta alle tutele ordinarie previste, l’applicazione di tutti gli interventi correttivi e applicabili alle diverse fonti”. In particolare, il Dipartimento di prevenzione Asl evidenziò la “necessità di ridurre nettamente i livelli di benzene in aria ambiente in quanto l’esposizione della popolazione di Taranto agli attuali livelli di concentrazione dell’inquinante, seppure formalmente ed attualmente nei limiti individuati dalla normativa vigente, non può garantire, secondo le evidenze scientifiche, l’assenza di effetti avversi sulla salute umana”. 

La polemica


Davide Sperti e Gennaro Oliva della Uilm dichiarano che «quanto sta accadendo all’acciaieria 2 e alle batterie delle cokerie, conferma quello che sosteniamo da mesi: l’ex Ilva è una fabbrica abbandonata a se stessa, completamente alla deriva. Uno stabilimento che si spegne, mentre la politica ha girato la testa dall’altra parte. Nelle batterie le emissioni sono dovute anche all’assenza sia dei materiali sigillanti che dell’intervento di pulizia industriale delle imprese, a cui non sono stati rinnovati gli appalti. Malgrado tutto questo, i vertici di AdI a cosa pensano? Ad andare al forum di Ambrosetti a Cernobbio e a organizzare la convention di fine settembre a Taranto con la clientela, evento per il quale stanno facendo preparare dalle officine delle piastre-medaglie celebrative da consegnare come dono ai partecipanti. Tutto e solo immagine. Come quando si mette la polvere sotto il tappeto. AdI cerca di accreditare e presentare una fabbrica che non esiste assolutamente perché la realtà, purtroppo, è ben altra». 

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