Scontro sull'oratorio, parroco e sindaco come Don Camillo e Peppone

Scontro sull'oratorio, parroco e sindaco come Don Camillo e Peppone
di Dino MICCOLI
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Venerdì 24 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 14:28

“Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada, con particolare attenzione per chi è emarginato”. Avrà pensato anche alle parole di Giovanni Paolo II e alle ultime di Papa Francesco sul dare vita alle periferie, il giovane parroco di Roccaforzata, don Giuseppe Mandrillo, quando ha valorizzato l'oratorio della sua comunità.

La storia

Sulla sua strada, tuttavia, ha incontrato alcune difficoltà che nei giorni scorsi sono esplose tutte nell'annuncio che - dopo i vari tentativi esperiti con l'impiego anche di soldi per porre riparo alle criticità manifestate dall'attuale amministrazione comunale - iniziava a serpeggiare lo sconforto con la possibilità di gettare la spugna segnatamente alla riapertura dell'oratorio. La cui chiusura risalente nel luglio scorso è avvenuta, a quanto pare, sulla scorta di una lettera anonima inviata al sindaco, Michelangelo Serio che ha emesso ordinanza di divieto di utilizzo. 
La storia è davvero singolare. Don Giuseppe ha assunto l'incarico nell'ottobre 2022 e proprio in occasione dell'anno vissuto con la sua nuova comunità, i parrocchiani gli hanno riservato una fragorosa festa a sorpresa.

Segno che il giovane ha fatto breccia nel loro cuore da subito per la semplicità del linguaggio e gli intenti chiari sulla propria azione pastorale: essere credenti e testimoni autentici, impegnati, liberi. Se il problema fosse lo stop all'oratorio si potrebbe sperare, alla fine, in una risoluzione delle criticità nonostante il parroco abbia tentato almeno tre volte, rispetto alle reiterate richieste di adeguamento, di ritenere tutto superato. 

L'avviata petizione a favore del parroco, destinata alla Curia, nata nelle ultime ore in maniera spontanea e già copiosa nelle firme, evidenzia il lato più triste della vicenda perché il giudizio negativo su don Giuseppe sarebbe stato espresso e vergato dallo stesso primo cittadino, a mezzo lettera con destinazione l'Arcivescovado di Taranto.
Le "accuse" sarebbero di taglio teologico ma anche basate su presunte idee "comuniste". Se Guareschi fosse vivo avrebbe dovuto reinventarsi due protagonisti opposti ai classici Don Camillo e Peppone. Perchè qui il prete sarebbe il comunista e il sindaco, sarebbe altro. 
La leggera ironia tuttavia sposta solo per un attimo l'analisi su quello che sta accadendo a Roccaforzata. Una grossa fetta di paese sta costruendo una “diga” in difesa del proprio parroco capace - per dirla con uno dei commenti che spopolano sui social di avere “ridato entusiasmo alla comunità per via della sua dote di sacerdote giovanile che rompe gli schemi dalla vecchia tunica rispettosa di un protocollo che innalzava leggermente la distanza tra lui e i parrocchiani. Da 14 mesi - ha scritto un utente- vedo un parroco più ragazzo dei ragazzi, inclusivo con ogni individuo senza i pregiudizi, mostrante grande voglia del fare ponendo al centro di tutto i parrocchiani adottando scelte assunte in modo collegiale”.
Il protagonista, suo malgrado, non intende alimentare polemiche ad oltranza, chiede a tutti di mantenere la serenità aspettando la chiarezza sulle azioni.
L'obiettivo principale è quello di riaprire l'oratorio e consentire alle attività Anspi di portare il sorriso e la gioia nei ragazzi. Ma c'è tutto un mondo adulto che ne stava traendo vantaggio insieme ai ragazzi, gli stessi che domenica sera, nel sentire il loro prete in difficoltà, hanno inteso scendere sul terreno delle azioni e disputare una partita a campo aperto.
In difesa di quello che è considerato “un dono da tenere caramente” e in ragione di “tutte quelle cose che sono cambiate da quando c'è lui”.

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