Sebastio: «Patti chiari, e mi candido a sindaco»

Franco Sebastio
Franco Sebastio
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 24 Ottobre 2016, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 09:21
Il nome di Franco Sebastio è in pole position per la corsa alla caldissima poltrona di sindaco di Taranto. E il magistrato in pensione da gennaio scorso non si nasconde. Per impegnarsi in questa avventura punta seriamente sugli obiettivi e sulla composizione del gruppo con il quale realizzare un buon governo per la città. In caso contrario sbotta subito: «Possiamo anche smettere di parlare».

Allora, il suo nome è sulla bocca di tutti per la corsa a Palazzo di Città...
«Da almeno vent’anni a questa parte, in occasione di appuntamenti elettorali, mi avvicinano con puntualità scientifica politici di tutti gli schieramenti. Mi hanno più volte chiesto di candidarmi. Pochi anni fa mi venne proposta anche una candidatura con elezione certa al Senato. Quella volta, come in passato, ho rifiutato. A tutti ho risposto sempre nella stessa maniera: faccio il magistrato e mi basta questo».

Adesso però è diverso?
«Certo che lo è. Da gennaio sono in pensione e quindi posso impegnarmi anche in altro. Lavorare per la città, anzi, continuare a lavorare per Taranto non mi dispiacerebbe».

Cosa manca per parlare chiaramente di una sua candidatura?
«Non è il caso di correre ma di essere chiari. Occorrono due precondizioni: un programma serio, accorto e onesto, ed un gruppo di lavoro con persone esperte, preparate, oneste, corrette e disposte ad impegnarsi. Prescindendo anche da eventuali diverse e pregresse esperienze politiche che non vanno viste come un marchio di infamia. Se si dovessero verificare queste due condizioni allora l’opportunità andrebbe coltivata e con grande interesse».
 
Sulla sua candidatura sembra poter puntare il governatore Emiliano?
«Lo pensano tutti da quando sono entrato nel collegio degli esperti voluto dal Governatore. Io insisto su quello che le ho detto. Servono patti chiari e seri, perché personalmente non sono disponibile a sottoscriverne di altra natura. Poi si può discutere con chiunque».

Per fare un’ipotesi lei potrebbe rappresentare il leader degli ambientalisti, riunendo le diverse anime del movimento come avvenuto in passato con Bonelli...
«Come le dicevo non ho chiusure mentali per una questione di formazione personale. Sono disposto a confrontarmi con tutti nel momento in cui la stella polare è l’interesse della città. In caso diverso non è neanche il caso di perdere tempo. Più chiaro di così non riesco ad essere. Di chiacchiere Taranto ne ha sentite anche troppe. Ora servono fatti e persone serie. Io non sono perfetto, ma nella mia carriera credo di aver dimostrato di fare le cose con serietà. Se esiste la possibilità di lavorare con queste premesse va bene».

Ma esiste già un gruppo che lavora sulla sua potenziale candidatura...
«Ci sono tante persone che mi stimano. Gente che vive a Taranto e che come me sogna una realtà diversa».

Il futuro sindaco avrà al primo posto in agenda la questione Ilva...
«Doveva essere così anche in passato. Invece è toccato alla magistratura intervenire»

Quale è il futuro della fabbrica?
«L’attuale sistema di produzione garantisce la sopravvivenza dello stabilimento solo inquinando. E questo non può continuare. Quindi è lì che si deve intervenire».

Lei sposa la decabonizzazione di Emiliano?
«Io dico solo che va modificato un sistema che inquina. In Europa ci sono diverse fabbriche che producono acciaio senza inquinare o inquinando in termini accettabili. Le strade percorribili sono diverse».

Quale deve essere il primo obiettivo del prossimo sindaco?
«Chiunque indosserà la fascia tricolore dovrà far diventare Taranto una città normale».