Tutti contro Mittal, oggi vertice a Roma

Tutti contro Mittal, oggi vertice a Roma
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 20 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 07:20

È il giorno in cui il Governo dovrà dire ai sindacati metalmeccanici cosa intende fare per l’ex Ilva, per Acciaierie d’Italia. Alle 11 c’è un vertice a Palazzo Chigi. E mentre i leader sindacali saranno nella Sala Verde a confronto con i ministri, delegati sindacali e rappresentanti dei territori - sono partiti anche da Taranto - saranno a pochi passi, alla galleria Alberto Sordi a piazza Colonna, in attesa che l’incontro si concluda. Il presidio sarà attuato a partire dalle 10. 

Gli scenari

Si è a due giorni dall’assemblea dei soci di Acciaierie - il 22 - e pare che anche il Governo abbia preso atto della difficoltà a chiudere un accordo col socio privato Mittal, attualmente in maggioranza nella società, per cui va messa in campo un’altra strategia se si vuole cercare di salvare l’azienda. Né chiusura, né liquidazione, né amministrazione straordinaria, ha detto il Governo nei precedenti incontri, anche se di amministrazione straordinaria si continua a parlare come ipotesi possibile. Lo Stato, quindi, salirà al 60 per cento? E come, in quali tempi?
Lo Stato in maggioranza, anche per un periodo di tempo circoscritto in modo da evitare che l’azienda scivoli nel baratro, è quello che chiedono i sindacati all’unisono. E anche Confindustria Taranto e Confapi Taranto hanno rilanciato sul tema, reputando “necessaria una forte presa di posizione da parte del Governo centrale”. Obiettivo: “un ingresso temporaneo nella maggioranza del capitale - come già ipotizzato mesi addietro - affinché si eviti il cosiddetto “binario morto” verso il quale la vicenda si sta progressivamente avviando, con un serie di rinvii e un pericolosissimo depauperamento dello stesso stabilimento”. Opinione analoga viene da Federmanager Taranto, la federazione dei dirigenti di azienda. “La situazione è divenuta insostenibile - sostiene -. Certamente in questa situazione spetta al Governo ed ai vari ministri riuscire a definire un assetto della fabbrica che possa rilanciarla e dargli una stabilità per le sfide del futuro”. 
Dalla costituzione di Acciaierie d’Italia “è stato un continuo e progressivo declino delle attività industriali. Gli unici investimenti sviluppati sono relativi alle attività collegate a quanto richiesto dalla Autorizzazione integrata ambientale per poter esercire la fabbrica”. 
Inoltre, dice Federmanager, “in conseguenza delle ridotte produzioni e nel tentativo di fare quadrare i bilanci, la società AdI ha fatto un massiccio ricorso alla cassa integrazione ed ha portato avanti una politica di gestione con un esasperato contenimento dei costi di produzione fuori da ogni schema”.
Dall’univocità di queste prese di posizione si ricava che è ormai maturato un rigetto verso Mittal e l’attuale gestione. Ostilità diffusa. C’è terra bruciata attorno al privato. Se poi a questo si unisce l’impraticabilità di un accordo tra pubblico e privato e il fatto che da Mittal sinora non è venuto nessun segnale a farsi carico in concreto del suo ruolo di azionista di maggioranza, tutto si complica. Diverse assemblee svoltesi nelle scorse settimane si sono chiuse con un nulla di fatto. 
Invitalia, partner pubblico di minoranza, era pronto ad intervenire finanziariamente in quota parte, ma Mittal non ha manifestato eguale disponibilità.

Anzi, all’ultima assemblea soci ha messo sul tavolo una memoria dove dice che è lo Stato inadempiente. Dalle mancate garanzie Sace che avrebbe dovuto apporre ai finanziamenti mai arrivati. Persino sul gas, che ora viene fornito da Snam Rete Gas grazie ad un provvedimento del Tar della Lombardia valevole sino al 10 gennaio, Acciaierie sostiene che il Governo non ha fatto quanto avrebbe potuto (e dovuto) per prorogare il trasporto in regime di default almeno sino a fine anno. “Pretesti”, “manovre dilatorie”: così è stata valutata da parte pubblica la memoria di Mittal, alla quale il Governo ha risposto controbattendo. 


E ora, a partire da oggi con i sindacati, ma ancora più da dopo l’assemblea del 22, si devono tirare le conclusioni e spetta al Governo farlo. “Se ci sarà un ulteriore rinvio, noi non ce ne andremo dalla presidenza del Consiglio”, dichiara Rocco Palombella, numero 1 della Uilm. “Noi abbiamo chiesto ascolto e il Governo ci ha convocato due giorni prima dell’assemblea per comunicarci quale sarà la posizione che assumerà tramite Invitalia in assemblea”. Secondo il leader Uilm, la posizione dei sindacati è “la stessa espressa dall’Esecutivo pochi mesi fa quando ha decretato i 680 milioni per salire in maggioranza, dicendo che entro l’anno sarebbero saliti. Noi, quindi, ci aspettiamo questo. Non saranno tollerate dai sindacati altre elargizioni ad un socio di maggioranza, Mittal, che ha fallito su tutti i fronti”. 

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