Nei calici trionfa il Primitivo: il nettare pugliese incalza i blasonati "Franciacorta" e "Amarone"

Il vino pugliese tra i più amati d'Italia

Nei calici trionfa il Primitivo: il nettare pugliese incalza i blasonati "Franciacorta" e "Amarone"
di Nazareno DINOI
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Martedì 4 Gennaio 2022, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 10:08

I vini pugliesi scalano le vette delle vendite nelle enoteche italiane, con il Primitivo che, dopo il Negroamaro, prende il volo piazzandosi al terzo posto di un podio che vede nelle prime due posizioni i nobili Franciacorta e Amarone della Valpolicella, che continuano a dominare gli ordini online. È questo il dato dell'ultimo report di Signorvino basato sui consumi nei 25 punti vendita del marchio e tramite l'e-commerce che rappresenta il primo store del gruppo per vendite concluse. Signorvino, conosciuta come «l'enocatena del gusto 100% made in Italy», conta 25 esercizi di mescita e vendita di vini in bottiglia situati nei luoghi più prestigiosi del Paese, con un fatturato che nel 2021 dovrebbe aver raggiunto i 35 milioni di euro e una previsione di 50 milioni nel 2022. Non si parla, insomma, di scaffali della grande distribuzione, ma di mercati di élite dove i due rossi pugliesi devono misurarsi con nobili etichette dai prezzi da tre cifre in su.

La lista dei vitigni

Sempre dalla lista dei vitigni più ricercati dai palati fini delle enoteche top class, nella categoria «vini a denominazione» è il Primitivo di Manduria a primeggiare tra i pugliesi conquistando un onorevole quinto posto per crescita della domanda. La denominazione che è cresciuta di più in assoluto è l'«Etna» con un trend del più 82% seguito dal «Trento doc» (+ 42%), il Prosecco (+36%), il Franciacorta (+28%) e il Primitivo di Manduria che cresce del più 15% rispetto all'annata precedente. La competizione dei nettari pugliesi (vini primitivi in testa), porta la testimonianza di Sandro Veronesi, mister Calzedonia, che con la sua nuova insegna «Signorvino» ha avuto il merito di dare una svolta nel mondo della distribuzione e della mescita in Italia con un modello che nel mondo della ristorazione occupa una fetta minoritaria.

I produttori

Lo hanno capito i produttori pugliesi del Primitivo che puntano sempre più sull'etichettatura propria rinunciando agli incassi più sicuri ma meno qualificanti della vendita in cisterna del loro nettare. Per questo le più grosse cantine del Primitivo di Manduria non vedono l'ora di vendere l'ultimo vendemmiato. Segue questa scia la recente mossa del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria Doc che ha chiesto al Ministero delle politiche agricole un'anticipazione al 28 febbraio delle procedure di certificazione della qualità della vendemmia 2021 per fare in modo di essere pronti ad invadere i mercati già dai primi giorni di aprile, così come obbliga il disciplinare. Data questa mai rispettata per le lungaggini burocratiche delle pratiche di verifica affidate all'organo certificatore (Agenzia Agroqualità). Un'impazienza a vendere che non è condivisa da tutti i produttori di Primitivo molti dei quali preferiscono farsi desiderare dal consumatore. È il caso dell'imprenditrice del Primitivo, Dalila Gianfreda, titolare con la sorella Emanuela delle Cantine Jorche di Torricella, nel Tarantino, nonché componente del consiglio d'amministrazione del Consorzio di tutela. «Per una questione di immagine ed anche per una strategia di mercato sicuramente perdente spiega , se paragonata ai grandi rossi italiani le cui etichette finiscono nelle enoteche addirittura due anni dopo la vendemmia».
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