«Vogliamo assassinare Mario Draghi, è tempo di rivoluzione». Per queste ed altre frasi contenenti minacce postate su un canale Telegram, un massafrese di 58 anni rischia di essere processato con l’accusa di violenza o minaccia ad un corpo politico.
Udienza preliminare
La giudice Rita Romano che lo dovrà giudicare, ha fissato per il prossimo 12 aprile l’udienza preliminare in cui si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero Filomena Di Tursi titolare dell’indagine sfociata nella richiesta di processo. L’imputato, che è difeso dall’avvocato Alessandro Cavallo, è chiamato a difendersi dalle contestazioni di violenza o minaccia continuata e in concorso con altri ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario e, se processato, rischia una condanna sino a sette anni di carcere.
Identificato dalla Postale di Bari
Al massafrese erano arrivati gli investigatori della polizia postale di Bari attivati da una serie di denunce presentate dall’allora primo ministro ed altri personalità pubbliche e politiche italiane, prese di mira da gruppi “no vax” e da attivisti anarchico insurrezionalisti che inondavano i social di frasi ingiuriose e minacciose anche molto gravi come quelle imputate al massafrese che agiva sul canale Telegram intercettato dalle forze dell’ordine.
I fatti risalgono al gennaio del 2022
Il periodo incriminato è quello della prima metà del mese di gennaio dello scorso anno. Il fiume di insulti che arricchirono la rete in quel periodo non passarono inosservati alle persone a cui erano indirizzati che presentarono regolare querele contro ignoti. Le indagini di diverse procure italiane affidate agli specialisti informatici della polizia postale portarono all’iscrizione di diversi indagati sui registri di diversi uffici inquirenti. Quelli di Bari individuarono il 58enne di Massafra trasmettendo il fascicolo alla procura ionica.
Ad occuparsene è stata la pubblico ministero Di Tursi secondo la quale l’indagato sarebbe a capo di un gruppo golpista che avrebbe come obiettivo l’uccisione dell’allora presidente Draghi e tutti i politici ritenuti «usurpatori» con il fine ultima di una rivoluzione in Italia per sovvertire l’ordine democratico e parlamentare.
Nel periodo in cui l’indagato avrebbe diffuso quei messaggi ostili, l’allora primo ministro fu particolarmente insistente sulla necessità di vaccinarsi soprattutto per gli ultracinquantenni che allora, contagiati dal Covid 19, occupavano la metà dei posti letto delel rianimazioni. Il canale Telegram finito sotto la lente di ingrandimento raggiunse allora l’apice di iscritti superiore a ventimila, quasi tutti convinti No Vax, No maschera e negazionisti in genere.