Disastri al depuratore e sulla 172: chiesto il processo per le omissioni

Disastri al depuratore e sulla 172: chiesto il processo per le omissioni
di Lino CAMPICELLI
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Venerdì 28 Luglio 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 15:09
In cinque rischiano il processo per il cattivo funzionamento del depuratore di Martina e per le disastrose condizioni di un tratto della Statale 172. Tratto che registrò segni di pericoloso cedimento a causa degli sversamenti nel sottosuolo del ciclo di depurazione. E che per il dissesto idrogeologico fu pure chiuso.
A chiedere il processo è stato il sostituto procuratore della Repubblica di Taranto dottor Lanfranco Marazia, titolare dell’inchiesta. Rispetto all’avviso di conclusione delle indagini, però, c’è una novità. Lo stesso pm inquirente infatti ha stralciato la posizione di due persone: Nicola Costantino e Lorenzo De Santis, rispettivamente legali rappresentante dell’Aqp sino al 25 gennaio 2016 il primo e da allora in poi il secondo. 
Il dottor Marazia ha chiesto l’archiviazione delle loro posizioni, avendo accertato che i due dirigenti avevano delegato i funzionari dell’Acquedotto affinchè effettuassero verifiche e controlli necessari per scongiurare quanto poi si verificò.
Per il resto, dovranno chiarire le rispettive posizioni al gup del tribunale di Taranto gli altri cinque coinvolti. Si tratta di Fabrizio D’Andria, responsabile tecnico dell’impianto di depurazione di Martina dal 22 luglio 2011; Liborio Marcello Rainò, dirigente Aqp, responsabile della macroarea territoriale di Brindisi-Taranto; Giuseppe Valentini, dirigente Aqp con delega di direttore operativo Reti e Fogne. Il processo è sttao pure chiesto per due funzionari dell’Anas. Si tratta di Nicola Marzi e Carlo Pullano, rispettivamente capo compartimento e responsabile dell’area tecnica per il compartimento Anas di Bari, proprietaria della Statale 172.
Come è noto, nel procedimento compare anche una vittima minorenne, che fortunatamente ha subito solo lesioni senza mai aver corso alcun pericolo di vita.
A causa del ristagno di acque non depurate nel terreno di proprietà della famiglia della bambina, quest’ultima aveva contratto una piodermite di origine batterica.
Fra le altre contestazioni che gravano a carico dei cinque imputati, figura anche quella di aver posto in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti per effetto del progressivo cedimento del rilevato stradale e del crollo in più punti del muro di contenimento lungo la stessa arteria 172.
 
In quest’ultimo caso, il responsabile dell’impianto di depurazione e i funzionari-Aqp sono accusati di cooperazione colposa per aver immesso gli effluenti del ciclo di depurazione nello scarico al sottosuolo.
Mentre i funzionari dell’Anas rispondono di cooperazione per aver omesso interventi di prevenzione e messa in sicurezza del rilevato stradale.
Il responsabile del depuratore e i dipendenti-Aqp, peraltro, sono chiamati in causa per la totale assenza di efficienza dell’impianto di depurazione martinese; per aver consentito lo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi senza autorizzazione; per aver cagionato l’avvelenamento delle acque mediante immissione in falda profonda, in un fondo privato; per non aver osservato il divieto di scarico, consentendo così lo sversamento dall’impianto a servizio dell’agglomerato di Martina nell’inghiottitoio ubicato in un fondo privato.
L’ultima imputazione è quella legata, appunto, alle lesioni provocate ai danni di una bambina di 6 anni, a causa del ristagno di acque reflue non depurate provenienti dal ciclo di depurazione dell’impianto malfunzionante di Martina Franca.
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