Ex Ilva, oggi vertice a Palazzo Chigi. E Acciaierie torna a riunire il consiglio d'amministrazione

Un'immagine dell'ultima protesta dei sindacati a Roma
Un'immagine dell'ultima protesta dei sindacati a Roma
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 9 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:51

La soluzione per Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva di Taranto, non c’è ancora, ma ci sono due date che potrebbero segnare una svolta. La prima è il 15 novembre, la seconda è il 23 novembre. Il 15 si terrà una nuova seduta del cda di Acciaierie Holding. A seguire, nel giro di alcuni giorni, si svolgerà l’assemblea della stessa Holding.

Le scadenze e i problemi

Entrambe le date sono state fissate nel consiglio d’amministrazione tenutosi ieri. Ma mentre le volte precedenti il cda, restando tecnicamente aperto, aveva solo aggiornato i lavori, stavolta ha anche calendarizzato l’assemblea, segno che si punta ad intervenire sui nodi più urgenti che riguardano Acciaierie, e cioè la liquidità che serve all’azienda per andare avanti e non spegnere gli impianti e la prosecuzione del rapporto tra il socio privato Arcelor Mittal, che ha la maggioranza del 62 per cento, e quello pubblico Invitalia (Mef), partner di minoranza col 38. 
Questioni che sono sul tappeto da tempo, ora divenute emergenziali, mentre l’azienda si avvia a chiudere un altro anno con una produzione di acciaio decisamente inferiore agli obiettivi annunciati: appena 3 milioni di tonnellate contro i 4 preventivati. A ciò si aggiungano le dimissioni di Franco Bernabè da presidente della Holding. Dimissioni annunciate, col mandato rimesso al Governo, ma non ancora formalizzate, vista anche la delicata situazione societaria. 

I sindacati a Roma


Se sciogliere il nodo delle risorse è importante (l’ad di Acciaierie, Lucia Morselli, chiede altri 320 milioni per andare avanti, ma il socio Invitalia rivendica chiarezza e trasparenza sia su questo fabbisogno che sulla situazione di cassa, attuale e prospettica, della Spa e della Holding), altrettanto fondamentale è capire se e come proseguirà la coesistenza tra i due soci. E soprattutto se ci saranno il rilancio, il ritorno al lavoro (oggi nel gruppo ci sono 3mila in cassa integrazione), gli investimenti, la decarbonizzazione della produzione per ridurre le emissioni e quindi tutelare salute e ambiente. Questo è il tema che i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm - rispettivamente Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella - porranno stamattina alle 10.30 a Palazzo Chigi. Un incontro ottenuto lunedì scorso dopo che le sigle metalmeccaniche avevano annunciato che il 7 novembre, anche senza la convocazione del Governo (che il 20 ottobre aveva detto che le riconvocava entro il 7 del mese successivo), sarebbero egualmente andate sotto Palazzo Chigi. 
È la terza volta in meno di due mesi che i vertici sindacali vanno nella sede della presidenza del Consiglio.

Le precedenti sono state il 27 settembre, alla vigilia dello sciopero di 24 ore nel siderurgico di Taranto, e il 20 ottobre, mentre era in corso la protesta dei lavoratori di Acciaierie nelle strade del centro di Roma nell’ambito dello sciopero nazionale del gruppo. I sindacati non si aspettano oggi dal Governo un punto risolutivo, ma almeno l’indicazione di una direzione di marcia un po’ più chiara. Anche l’Usb ha detto che andrà all’incontro odierno con l’Esecutivo, tuttavia vanno considerate le diverse posizioni assunte sul tema dalle tre sigle. La Fiom e la Uilm ritengono che lo Stato debba prendere in mano le redini dell’ex Ilva e salire in maggioranza nella società in quanto l’attuale gestione non è più affidabile, mentre la Fim sembra privilegiare il fatto che se un nuovo accordo tra Stato e privato deve esserci, quest’ultimo deve fare la sua parte adeguatamente e non stare alla finestra aspettando che il pubblico metta i soldi per l’azienda e gli investimenti. 

L'ipotesi di un nuovo accordo con Mittal


Nelle ultime settimane la discussione sull’Ilva si è accesa anche per la stipula di un memorandum di intesa tra il ministro degli Affari europei, Coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, Arcelor Mittal e Acciaierie. Memorandum di cui Invitalia, pur essendo socio di Acciaierie, non era a conoscenza e che ha provocato interrogazioni in Parlamento da parte dell’opposizione e proteste dei sindacati. Oggi i sindacati chiederanno al Governo cosa è accaduto dopo la stipula del memorandum e se ci sono stati passi avanti nel negoziato che sta conducendo Fitto in quanto gestore del dossier. L’altro ieri in Senato il sottosegretario alla presidenza Matilde Siracusano ha difeso il lavoro di Fitto e affermato che il memorandum «è funzionale esclusivamente ad individuare gli interventi e le condizioni necessarie dalle parti al fine di realizzare” gli obiettivi della decarbonizzazione, degli investimenti e del rilancio dell’attività produttiva, senza che dal documento «discendano degli obblighi giuridici specifici». E anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, giorni fa alla Camera aveva detto che il memorandum non è un accordo ma un percorso da approfondire. E Siracusano al Senato ha aggiunto che l’Esecutivo «si è riservato di assegnare le risorse pubbliche previste solo all’esito di un percorso istituzionale che consenta di definire chiaramente l’impegno anche dei privati» con un nuovo piano industriale asseverato da un advisor esterno che certifichi anche la sostenibilità economica e ambientale. 

Il caso gas in tribunale a Milano


Ieri, infine, davanti alla prima sezione del Tar della Lombardia si è tenuta l’udienza relativa all’impugnazione, da parte di Acciaierie, dei provvedimenti di Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, e di Snam Rete Gas circa la fornitura di gas in regime di default al siderurgico. Acciaierie ha fatto ricorso contro Arera perché, tra l’altro, a fronte di una richiesta aziendale di agosto di prorogare il regime di default almeno sino a fine anno, l’ha prorogato solo sino al 30 settembre, e contro Snam in quanto ha programmato l’interruzione dell’approvvigionamento a partire da ieri. Il Tar a fine ottobre ha concesso la sospensiva ad AdI e quindi ogni rischio è stato temporaneamente stoppato. Adesso si attende la decisione del collegio dei giudici. 

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