Caro gasolio, barche ferme in porto. I pescatori: siamo al collasso

Caro gasolio, barche ferme in porto. I pescatori: siamo al collasso
di Nicola SAMMALI
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Lunedì 30 Maggio 2022, 19:03

Caro gasolio, imbarcazioni ferme in porto. «Siamo al collasso», dichiarano i pescatori. «Ogni giorno 800 euro di gasolio: siamo rovinati».

La marineria di Taranto ferma 

Le imbarcazioni ferme ai moli, la protesta che arriva davanti ai cancelli della raffineria, il prezzo del gasolio che sale vertiginosamente come le preoccupazioni dei pescatori di Taranto, «colpiti e affondati» dai rincari. 
C’è un settore ormai in ginocchio in Puglia come nel resto delle marinerie d’Italia, decise a manifestare unitamente a Roma nella giornata di domani, dopo le mobilitazioni che in questi giorni stanno scuotendo le città che per storia e tradizione fanno della pesca un pezzo fondamentale dell’economia. Senza il prodotto fresco locale anche le pescherie potrebbero andare in affanno, ma è lo scotto che ricade fino ai consumatori per una situazione definita ormai insostenibile. Uscire in mare è diventato troppo costoso. E così ieri decine di pescatori hanno deciso di restare a terra e far sentire la propria voce, perché «+ costi - ricavi = fallimento», come recita uno dei numerosi cartelli esposti.

La protesta


L’appuntamento era sulla banchina di via Garibaldi, in Città vecchia, ma poi hanno deciso di spostarsi nei pressi della zona industriale.

Le autocisterne pronte a partire dall’Eni sono rimaste bloccate ai varchi, impossibilitate a lasciare l’area per la presenza di un paio di mezzi riconducibili ai pescatori che ne ostacolavano il passaggio. Un’azione dimostrativa immediatamente rientrata senza conseguenze, per ragioni di sicurezza e di buonsenso. In settimana potrebbe essere convocata una conferenza stampa (forse venerdì) alla quale saranno invitati non solo i candidati sindaco alle prossime amministrative, ma pure parlamentari, sindacati e associazioni di categoria del territorio. Si andrà avanti a oltranza con la protesta, in attesa di risposte chiare da parte del «governo», anche se questo significa perdere guadagni e «non mangiare». 


Il problema a Taranto riguarda oltre 100 imbarcazioni e 500 famiglie, occupate direttamente nel comparto ittico. Il carburante per le imbarcazioni è schizzato da 0,30 a 1,08 euro al litro (il prezzo di ieri) in 7 mesi, con punte di 1,30, e occorrono 7-800 litri al giorno per singolo peschereccio. «I costi sono esorbitanti: per una imbarcazione ogni giorno occorrono da 400 a 800 euro di gasolio», ha evidenziato Cosimo Bisignano (Lega Pesca Taranto), presente insieme a Emilio Palumbo (Agci Pesca Taranto). «L’attività è diventata impraticabile dal punto di vista economico. L’emergenza è strutturale. Il governo sa, perché lo abbiamo detto più volte, che il prezzo del gasolio deve scendere a quello dello scorso anno. Attendere il credito d’imposta, come è stato proposto, significa dare il colpo di grazia». 


Al fianco dei pescatori c’era anche l’europarlamentare Rosa D’Amato (Greens), componente della Commissione Pesca Ue: «L’Unione europea, su proposta della Commissione, ha sbloccato le risorse del Feamp, prima per il Covid e adesso per il caro gasolio: i soldi ci sono. La Commissione europea ha raccomandato gli Stati membri di arrivare a una tassazione sugli extraprofitti delle compagnie petrolifere fino al 25%. Proventi che potrebbero essere riversati sul settore della pesca che tanto sta soffrendo: tocca al governo».


Proprio sull’azione del governo sono intervenuti il commissario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, e il vice commissario, Dario Damiani: «Oggi ci siamo confrontati con il sottosegretario all’Agricoltura e Pesca, Francesco Battistoni, che ci ha confermato l’impegno del governo per sostenere le marinerie italiane, duramente provate dal caro gasolio. Tuttavia, non possiamo sottacere la latitanza della Regione Puglia: come sempre, molte parole e zero fatti. La Sicilia, per esempio, ha appena varato la legge di Stabilità e all’art 13 comma 1 ha previsto lo stanziamento di 10 milioni di euro per il consumo carburante del 2021 e 2022. Un impegno tangibile, concreto, attuato da una Regione per la quale la pesca riveste un’attività fondamentale: esattamente come per la Puglia. La differenza, però, sta nell’attenzione della Sicilia al comparto e nella totale assenza della nostra. Il governo, dal canto suo, ha già avviato diverse iniziative per supportare il settore: dai 20 milioni già stanziati al credito di imposta per il gasolio che ora si sta cercando di prorogare per il prossimo trimestre. Tutti, perciò, stanno facendo la loro parte. Tutti tranne la Puglia».

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