Denaro per non multare i camionisti, il giudice manda a processo 16 persone

Denaro per non multare i camionisti, il giudice manda a processo 16 persone
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Giovedì 27 Gennaio 2022, 20:32 - Ultimo aggiornamento: 21:25

Sedici rinvii a giudizio e un assoluzione. Prende così il via la parte processuale dell’inchiesta sulle presunte corruzioni tra gli agenti della polizia stradale di Taranto conclusa nel 2018 con l’arresto ai domiciliari di sei poliziotti ed altri undici indagati a piede libero, tutti accusati in concorso e a vario di titolo di aver chiuso un occhio sulle infrazioni al codice della strada in cambio di denaro che avrebbero estorto ai camionisti. 

La decisione

Il giudice delle udienze preliminari, Pompeo Carriere (nella foto sotto), al termine della camera di consiglio, ha deciso di mandare a processo sedici imputati e di assolvere solo l’agente Pietro Dimonopoli per non aver commesso il fatto. Dimonopoli, difeso dall’avvocatessa Maria Lodeserto, aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato.  Per tutti gli altri invece il prossimo 12 settembre inizierà il dibattimento. Lo scandalo  creò imbarazzo nell’intero corpo della polizia stradale nazionale  a gennaio del 2018 quando gli stessi colleghi degli indagati notificarono gli avvisi di garanzia a 17 agenti in servizio alla Polstrada di Taranto con l’esecuzione per sei di loro di misure di custodia cautelare ai domiciliari. Il pubblico ministero della Procura della Repubblica ionica che aveva condotto le indagini, il procuratore aggiunto Maurizio Carbone, contestava agli indagati il reato di concorso in induzione indebita. 
I casi più eclatanti di presunta corruzione riguardarono soprattutto sei poliziotti. Ai domiciliari, quindi, finirono il sovrintendente capo Giuseppe Damiano Abatangelo, massafrese di 48 anni, il sovrintendente capo Savino Dimastrochicco, barlettano di sessant’anni, il vice sovrintendente Pietro Galeandro, pulsanese di 58 anni, l’assistente capo Angelo Nunzella, tarantino di 47 anni, l’assistente capo Antonio Pastore, palagianese di 45 anni, e il vice sovrintendente Alessandro Vozza, 54enne di Carosino. Le indagini che alla fine coinvolsero i poliziotti, iniziarono nel 2016 a seguito di una segnalazione anonima giunta alla centrale della Polizia. Nella telefonata un automobilista di passaggio raccontava di aver visto alcuni agenti della Polstrada sistemare delle cassette di pesce nel portabagagli della vettura di servizio provenienti da un camion fermo sul ciglio della statale 100. 
I movimenti sospetti furono monitorati sulle strade joniche da luglio a ottobre del 2016 con appostamenti mirati, ma anche grazie a “cimici” e telecamere piazzate nelle auto di servizio. 

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