Il massimo dirigente del sodalizio salentino, nel corso dell’incontro con la stampa locale e nazionale, ha parlato a 360 gradi su temi di estrema attualità. A cominciare dall’ambiente che circonda la squadra. «Ringrazio il popolo salentino per il modo in cui è stato vissuto un periodo complicato dal punto di vista dei risultati - ha detto Sticchi Damiani -. All’inizio della stagione dissi che la differenza l’avrebbe fatta l’ambiente nell’affrontare quelle 4-5 sconfitte consecutive che sarebbero arrivate nel corso del campionato. I nostri tifosi non ci hanno mai abbandonato e cito in particolare tre episodi: gli applausi tributati ai ragazzi dai circa 4 mila tifosi leccesi presenti all’Olimpico dopo la sconfitta con la Lazio; i cori di incoraggiamento da parte di tutto lo stadio a tecnico e calciatori dopo 0-3 casalingo con la Juventus; infine, ancora gli applausi dei circa 2.500 tifosi presenti a Genova dopo il ko con i rossoblù. Questo per dire che qui c’è un popolo che fa fatti e non chiacchiere, e che dimostra di aver capito la situazione trasmettendo a tutti energia e forza. Li voglio ringraziare tutti e permettetemi di dire che mi spiace per chi - venerdì scorso - è andato via 10 minuti prima e non ha assistito dal vivo alla rimonta del Lecce contro la Fiorentina».
Per il presidente del Lecce quello in corso «si sta rivelando come uno dei campionati più difficili della Serie A. Dopo la 23ª giornata non c’è una neopromossa nelle ultime tre, fatto mai verificatosi negli ultimi anni. Ciò vuol dire che in questo campionato capitoleranno squadre importanti che hanno fatto investimenti importanti e mai pensavano di retrocedere. Dobbiamo essere consapevoli che le nostre rivali sono squadre come l’Udinese che non retrocede da tantissimi anni, il Sassuolo che ha alle spalle la Mapei, una delle industrie più importanti del Paese, Cagliari e Salernitana che hanno proprietà importanti. Di conseguenza, tutti gli scenari sono possibili, quelli belli e quelli meno belli e dobbiamo essere pronti a tutto». Il massimo dirigente del Lecce ha evidenziato alcune anomalie del sistema calcio in Italia. «A differenza di tanti club di proprietà di fondi esteri o di industrie nazionali, noi ci misuriamo mettendoci risorse nostre, con tutti i soci che sono persone fisiche che mirano a gestire il club in modo serio puntando al risultato sportivo. Con i nostri soldi dobbiamo finanziare mercato, ristrutturare lo stadio e persino restituire 2 milioni alla B per tre anni, perché funziona così. Per fare tutto ciò io mi affido a delle persone, come Corvino e Trinchera, che devono fare un doppio compito, ottenere la salvezza e tutelare il club dal punto di vista economico. Due compiti quasi incompatibili e non trovo sul territorio nazionale chi è in grado di farlo meglio di così»
Come dice con orgoglio il presidente «il Lecce non aspetta la scadenza del trimestre indicato dalla normativa per pagare gli stipendi ma lo fa il giorno 20 di ogni mese. Noi quest’anno con una sola operazione, ossia Hjulmand, siamo riusciti a determinare questo equilibrio perché stiamo facendo un lavoro che non ha precedenti su una parte in cui in Italia vengono destinate il 70 per cento delle risorse, ossia gli stipendi. Noi siamo gli unici a viaggiare su percentuali molto minori, con percentuali che andrebbero studiate a Cambridge. Comprare gente anche a zero ma dando uno o due milioni a testa il club si appesantisce di stipendi che non danno prospettive. Il nome dà gioia ai tifosi, ma non giova al club».
Infine, sull’addio di Strefezza. «Ci siamo lasciati con un forte abbraccio: lui ha ringraziato il club e noi abbiamo ringraziato il ragazzo e la sua splendida famiglia. La sua cessione al Como non è stata una necessità di bilancio. Anche perché a gennaio abbiamo rifiutato offerte per i nostri calciatori da Arabia e Turchia pari a circa 100 milioni di euro».