Giuliano Sangiorgi e i Negramaro: «Sanremo? Insegue troppo i tormentoni»

Dal nuovo album registrato a Berlino al concerto al Maradona

Giuliano Sangiorgi
Giuliano Sangiorgi
di Federico Vacalebre
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Domenica 21 Aprile 2024, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 20:29

Non c’è il sole ed anche la macchinetta del caffè dà forfait, ma Giuliano Sangiorgi non si lascia rovinare la giornata napoletana.

E, dall’alto del grattacielo de «Il Mattino», ammira la città: «L’ho sempre sentita come casa mia, anche da bambino, quando le cose sconosciute ti fanno paura. Forse ho imparato ad amarla grazie alla chitarra di Pino Daniele, scoperto per merito di mio fratello». 

 

Proprio suonando davanti alla casa del Lazzaro Felice con i Negramaro hai annunciato la data napoletana del 15 giugno con cui aprirete il vostro tour estivo.
«Invertiamo la rotta, e l’abitudine: partiamo dal Sud per andare al Nord.

Partiamo dallo stadio Diego Armando Maradona, mamma mia, quanta roba. Anzi, partiamo dal SantaMaradona, per andare a Milano, San Siro; a Bari, San Nicola. E siamo partiti, in qualche modo, da Sanremo».

Torniamoci: soddisfatti dell’esperienza con «Ricominciamo tutto», nonostante il poco esaltante diciannovesimo posto?
«Soddisfattissimi, quando Amadeus ci ha invitati, in zona Cesarini, abbiamo pensato a una, e una sola canzone, all’impatto che poteva avere, al vestito orchestrale, all’impatto con una platea stratosferica. La gara? Sì, c’era, lo sapevamo e amen, ma, soprattutto, era la prima nostra occasione per vedere quella macchina infernale».

Però all’Ariston ci eravate già stati, nel 2005.
«Sì, ma fummo subito eliminati, ci esibimmo solo una volta, anzi due, che dovemmo replicare per problemi di esecuzione. Così stavolta ci siamo immersi in questa no stop di prove-interviste-selfie-proveabiti-esibizioni... E ne siamo usciti vivi, e con una canzone che ha trovato ascoltatori fantastici».

Una certezza per il prossimo Sanremo l’abbiamo: non ci sarà Amadeus.
«Te ne dò un’altra: non ci saremo nemmeno noi».

Lo immaginavo, ma facciamo un gioco: se ti chiamassero al posto di Amadeus come direttore artistico?
«Non lo saprei fare ma... un’idea ce l’avrei. È giusto rinnovarsi, puntare sui giovani, ma... sarebbe meglio non essere prigionieri delle canzonette che guardano all’estate».

Troppi aspiranti tormentoni, tormentini, tormentucci?
«Sì, meglio cercare canzone che durano, anche se melodiche, anche se i testi dicono qualcosa, anche se non velocissime ad ogni costo, anche se non da TikTok. Io guarderei al Festival che si imbatteva in Lucio Dalla, Lucio Battisti, Rino Gaetano, Vasco Rossi... Magari non sapeva valorizzarli, non li capiva ma... li presentava all’Italia intera».

In tour presenterete qualche brano dall’album che avete appena registrato?
«Credo proprio di sì, accanto a “Ricominciamo tutto”, al nuovo singolo appena uscito, “Luna piena”. Abbiamo registrato a Berlino, nei mitici Hansa studios, dove gli U2 hanno lavorato a un disco storico come “Achtung baby!”, dov’è passato David Bowie... Siamo stati nel tempio dei giganti, abbiamo fatto nuova musica che vi sorprenderà, zeppo di amici che ci hanno accompagnato in questo viaggio. Il disco uscirà prima dell’estate». 

Sorprendente quanto? E in che direzione?
«”Luna piena” un po’ anticipa dove stiamo andando, dove andremo. Un po’ tornano i vecchi Negramaro, un po’ c’è il futuro che ci attende».

Torniamo al tour e al Maradona.
«Prima di noi sul palco ci saranno ragazzi scelti da Alex Daniele con la fondazione che porta il nome del padre. Saranno loro a cantare, a Napoli come a Milano, le canzoni del Nero a Metà».

E voi? Davvero non ne metterete nemmeno una in scaletta?
«Avevamo detto così, per lasciarle ai giovani, ma non credo che riuscirò a resistere al piacere di cantare Pino al Maradona».

Ma tu Diego l’hai mai incontrato?
«Lui no, ma Pino sì, abbiamo suonato insieme, stavamo persino per scrivere un brano insieme. Me lo propose lui, io non potevo crederci, non mi sentivo all’altezza, ma lui mi rassicurò: “Hai l’anima del mio stesso colore, guaglio’”, mi disse. Per me è la migliore laurea ad honorem della mia vita».

Purtroppo quella canzone insieme non l’avete più fatta.
«È vero. Io però l’ho scritta, sentivo di doverlo fare. E...».

E?
«Me l’hanno chiesta, l’ho negata. Ho detto: “Chiedetelo al Lazzaro Felice quando torna”».

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