Buccirosso: «Vorrei recitare Eduardo ma non me lo hanno mai lasciato fare»

Dopo il successo su Rai 1 di “Imma Tataranni 3”, Buccirosso ritorna al teatro per raccontare con il sorriso la solitudine figlia della pandemia nello spettacolo "Il vedovo allegro"

Buccirosso: «Vorrei recitare Eduardo ma non me lo hanno mai lasciato fare»
di Eraldo MARTUCCI
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Lunedì 12 Febbraio 2024, 19:33

Napoletano “doc”, autore e regista teatrale, ma soprattutto attore tra i più amati anche al cinema e in televisione, Carlo Buccirosso arriva a Brindisi con l’ultimo suo applauditissimo lavoro, “Il vedovo allegro”, in scena oggi alle 20.30 al Nuovo Teatro Verdi.

Dopo il successo su Rai 1 di “Imma Tataranni 3”, dove interpreta il procuratore capo della pm del titolo interpretata da Vanessa Scalera, Buccirosso ritorna al teatro, suo primo amore, per raccontare con il sorriso la solitudine figlia della pandemia, le difficoltà economiche e gli affanni di ogni giorno. La commedia è un intreccio intessuto sulla storia di Cosimo Cannavacciuolo, interpretato dallo stesso Buccirosso, un personaggio complesso in bilico tra amarezza e leggerezza. Buccirosso, anche in questo suo ultimo lavoro porta in scena, non solo con divertimento, racconti di vita quotidiana. Cosa rappresenta per lei questo “vedovo allegro”?

«É la tragedia di un uomo che a causa del Covid ha perso la moglie e il lavoro, con il fallimento della sua attività. Situazione purtroppo comune a tantissime persone. Una partenza drammatica, dunque, ma come accade nella vita le tragedie si affrontano e si cerca di sorridere. E non immaginavo proprio di scrivere una commedia drammatica ma allo stesso tempo così divertente». E poi che succede? «Il protagonista si trova costretto ad accettare una proposta “indecente” per la sua moralità, ma in cambio c’è qualcosa che gli può salvare la sua situazione così precaria. E la sua casa diventa a un certo un museo archeologico perché si porta la merce invenduta dopo il fallimento. L’argomento è delicato ma lo maschero a tal punto che sembra quasi un giallo. E poi il lieto fine, che dimostra come ci si possa riprendere nella vita con tenacia e con la forza per poter ricominciare».

Il pubblico si immedesima sempre nelle storie che racconta: è anche questo il segreto del suo successo? «Io spero e credo sia proprio così.

Sono le storie ad appassionare il pubblico, che si rispecchia in tante situazioni perché sono appunto storie vere. E questa è una commedia particolarmente ricca, forse la più riuscita almeno a giudicare dalla reazione degli spettatori ogni volta che andiamo in scena».

Ed è questo il motivo per il quale preferisce concentrarsi su testi scritti da lei?
In realtà ho chiesto tante volte di poter interpretare le commedie di Eduardo, ma non mi hanno mai dato questa possibilità, e ancora non so perché. Eppure tutte le mie tematiche sono quelle tipiche del suo teatro che affronta la vita, e in sede critica lo hanno rilevato. Lascio comunque i classici ad altri, anche perché a me piace parlare del sociale, e con i classici, per quanto meravigliosi, è molto difficile riuscire a farlo».

Tanti successi li riscuote anche al cinema e in televisione. Ma dove predilige recitare?
«Il teatro resta sempre al primo posto. Il cinema, dove ovviamente includo le serie tv, ti ingabbia nella presunzione della perfezione, e dunque quando reciti capita che si interrompe, si riprende, e alla fine si taglia. Il teatro è la vita, ed è imperfetto come lo è appunto la vita, e un errore in palcoscenico o un vuoto di memoria sono cose normalissime. Poi, certo, il cinema mi piace comunque, perché è un’altra avventura, si guadagna di più e ti offre sicuramente una notorietà maggiore. E con le fiction arrivi veramente nelle case di tutti: non ne faccio tante ma sono contento di partecipare alla fortunatissima “Imma Tataranni”».

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