Xylella, l’Europa cala la scure: a Bruxelles si decide sulle misure drastiche. Regione, le controproposte. Indagato l’ex capo dell’Ufficio Fitosanitario

Xylella, l’Europa cala la scure: a Bruxelles si decide sulle misure drastiche. Regione, le controproposte. Indagato l’ex capo dell’Ufficio Fitosanitario
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Martedì 28 Aprile 2015, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 17:03

(di Maria Claudia Minerva) - Il nuovo verdetto Ue sull’emergenza xylella arriverà oggi, anche se il Comitato europeo per la Salute già ieri ha avviato la discussione sul batterio che fa tremare il mondo. Dall’esito della discussione che coinvolge gli esperti dei 28 Paesi (per l’Italia sono presenti il coordinatore tecnico dell’Osservatorio Fitosanitario centrale, Bruno Faraglia; il capo del Cnr di Bari, Donato Boscia; la dottoressa Anna Percoco, Ofr Regione Puglia) dipenderà o meno il via libera alle misure straordinarie per fermare il killer degli ulivi. «Vedremo i risultati, e se ci sarà una decisione verrà presa probabilmente domani» ha rassicurato il portavoce del commissario Ue alla salute Vytenis Andriukaitis.

Dalle prime indiscrezioni è emerso quello che già si presupponeva: la posizione molto rigida dei rappresentanti degli Stati membri rispetto alle azioni da mettere in campo, motivo per cui l’esito della partita è tuttora incerto e imprevedibile. Si avverte il pressing della Francia - che teme per le sue viti - sugli altri Paesi, ma la psicosi sul rischio contagio è incontenibile e accelera una nuova decisione di esecuzione, dopo quella del luglio scorso, sicuramente meno vantaggiosa per la Puglia.

La determinazione tecnica del Comitato, prima di essere applicata, avrà bisogno comunque di due ulteriori passaggi: il primo riguarda l’approvazione del nuovo documento di indirizzo da parte della Commissione Europea; il secondo, invece, la pubblicazione.

Se accadrà come lo scorso anno, ci vorranno almeno due mesi prima che la decisione possa diventare esecutiva a tutti gli effetti. Questo, però, non cambierà gli effetti di quelli che, già nella bozza, si annunciano come interventi che cambieranno il volto del Salento.

Dopo la propagazione della xylella oltre i confini della provincia di Lecce, la nuova riunione del Comitato per la salute delle piante rischia di aumentare il pacchetto di misure unilaterali in Europa come quelle drastiche già adottate un mese fa dai cugini d’Oltralpe, che bloccano l’importazione dalla Puglia di 102 specie di piante. Ma c’è anche il timore che si possano scegliere rimedi radicali contro cui si è espresso il governatore della Puglia Nichi Vendola, che nei giorni scorsi aveva già evidenziato con Bruxelles le criticità delle misure sul tavolo europeo, tra cui l’estirpazione di ogni pianta ospite nel raggio di 100 metri dagli ulivi infetti e lo stop alle importazioni dai vivai pugliesi di tutte le piante ospiti, in particolare la vite. Il nuovo parere dell’Efsa, infatti, secondo cui non ci sono prove che dimostrino essere i funghi la causa primaria del disseccamento rapido degli ulivi e non la xylella, e le altre evidenze scientifiche finora prodotte in Italia, non sono sufficienti per aiutare a scioglierli.

Perciò quella che oggi, in seno al Comitato europeo, voterà le misure per contrastare la xylella dovrà essere una maggioranza qualificata. C’è il rischio che la Francia riesca a portare dalla sua anche la Germania, oltre a Spagna, Grecia, Croazia e Portogallo già seriamente preoccupate dall’epidemia. Se ciò accadesse i giochi sarebbero fatti. «Mi aspetto che non ci siano decisioni punitive - ha sottolineato Vendola - vorremmo evitare di subire scelte che aggravano la situazione».

Sulla questione il senatore di Sel Dario Stefàno ha ribadito: «Sarebbe un suicidio far passare le scelte che abbiamo letto nella bozza. La decisione comunitaria su xylella deve essere modificata a tutti i costi nel suo approccio. Se i nostri rappresentanti presenti a Bruxelles, prima del voto finale sul provvedimento, non riuscissero a essere convincenti e a proporre delle modifiche necessarie alla bozza, l’Ue applicherà misure che potrebbero rivelarsi devastanti per i nostri territori e che potrebbero procurare danni irrimediabili alla nostra Regione, al comparto agricolo, al sistema produttivo e alla nostra economia. In queste ore a Bruxelles - ha concluso Stefàno - il Governo italiano e l'Ue hanno in mano le sorti della Puglia e non solo». Anche per l’eurodeputata del M5S Rosa D’Amato «la Commissione non può pensare di abbattere gli ulivi di tutta la provincia di Lecce e di buona parte del Brindisino e cospargere questa area con insetticidi ad alto rischio». Incrociamo le dita.

Indagato l’ex capo dell’Ufficio Fitosanitario: registrò l’audizione in Procura - (di Erasmo Marinazzo) - Xylella fastidiosa, c’è un indagato. Il primo indagato. Per aver registrato la sua audizione in Procura. L’iscrizione, per questo, esula dall’ipotesi di reato che da un anno sta facendo da filo conduttore all’inchiesta dei pubblici ministeri Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci per stabilire come si sia diffuso il batterio che sta facendo seccare gli alberi d’olivo, se si sarebbe potuto intervenire per tempo per limitare il contagio e perché il piano di contenimento abbia privilegiato terapie d’urto come le eradicazioni. Si tratta di un altro capo di imputazione: tentata rivelazione ed utilizzazione di segreto di ufficio. Il nome dell’indagato è conosciuto fra chi, in tanti ormai, seguono i destini degli uliveti che caratterizzano il paesaggio e l’economia del Salento da Squinzano a Castrignano del Capo, da Gallipoli ad Otranto: Antonio Guario, 74 anni, di Bari, fino al 31 dicembre dell’anno scorso dirigente dell’ufficio fitosanitario della Regione ed alla guida della task force costituita per l’emergenza Xylella. Un addetto ai lavori.

Guario ha ricevuto l’avviso di garanzia dopo l’ascolto in Procura del 3 aprile scorso. Quel giorno era stato convocato anche Donato Boscia, dirigente dell’“Unità organizzativa di supporto” (Uos) dell’Istituto per la protezione delle piante del Cnr di Bari, nelle vesti di ricercatore delle cause della moria di alberi d’olivo. E sia l’uno che l’altro sono rimasti in Procura dalla mattina fino al tardo pomeriggio per rispondere alle domande dei pubblici ministeri Mignone e Licci.

Tecnicamente si è trattato di “sommarie informazioni testimoniali” (sit) di due esperti convocati per via dei loro ruoli istituzionali, delle conoscenze e delle indicazioni fornite al piano di contenimento del batterio. Ma Guario nella stessa giornata ha compreso che la sua posizione non sarebbe stata più la stessa: da testimone è diventato indagato. Tanto perché il pubblico ministero Licci e la polizia giudiziaria della forestale, della finanza e del carabinieri si sono accorti che aveva portato con sé un registratore.

Un registratore digitale tenuto in tasca, ma manovrato qualche volta di troppo da far insorgere fra gli inquirenti qualche sospetto. Al termine dell’ascolto Guario è stato invitato a consegnare il registratore perché fosse sequestrato. Trattandosi di una “sit”, il dirigente regionale in pensione aveva l’obbligo di mantenere segreto il contenuto delle domande e delle risposte. La registrazione, invece, prefigura in astratto il tentativo di far uscire da quella stanza i temi affrontati. Guario ora si è affidato all’avvocato Luigi Covella per valutare cosa fare e come difendersi dall’accusa di tentata rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio, formalizzata nel decreto di convalida del sequestro del registratore a firma del pubblico ministero Licci.

Resta da accertare se Guario fosse al corrente di non poter registrare l’ascolto in Procura e del perché abbia ritenuto opportuno conservare una copia digitale di tutte le spiegazioni fornite agli inquirenti sull’approccio avuto al problema Xylella fastidiosa. Prosegue intanto su un binario parallelo l’indagine sul disseccamento. In attesa di ricevere risposte dai consulenti Francesco Surico e Dario Ranaldi, docenti di Batteriologia dell’Università di Firenze, e dell’agronomo Dario De Giorgi, sono stati acquisiti gli esami svolti sui campioni di ulivi ammalati dallo Iam di Valenzano, dall’Università di Bari e dal laboratorio Basile Caramia di Locorotondo. Le ricerche della Procura stanno andando anche piuttosto indietro nel tempo per capire se nel passato ci siano state epidemia con effetti analoghi a quelli della Xylella.

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