Xylella, la batteriosi e i disseccamenti: i dati su 10 anni di monitoraggio

Xylella, la batteriosi e i disseccamenti: i dati su 10 anni di monitoraggio
di Maria Claudia MINERVA
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Giovedì 14 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 13:28

Pubblicato sul sito istituzionale della Regione Puglia “Emergenza xylella” tutto il database relativo a 10 anni di monitoraggio del batterio, con i risultati di oltre un milione di analisi, accompagnato da una nota esplicativa in cui vengono precisati anche gli scopi ed i limiti del monitoraggio stesso. Un passaggio che si è reso necessario alla luce di alcune voci, circolate nelle scorse settimane, secondo le quali la fitopatia - che ha divorato quasi 21 milioni di alberi distruggendo l’olivicoltura salentina - non avrebbe un ruolo rilevante nel disseccamento degli ulivi, considerato che il tasso di infezione da xylella in piante con sintomi di disseccamento analizzate nei monitoraggi è basso e decresce anno dopo anno. 


Mentre, invece, i dati dicono esattamente il contrario, e cioè che l’infezione decresce proprio grazie al monitoraggio che ha permesso di anticipare il batterio e arginarlo, se non addirittura, come è capitato in alcuni casi, sconfiggerlo.

Da qui il chiarimento necessario da parte della Regione per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco sull'interpretazione dei dati. Infatti, nella nota esplicativa si sottolinea che «trattandosi di campionamenti effettuati in zona indenne, cuscinetto e contenimento, ben lontana dalle zone devastate dal batterio, i dati non possono fornire indicazioni sulla frequenza del batterio nella zona infetta». E, inoltre, «l'indicazione di “sintomo presente”, pur includendoli, non è sinonimo di sintomi di Oqds (Olive Quick Decline Syndrome) notoriamente associati a piante infette da xylella».


Vale la pena sottolineare che il database regionale è una mole di dati imponente, con i risultati dell'analisi di 1.203.238 di piante (di cui oltre un milione di ulivi) fatte nel decennio 2013-2023, che ha richiesto, si legge sempre nella stessa nota pubblicata su “Emergenza xylella” di «uno sforzo enorme da parte dei soggetti coinvolti nella gestione dell’emergenza».

Scopi e limiti del monitoraggio


Per una corretta interpretazione dei dati, vengono quindi precisati gli scopi del monitoraggio ed i limiti del suo utilizzo: «La normativa comunitaria relativa alle misure da attuare per prevenire l’introduzione e la diffusione nell’Unione della xylella fastidiosa (Regolamento di esecuzione 2020/1201, preceduto da varie “decisioni”) riporta tra le prescrizioni a cui ogni Stato membro deve attenersi l’esecuzione annuale di monitoraggi. Sin dalla Decisione 789 del maggio 2015 la Puglia meridionale interessata dall’epidemia non è soggetta a misure di “eradicazione” ma, preso atto dell’insediamento ormai endemico del batterio, a misure di “contenimento”, ossia misure atte a contenere l’ulteriore espansione dell’area infetta». E, ancora: «Conseguentemente l’obiettivo del monitoraggio, con cui si analizzano, in stragrande maggioranza, piante della zona “indenne” e “cuscinetto” (anch’essa indenne per definizione) e dell’adiacente “zona di contenimento”, ossia la parte terminale della zona infetta, dove in un’area ancora sostanzialmente libera dal batterio si ritrovano solo sparuti avamposti di piante infette, non è quello di inventariare le piante infette, ma di precedere il batterio e identificare e contenere o eliminare sul nascere nuovi focolai per abbattere la pressione d’inoculo sulla zona indenne e rallentare il più possibile l’espansione della zona infetta. Pertanto i dati di monitoraggio non possono fornire indicazioni sulla frequenza del batterio nella zona infetta, in quanto la maggior parte della sua superficie non è più oggetto di sorveglianza da parte dell’Osservatorio Fitosanitario». Per cui è vero che l’infezione più contenuta, ma lo è proprio grazie alle misure di contrasto adottate negli ultimi anni che hanno permesso di eliminare sul nascere - uno su tutti l’esempio di Canosa - nuovi focolai. «Si tratta di chiarimento (quello scritto nero su bianco nella nota regionale, ndr) importante che smentisce nuove interpretazioni negazioniste sulla disastrosa epidemia, che periodicamente riemergono sui media e, purtroppo, anche su qualche rivista scientifica» commenta il professor Donato Boscia, responsabile dell'Isps del Cnr di Bari e tra i maggiori esperti italiani di xylella fastidiosa. «Il che dimostra - aggiunge il professor Boscia -, se mai ce ne fosse bisogno, che chi ha sostenuto quelle tesi ha preso una grossa cantonata, come peraltro dimostrato da diversi articoli e report, con valori percentuali di risultati di analisi in zona devastata che spesso sfiorano il 100%, altro che lo zero virgola».

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