Il Tar boccia la Regione: il Resort di Sant'Isidoro non sfregia il paesaggio

Il Tar boccia la Regione: il Resort di Sant'Isidoro non sfregia il paesaggio
di Oronzo MARTUCCI
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Mercoledì 10 Settembre 2014, 23:05 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 09:25
LECCE - Il Tar ha bocciato inequivocabilmente nel merito le motivazioni con le quali la giunta regionale ha negato nel dicembre 2012 il nulla osta paesaggistico alla società Oasi Sarparea Srl che ha presentato un progetto per la realizzazione di un resort a 5 stelle a Sant’Isidoro di Nardò. Una bocciatura avverso la quale la Regione ha proposto ricorso al Consiglio di Stato. La risposta arriverà tra qualche mese o tra qualche anno.



Per ora ci sono due risultati evidenti, non proprio da ricordare tra le buone pratiche: gli investitori inglesi (l’immobiliarista Alison Deighton e il socio, il magnate del petrolio Yan Taylor) che avevano puntato sulla marina di Nardò per realizzare un investimento da 70 milioni di euro dopo aver speso 5,3 milioni di euro nel 2008, per il solo acquisto di trenta ettari su cui insistono ulivi secolari, hanno deciso di lasciar perdere, stanchi di continuare un percorso a ostacoli che non ha fine; è esplosa la polemica sulla burocrazia che blocca gli investimenti e sulle diverse letture che è possibile dare dei fatti urbanistici, tant’è che sul progetto di Sant’Isidoro, e quindi sugli strumenti urbanistici ai quali lo stesso si deve uniformare, il Tar e la Regione esprimono posizioni in assoluto contrasto.



Dire se la ragione stia da una parte o dall’altra è impossibile, perché la parola del Tar (la sentenza che annulla il parere negativo della Regione) è preminente rispetto a quella (la delibera di giunta) della Regione. L’ultima parola spetta al Consiglio di Stato. Si sa, la giustizia è cieca, nel senso che non guarda in faccia i portatori di interesse ma decide solo sulla scorta di norme, regolamenti, leggi. Però a volte accade, soprattutto ai cittadini che vogliono semplificazione e chiarezza nei loro percorsi di vita, di non comprendere come sia possibile che un giudice decida in un senso e in appello la decisione possa essere ribaltata. E questo ribaltamento di decisione rispetto alla sentenza del Tar potrebbe arrivare, perché non è immaginabile la Regione abbia in animo con i suoi atti di sconvolgere la vita delle persone e di mostrarsi ottusamente burocratica in un percorso fine a se stesso.



L’assessore regionale all’Urbanistica, Angela Barbanente, che di strumenti urbanistici si intende per professione (è docente di Pianificazione territoriale al Politecnico di Bari), ha detto due cose in particolare con riferimento al contenzioso apertosi attorno al resort di Sant’Isidoro: il Comune di Nardò non ha adeguato il piano regolatore al Putt/paesaggio e quindi non può dare certezza agli investitori in aree nelle quali il Prg consente l'edificazione e che il Putt tutela dal punto di vista paesaggistico; dal 2010 a oggi la Regione ha rilasciato 265 pareri paesaggistici, 256 del quali sono stati favorevoli, a conferma del fatto che se gli strumenti urbanistici comunali e regionali sono in sintonia i problemi si risolvono.



Resta il fatto che il resort di Sant’Isidoro rischia di diventare un caso di scuola. Nella sentenza con cui il Tar di Lecce (presidente Cavallari) ha annullato il parere paesaggistico negativo espresso dalla Regione si legge testualmente che «alla luce delle previsioni di Piano regolatore è evidente che la realizzazione di nuovi insediamenti abitativi non è preclusa in relazione a complessi a realizzarsi in Ate (Ambiti territoriali estesi) di tipo “D” (ambito di valore relativo che riguarda aree laddove pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo sussiste la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività), ben potendo invece realizzarsi, ancorché in armonia con l’assetto idro-geomorfologico d’insieme, e con salvaguardia delle attuali visuali panoramiche.



I giudici amministrativi aggiungono che sul Piano «manca un parere degli organi (l’Autorità di Bacino; il Servizio Agricoltura e Foreste della Regione) preposti alla valutazione dell’impatto idrologico, sicché in difetto di tale specifica istruttoria, deve ritenersi del tutto arbitrario, e frutto di irrazionalità intrinseca, ritenere che il suddetto intervento alteri “l’assetto idro(geomorfo) logico d’insieme». Arrivando alla conclusione che il parere negativo della Regione «sconta un evidente deficit istruttorio e motivazionale, avendo l’amministrazione affermato il presunto contrasto con l’assetto idrogeolosant'isidorogico dell’area, in assenza di adeguata istruttoria su punto».