Sviluppo green, Balanda: «Eolico offshore in Puglia: fino a 4mila posti di lavoro e ricadute per le imprese»

Parla il direttore tecnico di Kailia Energia e Odra Energia: «L'auspicio: l'inizio della Via entro il 2023»

Sviluppo green, Balanda: «Eolico offshore in Puglia: fino a 4mila posti di lavoro e ricadute per le imprese»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 4 Aprile 2023, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 14:08

Due parchi eolici offshore, l'uno (Kailia, 80 turbine galleggianti) tra Brindisi e San Cataldo, l'altro (Odra, 90 turbine) tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca. Per la partnership tra Renantis e BlueFloat Energy un investimento da oltre 7 miliardi: gli iter autorizzativi sono alle prime battute, l'interlocuzione con i territori è stata avviata da tempo. Mitigando il più possibile gli impatti, e programmando effetti e ricadute a cascata per le filiere locali: nuovi posti di lavoro, catena di forniture, sviluppo dei porti industriali di Brindisi e Taranto. L'obiettivo è avviare i lavori nel 2025 e passare alla fase di esercizio nel 2030.
Kseniia Balanda, direttore tecnico di Kailia Energia e Odra Energia, a che punto sono i due progetti sotto il profilo autorizzativo? Quali sono ora i prossimi step e le tempistiche?
«Stiamo finalizzando gli approfondimenti tecnici e scientifici propedeutici alla preparazione dello Studio di impatto ambientale, sulla base delle indicazioni ricevute nei pareri del ministero a valle dello scoping. È in corso la valutazione dei dati delle analisi marine su avifauna e cetacei eseguite da un team scientifico composto dalle maggiori università e centri di ricerca nazionali. Il nostro auspicio è che la Valutazione d'impatto ambientale possa avere inizio entro giugno 2023».
Come procede l'interlocuzione con istituzioni e territorio?
«Bene. Dall'avvio della progettazione dei parchi Kailia Energia e Odra Energia abbiamo incontrato e dialogato con oltre 100 stakeholder pugliesi nell'ottica della massima partecipazione: rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico, imprenditoriale, sindacale, ambientalista, accademico e della ricerca. Il riscontro è stato quasi unanimemente positivo. Intendiamo proseguire anche nei prossimi mesi, il dialogo con i territori resta la nostra priorità».
C'è stata già una mitigazione dal punto di vista dell'impatto paesaggistico, nell'arco dei prossimi step sarà possibile intervenire ulteriormente? I dubbi a livello locale riguardano anche gli impatti su ecosistema marino e pesca.
«Grazie al dialogo nel basso Salento, abbiamo rivisto il progetto di Odra prima di avviarne il procedimento autorizzativo, allontanando le pale dalla costa rispetto a quanto previsto inizialmente. Il parco ora prevede la prima fila di turbine a una distanza minima di circa 13 chilometri. La tecnologia oggi a disposizione e l'opportunità di realizzare l'impianto entro il 2030 ci hanno permesso questo sforzo progettuale. Quanto all'habitat marino, lo studio preliminare ha evidenziato che le opere avranno un impatto minimo sull'ecosistema presente. Inoltre, diversi studi in materia confermano che attorno a questo tipo di impianti si assiste a un ripopolamento ittico».
I due parchi possono contribuire a mettere in moto vere e proprie filiere: quali sono le opportunità per il sistema d'impresa locale?
«Parliamo di diversi miliardi di euro di investimento, un'importante occasione di sviluppo per l'industria pugliese e per le imprese dell'indotto che forniranno beni e servizi. Questo consentirà benefici economici per il territorio molto superiori rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi con progetti da rinnovabili».
Qual è la previsione dei posti di lavoro creati, diretti e indiretti?
Per le fasi di costruzione e assemblaggio di ciascun parco prevediamo circa 1.500 occupati diretti, con picchi fino a 4.000 nei periodi di massima necessità. Per la manutenzione dei parchi, una volta a regime, prevediamo oltre 300 persone impiegate per entrambi, l'80% sicuramente pugliese».
L'obiettivo potrebbe essere quello, anche, di immaginare un vero e proprio polo integrato delle rinnovabili che ruota attorno ai due porti di Brindisi e Taranto. Coinvolgendo non solo Renantis e BlueFloat Energy, ma tutte le imprese che stanno investendo.
«Vogliamo essere parte di questo progetto ambizioso e contribuire allo sviluppo dei porti di Brindisi e Taranto sia per l'assemblaggio che per la gestione e manutenzione dei parchi. La sfida oggi è investire sullo sviluppo dei porti. Per quanto riguarda l'idea di coinvolgere tutte le imprese che stanno investendo nelle rinnovabili non può che trovarci d'accordo. Ci sono sinergie attivabili che permetterebbero la realizzazione, per esempio, di hub regionali specializzati per l'eolico marino galleggiante per il Mediterraneo».
L'idrogeno verde da rinnovabili è una delle prospettive strategiche per la Puglia: in che modo contribuirete?
«I nostri due parchi marini pugliesi, con una produzione attesa di 7,5 TWh all'anno di energia verde, possono dare una spinta al progetto Hydrogen valley che la Regione sta portando avanti. In altri Paesi dove siamo in fase progettuale più avanzata, abbiamo attivato progetti per integrare gli impianti con elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde e, con lo stesso approccio, intendiamo muoverci in Italia. Inoltre, potremo rappresentare una soluzione green per le imprese energivore: è in questa direzione che va l'accordo siglato con Acciaierie d'Italia».
Non siete l'unica realtà a proporre parchi eolici offshore al largo delle coste pugliesi. Al di là del merito dei singoli progetti, non occorrerebbe una maggiore pianificazione in tal senso da parte del decisore pubblico, prima di tutto nazionale? Non esiste una sorta di "piano delle aree idonee", per esempio.
«L'eolico marino galleggiante è una tecnologia nuova, per questo è normale che gli sforzi iniziali per costruire un chiaro quadro regolatorio comportino oggi un impegno in più sia per gli sviluppatori che per i decisori. Abbiamo un'esperienza di sviluppo in vari mercati; per esempio in Scozia le concessioni dei fondali marini sono assegnate attraverso un meccanismo ad aste e, grazie a partnership strutturate, ci siamo aggiudicati tre aree, più di ogni altro sviluppatore, combinando conoscenza, esperienza e progetti di condivisione del valore creato con le comunità locali.

In Italia, seguiamo lo stesso approccio responsabile in termini di progettazione e solidità delle proposte: rispettiamo tutti i passaggi richiesti dall'iter autorizzativo e manteniamo un dialogo vivo con i territori».

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