Benedetto XVI a Brindisi, monsignor Talucci: «Studiò la storia della città e rimase colpito dai giovani»

Benedetto XVI a Brindisi, monsignor Talucci: «Studiò la storia della città e rimase colpito dai giovani»
di Giuseppe ANDRIANI
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Martedì 3 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:30

Monsignor Rocco Talucci, lei accolse papa Benedetto XVI a Brindisi nel 2008. Al porto c’erano quasi 100.000 persone, il pontefice parlò ai giovani di integrazione, accoglienza, della centralità di Brindisi nel Mezzogiorno. Qual è il suo ricordo di quel giorno?
«Fu fatta una valutazione di Chiesa, da parte nostra che invitammo il papa, ma anche una valutazione da parte di Benedetto XVI. Lui ha davvero amato e voluto conoscere la città di Brindisi. Ha voluto sapere tutto sulla comunità brindisina. Il suo messaggio di evangelizzazione non fu una cortesia, preparò una lettura per la città, alla luce del Vangelo. Mi auguro che tutto questo resti non solo nei cuori ma anche negli atti. La sua visita è un fatto storico, sociale come servizio all’uomo, di fede, perché ci fa sentire cosa c’è oltre la storia».

Come nacque quella visita?
«Ho scoperto che erano 900 anni che un papa non metteva piede a Brindisi. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II, che aveva girato il mondo, ho avuto l’occasione di invitarlo, parlandogli di una città bella ma sofferente. Brindisi aveva bisogno di riscatto, la fede doveva essere una speranza. Erano tempi difficili per questa città. Poi peggiorarono le condizioni di salute di Giovanni Paolo II e decise di fare una sola visita all’anno in Italia».
 

E allora arrivò Benedetto XVI, il successore di Giovanni Paolo II. Come andò?
«Io feci presente che pur essendo cambiato il papa, non era cambiata l’esigenza. E così è andata. Poi un giorno ci è arrivata la comunicazione. Da quel momento abbiamo fatto tanti incontri. La Chiesa prende sul serio le richieste della propria terra. Il papa ha voluto sapere tutto su Brindisi, voleva capire quale opera evangelica sarebbe stata adatta. La stampa si chiedeva come aveva fatto Ratzinger a sapere così tanto su Brindisi. Ricordo numerose telefonate, tanti incontri anche con i suoi collaboratori. Non lasciava niente al caso. Durante uno dei primi incontri gli portai un libro, che aveva in copertina una foto del porto. E lui mi disse: “Che bel porto a Brindisi!”. Gli risposi che lo aspettavamo lì. E proprio lì lui celebrò. Ricordava quel giorno, ne ho avuto la dimostrazione anche in seguito».
 

Come?
«Quando sono andato in visita da lui dopo quel viaggio del 2008, prima ancora che potessi salutare e presentarmi nuovamente, aprì le braccia e mi disse: “Brindisi, che bello che era quel porto pieno di gente e di giovani”. Rimase anche molto colpito dal discorso del sindaco Domenico Mennitti. Era un politico serio, mi permetto di dire. Quel discorso fu notato da tutti, Ratzinger salutava le istituzioni ma quella sera volle abbracciarlo e nella papa mobile si complimentò per le parole del primo cittadino. E il cardinale De Giorgi mi disse che per tutto il viaggio di ritorno avevano parlato di quel discorso». 
Qual è l’eredità teologica e spirituale che Ratzinger lascia alla Chiesa e al mondo?
«Ho avuto una stima immensa anche per la singola persona.

Siamo ben lieti di aver avuto un papa come Ratzinger, per la finezza del suo pensiero, per la lucidità dei suoi ragionamenti e per la fede. La fede non intesa come credere in un essere superiore, ma come la conoscenza della vita, perché il creatore ce l’ha manifestata. Questa interpretazione della fede lo rende tanto familiare con Dio. Io l’ho sempre chiamato un uomo trasparente: da lui traspare la presenza di Dio».

 

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