Riordino ospedaliero alla prova del fuoco: così cambia l’offerta

La conferenza stampa di Michele Emiliano
La conferenza stampa di Michele Emiliano
di Maddalena Mongiò
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Venerdì 19 Febbraio 2016, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 15:06
LECCE - È il giorno della verità. Il presidente-assessore, Michele Emiliano, e il direttore del dipartimento Promozione della Salute, Giovanni Gorgoni, in audizione - oggi - in Commissione sanità per spiegare linee di indirizzo e i criteri del nuovo riordino ospedaliero. Non è chiaro se saranno presentate nel dettaglio le proposte per ogni singola Asl (chi avrà cosa, per intendersi), ma è sicuro che i componenti della Commissione sanità chiederanno risposte precise sul destino dei singoli ospedali. I territori sono in rivolta, ma Emiliano continua a ripetere che il binario del riordino è a direzione obbligata. Insiste sulla chiusura degli ospedali, anche se non ci dovrebbero essere vere e proprie chiusure bensì trasformazioni.

Il canovaccio del documento finale che dovrà essere inviato a Roma entro il 29 febbraio è stato elaborato sulla base delle proposte formulate dai direttori generali delle Asl pugliesi su precisa richiesta di Gorgoni. L’unico vero punto fermo di questa travagliata riorganizzazione o, come piace definirla alla Regione, rimodulazione, riguarda gli ospedali di secondo livello (quelli di eccellenza) la cui individuazione non è mai stata messa in discussione, mentre il valzer appassionato riguarda il primo livello e quello di base.Per la Asl di Brindisi anche con la seconda formulazione avanzata dalla direzione generale il quadro non si modifica nella sostanza rispetto alla prima bozza. L’unica “ferita”, se così si può dire, riguarda il declassamento dell’ospedale di Fasano a Presidio Territoriale di Assistenza (Pta) a fare compagnia a San Pietro Vernotico e Ceglie; a Francavilla Fontana la “stelletta” di primo livello, agognata dai tanti sindaci che dovranno fare i conti con gli ospedali “retrocessi”; il Perrino di secondo livello. Sulla Asl di Taranto e sulla Asl di Lecce, invece, la cinghia si è stretta con maggior determinazione e sull’azienda salentina si sono registrate vere e proprie inversioni di marcia.
Taranto ha sforbiciato sul primo livello per cui Manduria, Martina Franca e Castellana passano a ospedali di base; Grottaglie diventa Pta; il Santissima Annunziata di Taranto di secondo livello. A Lecce sono previsti tre ospedali di primo livello: Tricase, Gallipoli, Scorrano; il Fazzi di secondo livello; tre ospedali di base: Galatina, Casarano, Copertino.

Oggi, in Commissione sanità dovrebbero esserci risposte certe sui singoli ospedali e, in questi giorni, Emiliano è impegnato in una prova muscolare in cui ha cercato di far passare un concetto per lui basilare: «Sul piano di riordino decido io», se regge l’urto dei territori e la prova del Consiglio regionale, però. Ma Emiliano insiste e si dice pronto ad affrontare anche il banco di prova del Consiglio comunale perché è provvisto di giubbotto antiproiettili, accessorio utile – va detto – visto che il fuoco amico è stato più volte paventato, da dicembre a questa parte.
I criteri inderogabili a cui si sono attenuti i direttori generali delle Asl pugliesi sono quelli contenuti nell’ormai famoso decreto 70 entrato in vigore a giugno dello scorso anno e la legge 161 che ha recepito la norma europea sull’orario di lavoro di medici, infermieri, tecnici, che prevede un turno di riposo di undici ore, nell’arco dell’intera giornata lavorativa. Per la valutazione delle strutture, al netto delle perfomance, sono stati utilizzati i criteri relativi alla vetustà degli edifici e alla viabilità. Proprio questi presupposti hanno portato a “scippare” Casarano e Copertino del primo livello che gli era stato riconosciuto nel primo Piano di riordino bocciato sonoramente da Roma, mentre la “promozione” di Scorrano a ospedale di primo livello rientrerebbe nella logica di un presidio ospedaliero centrale sulla dorsale adriatica.

Ma le insidie per Emiliano, a partire dai consiglieri regionale della sua stessa maggioranza che, Pd in testa, chiedono di avere certezze sulla valutazione delle scelte. Tradotto dal politichese se gli ospedali sono stati declassati o “promossi” sulla base di criteri effettivamente oggettivi e non per rispondere ai desiderata di un comune a danno di un altro. E ancora. Si deve chiudere la partita sui posti letto (Foggia sfora il tetto) che prevede il 3 per cento per acuti e lo 0,7 per cento per la lungodegenza. Ma non si tratta solo di un calcolo numerico bensì della qualità dei ricoveri che, secondo il consigliere regionale del Pd, Ernesto Abaterusso, vede alcune province, tra cui Bari (ma anche il foggiano annovera ospedali ad alta specializzazione) avere un’offerta di servizi più qualificata rispetto ad altri territori. Se a questo si aggiunge la tematica della medicina territoriale, con gli ospedali di comunità rimasti solo nei Regolamenti, il corto circuito che si vive negli ospedali è presto spiegato.
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