Fitto: «Io candidato alle Europee? Non è fra i prossimi impegni». E rassicura Decaro: «Sa che insieme lavoriamo bene»

Raffaele Fitto
Raffaele Fitto
di Francesco G. GIOFFREDI
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Lunedì 28 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:43

Rassicurazioni, responsabilità e prudenza. Il lessico è sempre quello, e stavolta ha pure una sfumatura personale: «Un “uccellino” parla di me candidato alle Europee? Sarebbe meglio se l'uccellino girasse in altra direzione, è una campagna elettorale faticosissima che ho fatto diverse volte. Non è tra le cose che immagino per i prossimi mesi, me la risparmierei. Non mi risulta una mia candidatura». Raffaele Fitto palleggia sulla difensiva, insomma. C'è tempo per valutare, ed eventualmente per confrontarsi con Giorgia Meloni. Ospite della kermesse “La Piazza”, organizzata da Affaritaliani.it a Ceglie Messapica, il ministro cassaforte del governo, titolare di Pnrr, Affari europei e Coesione territoriale, dribbla le polemiche e tuttavia risponde nel merito ad Antonio Decaro

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Sempre sullo stesso palco, il presidente Anci e primo cittadino di Bari sabato sera aveva ribadito le preoccupazioni dei sindaci italiani: ci sono progetti dei municipi, fin qui coperti dal mantello del Pnrr e in buona parte avviati, che sono destinati al definanziamento.

Fitto rintuzza l'attacco e prova a rasserenare gli animi, anche raccogliendo la colorita metafora di Angelo Perrino, direttore di Affari italiani («I Comuni si troveranno col culo per terra»): «Non corrisponde al vero l'idea del definanziamento dei progetti dei Comuni. Col “culo per terra” non si deve trovare il governo nei prossimi anni, il punto è questo. I progetti in essere dei Comuni sono precedenti al Pnrr. Si parla tanto di dissesto idrogeologico, ma quei progetti hanno fatto il giro delle diverse programmazioni prima del Pnrr. Abbiamo alcuni problemi però: prima di tutto l'ammissibilità e la rispondenza ai criteri della Commissione europea. E se una serie di interventi da 12-15 miliardi è ritenuta inammissibile e ce ne accorgiamo tra un anno, quando non si potrà fare più nulla, dove troveremo le risorse?».

 

Il meccanismo attivato da Fitto prevede lo spostamento di alcuni progetti su altre fonti di finanziamento con tempistiche più diluite «per evitare di perdere le risorse», «e Decaro sa che stiamo lavorando bene tutti insieme». Tradotto: sarebbe il caso di evitare «le strumentalizzazioni politiche», anche perché il governo Meloni ha ereditato il Pnrr «e si è trovato davanti a difficoltà oggettive non derivanti da scelte nostre», ma non ha attaccato a testa bassa, «non abbiamo fatto polemiche e sarebbe stato facile farne». «Servono prudenza, serietà, responsabilità». 
Il nodo sta anche nella frammentazione progettuale, nel caso dei piccoli Comuni «il 75% degli interventi è inferiore ai 100mila euro, ce ne sono anche di 900... Vogliamo trovare un rimedio oggi, dato che è possibile, o preferiamo aspettare? Il nostro compito è non solo evitare la tagliola del Pnrr, ma anche trovare coperture su altre programmazioni, mettendo insieme Pnrr, Fsc e risorse della Coesione. È quello che stiamo facendo, sfruttando scadenze differenti. E bene ha fatto la presidente a unire le deleghe in un unico ministero». 

La Puglia al centro

Due incursioni strettamente pugliesi arrivano giù dal palco: «Non ci sono più le risorse per decarbonizzare Ilva? Ci saranno, anche con altre fonti. Con il Repower prevediamo fondi in quella direzione ed è una grande opportunità: va visto tutto nel complesso». Michele Emiliano rivendica la quota pugliese del Fondo sviluppo e coesione, «ma facciamo finta di non vedere la realtà: a fronte di 126 miliardi del 2014-2020, è stato speso solo il 34%».
La materia è incadescente, il Pnrr italiano «è il più grande d'Europa, tra 68 miliardi a fondo perduto, 122 a debito sfruttandone l'intera disponibilità e 30 miliardi nazionali, per un totale di 220», e insomma l'impianto è stato ereditato e non è una scelta di questo governo, ma «stiamo facendo un ottimo lavoro con la Commissione», «la terza rata con 55 obiettivi è chiusa, la quarta ne prevede 28 e sono state presentate 12 modifiche, e la Commissione ha approvato il lavoro su entrambe le rate. Complessivamente per queste due tranche avremo 35 miliardi». Una corsa a tappe e Fitto insiste a più riprese sul traguardo del 2026 e perciò sulla «visione complessiva e coordinata». Anche alla luce del negoziato in corso con l'Ue, «per tutte le altre rate abbiamo chiesto 144 modifiche, impattano anche sulle polemiche di questi giorni e prevedono pure il Repower Eu». Solo una stilettata, senza alzare troppo i toni, poi: «In fase di stesura del Pnrr da parte dei precedenti governi ho visto solo silenzi, ora invece assisto a un grande dibattto contro di noi che viceversa non lo abbiamo approvato e stiamo viceversa provando a dare attuazione. Avrei voluto sentire le stesse posizioni in passato... E sfido a trovare un analogo numero di riunioni e incontri con tutti gli interlocutori, come nel nostro caso».

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