Corsa al Quirinale, con Emiliano ipotesi Capone e Pagliaro per i "Grandi elettori" pugliesi

Corsa al Quirinale, con Emiliano ipotesi Capone e Pagliaro per i "Grandi elettori" pugliesi
di Antonio BUCCI
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Mercoledì 5 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:01

Emiliano guarda al Colle. Non a prendere il posto di Sergio Mattarella, s’intende, ma i tempi per la partita del Quirinale si stringono ed è tutt’altro che solo un affare romano. La novità è che il presidente della Camera, Roberto Fico, ha convocato il parlamento in seduta comune per lunedì 24 alle ore 15. La comunicazione relativa è già stata inviata al Capo dello Stato e ai numeri uno dei Consigli regionali, che dovranno scegliere i delegati da inviare nella Capitale, in un esercito che complessivamente vale 1009 grandi elettori: 321 senatori, 630 deputati e i 58 designati dalle assemblee, appunto

LA TERNA
La Puglia non ha ancora la sua terna e non ha neppure iniziato a discuterne: quel che è certo è che da via Gentile dovranno farlo entro e non oltre la data di giovedì 13, nella quale tornerà a riunirsi la massima assise, per decidere chi volerà alla volta dei palazzi romani. Del tris si conosce solo la ripartizione: in due sono espressione della maggioranza, uno dell’opposizione. E già qui si pone il primo ostacolo, dal momento che bisognerà aspettare martedì 11 per conoscere la composizione definitiva dell’emiciclo. Ad attivare le porte girevoli era stato il responso del Tar sul riconteggio di Palazzo del Governo: fuori il Popolare Mario Pendinelli e il presidente di “Con”, Peppino Longo. Dentro Antonio Scalera e Vito De Palma, rispettivamente in quota alla lista del pumo e agli azzurri. Erano già pronti all’avvicendamento ma poi il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia delle disposizioni e accolto l’istanza cautelare presentata dai due “uscenti”, fissando, per la discussione, la camera di consiglio a martedì prossimo. Per allora, anche i gruppi consiliari avranno ripreso a mettere dei paletti a tema e hanno tutta l’intenzione di dire la loro. Come i dem, tra le cui fila si fa il nome della presidente dell’Aula, Loredana Capone, in cima alla lista di papabili ma non senza alternative e non senza qualche malumore a tema. Oppure, come il profilo del salentino Paolo Pagliaro, in quota alla minoranza: alla guida della civica “La Puglia domani” e, qualche sabato fa, tra i presenti della kermesse barese di Matteo Salvini. Basterà per assurgere al titolo di “quirinabile”? Neppure in quella metà campo se ne parla. Anche perché sarà, prima di tutto, un fatto di metodo: nel 2013, da via Capruzzi optarono per una promozione in blocco del vertice dell’ufficio di presidenza.

E così tocco all’allora titolare dello scranno più alto, Onofrio Introna, e ai suoi due vice, Antonio Maniglio - Pd - e Nino Marmo, sotto le insegne del Pdl. Due anni dopo, messi alle spalle i supplementari di Giorgio Napolitano, a prendere parte all’elezione furono il Governatore, Nichi Vendola, e i consiglieri Pino Romano – capogruppo dei dem - e Roberto Ruocco – azzurro di lungo corso, subentrato a Lucio Tarquinio – aprendo la strada ai capi delle Giunte. Una formula che potrebbe riproporsi con una variabile in più, aggiunta da Antonio Decaro, nei panni di numero uno dei Comuni d’Italia: la possibilità che sia un sindaco a far parte della pattuglia. La questione è nazionale e lo stesso Stefano Bonaccini ha aperto all’idea. In compenso, guida l’Emilia Romagna e non la Puglia: che ne pensano, dalle parti del centrosinistra? 

IL RIMPASTO
C’è di più, se si conta che, a smuovere il quadro, potrebbe essere l’aria di rimpasto che si torna a respirare nel Palazzo. Nessuna rivoluzione ma lo aveva detto lo stesso Emiliano: gennaio potrebbe essere il mese del nuovo assessore alla Salute. Nelle ultime ore, sono tornate a salire le quotazioni dell’ex capogruppo ed assessore al Bilancio di Raffaele Fitto, Rocco Palese, tanto da farne ipotizzare una nomina imminente. Magari accompagnata da quella di Gianfranco Lopane al Turismo, con o senza spacchettamento della cultura. Eppure, c’è chi continua a non escludere sorprese dell’ultimo minuto, anche in virtù degli eventuali meccanismi di compensazione, delegati compresi. Intanto, è poco più che totonomi. «Per carità, lo so che non è il genere, che non è il sesso a dover determinare se una persona sia degna o meno di essere Presidente della Repubblica italiana. Che i criteri siano quelli del merito, dell’equilibrio, della capacità, eccetera. Ma davvero qualcuno vuole venire a raccontarci che in 74 anni di storia non ci sia stata alcuna donna che rispecchiasse questo profilo?», azzarda sul dopo Mattarella, il francavillese Maurizio Bruno. Ancora presto per dirlo. D’altro canto, che si tratti del Colle o di un posto in Giunta, vale la chiosa di un consigliere esperto: «Ci tengono tutti, anche quelli che non lo dicono o dicono il contrario».

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