In Puglia una casa su tre è vuota e in alcuni Comuni gli appartamenti non occupati raggiungono il 77%. Turismo ed emigrazione spopolano i paesini

In Puglia una casa su tre è vuota e in alcuni Comuni gli appartamenti non occupati raggiungono il 77%. Turismo ed emigrazione spopolano i paesini
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 10 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 22:22

Emergenza abitativa nelle grandi città, dove trovare una soluzione per studenti e lavoratori fuorisede è sempre più complicato. Eppure in Puglia su 2,3 milioni di abitazioni, 699mila sono non occupate o quantomeno non abitate in maniera regolare durante l’anno. Si tratta di seconde case, talvolta ereditate, nelle quali non vive nessuno. Oppure di abitazioni che vengono utilizzate per gli affitti brevi, il pane del turismo attuale. Lo studio di Openpolis, sui dati dell’Istat, mette in evidenza, almeno per la Puglia, due tendenze ormai consolidate: la fuga dai piccoli centri di giovani e meno giovani, che decidono di andare a vivere altrove o nella migliore delle ipotesi si trasferiscono nella città capoluogo di provincia e l’abitudine nei comuni ad alta densità turistica a preferire la soluzione degli affitti brevi. Su quest’ultimo aspetto il governo è intervenuto con il Disegno legge che mira a ridefinire i contorni normativi delle case vacanza (con un albo unico nazionale e una stretta sulla tassazione). 
Uno sguardo alle proiezioni Openpolis impone però una riflessione: a Ostuni, ad esempio, la maggiorparte delle case sono disabitate (e qui si intende come non abitate con regolarità). A Porto Cesareo la soglia raggiunge addirittura il 77%, a Gallipoli il 46%, a Polignano il 40%. Nei comuni dove i turisti arrivano a frotte, le case vengono sempre più spesso destinate a questa tipologia di utilizzo. 
E poi c’è un macro discorso che riguarda la vicinanza alle grandi città. E cioè: nelle aree periferiche ci vive sempre meno gente e le abitazioni sono sempre più spesso vuote. «Le amministrazioni polo riportano un’incidenza del 16,9% – scrive Openpolis a proposito delle abitazioni occupate regolarmente -, a cui seguono quella dei poli intercomunali (23,3%) e dei comuni cintura (24,2%), tra i due valori non c’è una differenza particolarmente rilevante. Ma distanziandosi ancora di più dai centri la percentuale aumenta in modo più consistente: nei comuni intermedi la quota si assesta al 37%, in quelli periferici al 47,9% e in quelli ultraperiferici al 56,3%». Il fenomeno è nazionale ed è una tendenza ormai quasi storicizzata: «Nel corso degli ultimi decenni si è assistito a uno spostamento progressivo anche se non sempre lineare della popolazione dalle aree interne verso le zone più centrali del paese, in cui sono presenti più servizi e più opportunità lavorative – prosegue Openpolis -. Questo movimento incide su numerosi aspetti, uno dei quali la disponibilità di abitazioni. Da un lato infatti nelle zone più attrattive ci si trova di fronte a vere e proprie emergenze abitative, data la scarsità di case disponibili. Dall’altra, nelle aree più distanti dai poli, ci sono strutture non abitate oppure sfruttate come seconde case. Si tratta di temi centrali anche nell’ottica delle amministrazioni: a seconda di quanto le aree sono popolate e del tipo di locazioni presenti, possono predisporre in modo più o meno capillare i servizi, oltre ad ottenere diverse entrate di tipo economico».

Le zone periferiche sono già vuote

Le zone periferiche di Puglia sono già vuote. Ad esempio, guardando al basso Salento, a Castrignano del Capo sono libere il 62% delle abitazioni, a Morciano idem, a Patù il 60%. Impietoso il confronto con le città, anche con quelle che pure hanno un’importante offerta turistica. A Lecce (comprese quelle delle marine) sono il 19% delle case non è occupato regolarmente, a Bari il 16,8%, a Taranto il 18%, tanto per citare alcuni esempi dei capoluoghi pugliesi. 
Openpolis evidenzia anche delle differenze geografiche e territoriali, tra Nord e Sud. «Si tratta di un dato che varia molto nelle diverse aree del paese.

Questa quota è infatti minore nelle aree del centro (22,3%), del nord-est (23,1%) e del nord-ovest (26%). Maggiore invece l’incidenza nel sud (32%) e nelle isole (34,9%). A livello regionale è però la Valle d’Aosta la regione che in proporzione ha più case non abitate permanentemente (56%)». Nel Mezzogiorno è più facile incontrare, soprattutto nei piccoli paesi, appartamenti vuoti. Anche il dato della Valle d’Aosta è chiaramente frutto dell’importante flusso turistico per la montagna. Mentre turismo ed emigrazione mietono case vuote un po’ in tutto il Sud. E la Puglia ha delle località nelle quali è occupata appena un’abitazione su quattro.

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