I nodi della politica: Emiliano dà l'ok alla verifica di maggioranza. Ma da Taranto a Canosa caos sul “civismo spinto”

I nodi della politica: Emiliano dà l'ok alla verifica di maggioranza. Ma da Taranto a Canosa caos sul “civismo spinto”
di Antonio BUCCI
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Lunedì 21 Febbraio 2022, 05:00

Neanche il tempo di cominciare ed è già “effetto Comunali” sulla verifica di governo, in via Gentile. Il centrosinistra l’ha chiesta, il Pd ne ha fatto la mediazione per evitare lo strappo dell’appoggio esterno al governatore, meglio se con una discussione pubblica. Si farà. Con una variabile in più. «Michele Emiliano, solo qualche giorno fa, ha nominato il capo dell’opposizione in Giunta. E ci scandalizziamo, se a Taranto noi proviamo ad imitarlo?». Il riferimento è a Rocco Palese, neo titolare della Sanità. A scandirlo è Massimiliano Stellato, nella conferenza stampa che ufficializza il candidato a sindaco della “grande alleanza per Taranto”, Walter Musillo: civico, sì, ma anche ex segretario provinciale dei dem e senza alcuna intenzione di nascondere i simboli del centrodestra al suo fianco.

Il rischio urne

E così, le urne di primavera rischiano di diventare il moltiplicatore dei nodi non sciolti in Regione. A partire da quello del capogruppo dei Popolari nel parlamentino, già tra i firmatari della sfiducia fatale a Rinaldo Melucci e finito nel mirino della maggioranza. Roberto Marti, alla guida della Lega, gli assicura il benvenuto: «Entra in una famiglia importante, la scelta più giusta, non solo per Taranto ma anche per la Regione», spiega, a rimarcare che la questione sia destinata a non esaurirsi in riva allo Ionio.

Tanto più dal momento che, nella massima assise, l’aria era già frizzante. Voci danno almeno tre componenti su sei del gruppo centrista pronti a fare le valigie verso un nuovo contenitore. «Questa convivenza difficile tra Gianni Stea e Massimo Cassano mette in difficoltà anche noi degli altri territori», aveva ammesso – già qualche settimana fa - Mauro Vizzino, presidente della commissione Salute ed eletto sotto le insegne dei Popolari, insieme a Sebastiano Leo e Sergio Clemente, che manifestano i malumori da tempo.

Da una parte il direttore generale dell’agenzia Arpal, il cui nome è filtrato nel pieno dell’ultimo vertice Pd come oggetto di una possibile sfiducia, smentita dal capogruppo dem Caracciolo. Dall’altra, l’assessore al Personale, accanto al quale rimarrebbe il collega Francesco Lanotte. E poi Stellato, appunto, la cui sortita plateale, ora, potrebbe accelerare la diaspora. Forse già domani, vista la seduta del Consiglio in agenda. I beninformati parlano di una pratica già ben avviata, tanto dall’essere ad un passo dal trasformare la terna in uscita in un quartetto, rigorosamente a sostegno dell’amministrazione e del capo della Giunta. Anche perché gli altri tre componenti hanno già incarichi: la guida della terza commissione per Vizzino ma anche l’assessorato alla Formazione per Leo e lo slot nell’ufficio di presidenza, per Clemente.

Uno schema che farebbe della new entry il potenziale capogruppo. Si vedrà. Soltanto poche ore fa, è stata quasi l’intera coalizione a puntare il dito contro «il ricorso a operazioni trasformistiche anche attraverso un certo civismo», dando la linea alle «eventuali coalizioni elettorali a livello comunale, che devono vedere come interlocutrici prioritarie le articolazioni locali delle medesime forze politiche».

L'allarme a Barletta e Canosa

Come a Barletta, dove a lanciare l’allarme è stato il dem Ruggiero Mennea, parlando di «luoghi impropri», lontani dal centro della Bat nei quali si starebbe decidendo «il prossimo candidato sindaco e la coalizione, che sarebbe composta anche da forze politiche del centrodestra». «La stessa situazione si starebbe verificando anche per il Comune di Canosa», ha aggiunto. Quanto basta perché anche il check sul programma assuma una luce diversa, quantomeno visto da sinistra: «In questo clima, la protesta dei partiti di centrosinistra contro la nomina di Rocco Palese alla sanità fa un po’ ridere, visto che si è tradotta nella timida richiesta di un confronto pubblico. Un rinvio a nuovo ruolo, mentre la politica regionale resta indifferente alla volontà dei suoi elettori moltiplicando nomine, poltrone e incarichi del tutto privi di qualsiasi riferimento alla coalizione che ha vinto le elezioni “contro le destre”, solo diciotto mesi fa», a dirla con le parole di Michele Laforgia de “La Giusta Causa”. «Nell’indifferenza generale, si sta consumando il delitto perfetto, travestito da civismo. Sembra un refuso, forse era cinismo», affida ai social. Di mezzo, non c’è solo una consonante.

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