Pnrr, 2,6 miliardi di euro ai Comuni pugliesi. Ma è allarme personale: -27% in un decennio

Antonio Decaro
Antonio Decaro
di Paola ANCORA
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Sabato 28 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:16

Poco meno di 70mila progetti presentati dai Comuni italiani per sfruttare i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il 37,7% dei quali messi a punto dalle municipalità del Mezzogiorno, dove si concentra l’allarme personale. Ed è proprio la carenza di impiegati, tecnici ed esperti negli uffici comunali che il decreto legge annunciato tempo addietro dal ministro per il Pnrr Raffaele Fitto intende affrontare per risolvere una delle criticità che rischia di azzoppare la corsa italiana alla spesa dei fondi Pnrr. Non a caso, la bozza circolata in questi giorni si apre con il punto “Rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali”. Si discuterà anche di questo nel corso del convegno dal titolo “Il Pnrr, per il Sud che sarà” organizzato da Ance Lecce e in programma oggi, dalle 9.30, al teatro Apollo del capoluogo salentino. Obiettivo: evitare l’“effetto imbuto” in primavera, quando i Comuni sguarniti di personale, per finalizzare gli investimenti, saranno chiamati a misurarsi anche con il nuovo Codice degli Appalti.

I dati di Ifel

I numeri diffusi nel corso della undicesima Conferenza sulla Finanza e l’Economia locale organizzata dalla Fondazione Ifel di Anci aiutano a definire il quadro dell’emergenza. Dal 2011 il personale dei Comuni è diminuito del 27%, con un -19% maturato tra il 2015 e il 2020 solo per quanto riguarda le professionalità impegnate negli uffici pianificazione. Nonostante questa carenza, la Puglia è riuscita ad accaparrarsi l’8,8% dei 29,5 miliardi di euro (ovvero 2,596 miliardi) sui 40 complessivi affidati dal Pnrr al potere di spesa delle amministrazioni locali, “protagoniste” di ben 4 delle 6 missioni nelle quali il Piano è suddiviso. I sindaci, insomma, gestiscono tutto tranne le linee di finanziamento relative alle infrastrutture per la mobilità e alla sanità, le cui competenze sono affidate allo Stato e alle Regioni. 
Il sistema ReGis della Ragioneria generale dello Stato che gestisce e monitora le linee di investimento del Pnrr certifica che il maggior numero di progetti ammessi a finanziamento fino a oggi è stato depositato dai Comuni della Lombardia, la regione più vasta e popolosa d’Italia, con 11.728 interventi.

Seguono Campania, Sicilia e Puglia. Il Sud, dove risiede il 33,8% dei cittadini italiani abbraccia il 37,7% dei progetti comunali finanziati dal Pnrr, mentre il Nord – dove risiede il 46,4% della popolazione – ha visto finanziato il 48,3% dei progetti comunali. 

I rischi di un Piano “azzoppato”

La corsia preferenziale assegnata al Sud nel Pnrr, con l’obiettivo dichiarato di investire nella coesione sociale e nel superamento degli storici gap territoriali, si scontra dunque con l’esiguità dell’“esercito” di dipendenti pubblici cui è demandata la messa a terra dei progetti per costruire asili, mettere in sicurezza le scuole, rigenerare le periferie. Per questo l’attenzione di Anci è concentrata sulle novità in arrivo con il nuovo decreto sul Pnrr atteso per l’inizio di febbraio in Consiglio dei ministri. La misura più importante prevista dal ministro Fitto - se le indiscrezioni venissero confermate - è rappresentata dall’esclusione integrale dei costi per il rinnovo dei contratti dei dipendenti dai calcoli sul rapporto fra entrate stabili e spese di personale, rapporto in base al quale viene “tarata” la possibilità di ciascun ente di assumere personale. Verrebbero così ad aprirsi nuove possibilità di reclutamento per i Comuni dai bilanci in salute e, anche qui, a giovarne sarebbe il Settentrione. Infatti, secondo una ricerca dell’Ordine dei commercialisti di Napoli pubblicata nei giorni scorsi dal Sole24Ore nell’inserto Sud, il 75% dei Comuni del Mezzogiorno si trova in una situazione di predissesto (per la Puglia emblematici i casi di Brindisi e di Lecce), contro il 13% dei Comuni settentrionali e l’11% di quelli del Centro Italia. Si vedrà.

L'accordo con i sindacati

Intanto l’Anci, ieri, ha siglato un accordo con Cgil, Cisl e Uil proprio per le assunzioni e gli investimenti legati al Pnrr. «In particolare - secondo quanto si legge nell’accordo - le parti si incontreranno periodicamente su proposte riguardanti le misure per il rafforzamento delle strutture amministrative di Comuni e città metropolitane che favoriscano le assunzioni straordinarie previste per il Pnrr. E anche per affrontare insieme eventuali criticità su tempi e modalità di attuazione degli investimenti». «Particolare attenzione - è scritto ancora nel protocollo - potrà essere data «alle politiche di riconversione come quelle per l’automotive, le energie rinnovabili e l’economia circolare e agli aspetti che hanno ricaduta diretta o indiretta sul lavoro connessi in particolare alla riforma della pubblica amministrazione, alla riforma fiscale e alla disciplina degli appalti nonché alla concorrenza e agli interventi relativi agli ammortizzatori sociali». L’accordo avrà una validità di due anni. 
«Nel momento decisivo per la realizzazione concreta delle opere del Pnrr, mentre siamo ormai all’assegnazione dei lavori e all’apertura dei cantieri, è molto importante che i Comuni italiani abbiano trovato con Cgil, Cisl e Uil un terreno di impegno comune, per superare i problemi e garantire ai cittadini i risultati di questo grande piano di investimenti pubblici che affida ai Comuni finanziamenti per oltre 40 miliardi di euro da trasformare in opere indispensabili alle nostre comunità» ha commentato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sindaco di Bari. «Il Pnrr - ha ricordato Decaro - sarà utile ai nostri cittadini se, oltre alle opere pubbliche, porterà anche occasioni di sviluppo e di nuova occupazione. Il comune interesse di Anci e sindacati è che dall’attuazione del Pnrr si avvii una riconversione verso nuove politiche industriali e scaturiscano nuovi posti di lavoro, e lavoreremo per questo».

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