Pmi, in Puglia calo del 13,7%. «Ma il tessuto è resiliente»

Pmi, in Puglia calo del 13,7%. «Ma il tessuto è resiliente»
di Vincenzo DAMIANI
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Giovedì 27 Aprile 2023, 05:20

Aumentano i divari tra l’Italia e il resto di Europa e tra il Sud e il Nord del Paese, con il settore delle piccole e medie imprese della Puglia che arranca ma prova a restare a galla. 
È quanto emerge dal focus territoriale Mezzogiorno-Puglia del rapporto regionale Pmi 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit e presentato ieri a Bari. Si tratta di un approfondimento sulla performance delle Pmi pugliesi, del Mezzogiorno e del resto d’Italia: il rapporto, in particolare, analizza gli andamenti e le prospettive delle 160 mila società italiane che, impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro e generano un valore aggiunto complessivo pari a 204 miliardi di euro. Lo studio tiene conto del perdurare del conflitto russo-ucraino e della persistenza dei rincari sul mercato delle materie prime. 

Il Pil che fotografa l'aumento dei divari


L’indicatore che evidenzia l’aumento dei divari è il Pil pro capite: l’Italia, nonostante nel periodo considerato veda crescere i valori dell’indicatore, sperimenta un impoverimento relativo rispetto agli altri paesi europei, tanto da raggiungere nel 2021 valori inferiori alla media europea. Eurostat calcola per il 2021 un Pil pro-capite per l’Italia di 30.100 euro, inferiore al valore medio europeo pari a 32.400 euro. Divergenze importanti e crescenti persistono tra le macroaree: 37,3mila euro nel Nord-Ovest, 35,8mila euro nel Nord-Est, 31,1mila euro al Centro, 20,2mila euro al Sud e 19,3mila nelle Isole. La Puglia fa registrare un valore di Pil pro-capite pari a 19,9 mila euro. L’aspetto positivo, si evince dal report, è che il settore produttivo delle Pmi “mostra una resilienza importante”, si legge. 

La resilienza delle imprese


Le stime realizzate da Cerved evidenziano, infatti, che anche nel 2022 prosegue il trend di crescita del fatturato delle piccole e medie imprese. I fatturati reali, al netto dell’inflazione, crescono del 2,4% a livello nazionale e del 2,1% nel Mezzogiorno e in Puglia. Gli effetti del peggioramento della congiuntura, invece, si sono manifestati in modo più immediato su redditività netta e utili: il Roe (Return on Equity) delle Pmi del Mezzogiorno risulta in calo di quasi un punto (dal 13% al 12,2%), contro una media Italia di 0,6 (dal 12% all’11,4%). «Dal rapporto emerge un quadro in chiaroscuro, la parte che ci preoccupa di più è che aumentano i divari territoriali e aumentano le persone che si trasferiscono fuori sede o all’estero per cercare opportunità di lavoro.

Vediamo, comunque, questi dati come stimolo per proporre delle contro-azioni», ha commentato Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali e per le politiche di Coesione territoriale. «La frattura economica e sociale su scala territoriale – ha aggiunto - rappresenta un freno alla crescita economica complessiva, per il Mezzogiorno e per il Centro-Nord».

Denatalità, la Puglia perde il 13,7 delle pmi


In forte aumento anche la quota di Pmi che nel 2022 chiudono il bilancio in perdita (dal 9,4% al 25,4% nel Mezzogiorno). Non solo: l’analisi della demografia di impresa in Italia fa registrare un peggioramento del clima di business, con una decrescita delle nuove imprese e una inversione di tendenza rispetto alla stabilizzazione osservata negli ultimi anni. In particolare, i tassi di natalità nel 2022 risultano in flessione del 10,6% rispetto al 2021 (-10 mila nuove imprese in meno). A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area geografica più colpita (-13,2%), con la Puglia a -13,7%.
«Ci sono tante problematiche legate anche all’aumento dei tassi di interesse che ci preoccupa molto in una situazione in cui ci sono tantissime incertezze. Ma ci sono anche opportunità enormi, ci sono quantità enormi di fondi che dobbiamo riuscire a spendere, noi imprenditori siamo ottimisti”, ha chiosato Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia. Il trend delle abitudini di pagamento delle Pmi evidenzia anch’esso un peggioramento, con la quota di fatture non saldate che ritorna a crescere negli ultimi mesi del 2022. In aumento anche il rischio prospettico delle Pmi: nello scenario più pessimistico la quota di Pmi in classe di rischio potrebbero passare dall’8,2% al 9% a livello nazionale, con un impatto più rilevante nel Mezzogiorno (dal 10,3% all’11,6%) e in Puglia (dal 9,4% al 10,5%). «Dallo studio - ha commentato Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italia - emerge come le imprese del Mezzogiorno mostrano una certa resilienza, ma sono quelle che rischiano di subire maggiormente gli effetti dell’attuale scenario geopolitico e dei rincari dei prezzi delle materie prime». Per Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco, «servono interventi tesi a sostenere la liquidità e favorirne l’accesso a strumenti di finanza alternativa». 
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