Amico e addetto stampa, Cascella ricorda il presidente scomparso: «Napolitano amava il Sud. Fu un maestro della politica»

Il presidente Giorgio Napolitano con Pasquale Cascella
Il presidente Giorgio Napolitano con Pasquale Cascella
di Adriano ANTONUCCI
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Domenica 24 Settembre 2023, 07:30

«Va via un maestro di politica, un uomo delle istituzioni. Da lui ho imparato tanto, anche al di là di quello che poteva essere il rapporto fiduciario e lavorativo che ci legava». Pasquale Cascella non nasconde la sua emozione e la sua commozione nel ricordare Giorgio Napolitano. Il 71enne giornalista, originario di Barletta, ha accompagnato l’ex Capo dello Stato sin dal 1992 quando divenne addetto stampa dell’allora presidente della Camera. «Dal primo momento - ha raccontato Cascella - ho instaurato con lui un rapporto di affinità politica. Giorgio era un leader della componente riformista del Pci e per tanti di noi è stato il padre della natura italiana del partito, colui che gli ha permesso di piantare le proprie radici nel Paese traghettandolo poi nel corso degli anni a quel cambio che lo porterà a trasformarsi nel Pds e in ciò che avvenuto successivamente».

Cascella e Napolitano, un rapporto solido


Un rapporto solido quello tra Cascella e Napolitano, fondato sulla condivisione di ideali e principi importanti come quello del meridionalismo. «Giorgio era un meridionalista vero, per chi veniva dal Mezzogiorno quella sua capacità di coniugare la questione sociale e quella politico-istituzionale dell’intero Paese era una grande lezione».

Il meridionalismo di Napolitano ha accompagnato Cascella anche nella sua esperienza al Quirinale, nel ruolo di consigliere della comunicazione del presidente e capo ufficio stampa, ricoperto nel primo settennato al Colle dal 2006 al 2013. «Nel corso delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia - ha ricordato Cascella - volle sancire il superamento del divario tra Nord e Sud del Paese. Aveva un rigore e una volontà di spiegare sempre le proprie scelte che mi è rimasto impresso. Badava al punto e alla virgola, aveva la necessità di dare senso compiuto alle cose».

Il legame con la Puglia


Un legame forte con il Meridione e con la Puglia in particolare. «Aveva, con la nostra regione, un rapporto familiare. Uno dei suoi fratelli lavorava in Puglia e qui sono nati i suoi nipoti. Nel 2004, l’Università di Bari gli conferì la laurea honoris causa in Scienze politiche e per lui fu una grande emozione». Tanti sono stati i suoi viaggi istituzionali in Puglia, tra questi quello del 2011 a Conversano per ricordare Giuseppe Di Vagno, socialista ucciso dai fascisti nel 1921. «Fu un’esperienza molto particolare e significativa, per lui quella visita ebbe un grande valore simbolico».
Grande è stata l’attenzione che, nel corso degli anni, Napolitano ha avuto nei riguardi della città di Barletta della quale Pasquale Cascella è stato sindaco dal 2013 al 2018. «Il 21 settembre del 1998 da ministro dell’Interno conferì alla mia città la medaglia d’oro al merito civile per i fatti del 12 settembre 1943. Nel 2013, da sindaco, gli proposi di ricevere al Quirinale una delegazione istituzionale per commemorare il 70° anniversario di quei tragici avvenimenti. Accettò senza esitare, il sacrificio dei vigili urbani e dei netturbini trucidati dalla barbarie nazifascista in quei drammatici giorni era considerato da lui come il seme della Resistenza che porterà poi alla Liberazione».

Molto significativo, sempre riguardo Barletta, è quanto accadde all’indomani del crollo di via Roma del 3 ottobre 2011 che costò la vita a cinque donne, quattro delle quali impegnate nel proprio lavoro in una maglieria al piano terra dell’edificio. «Ricordo che, impegnato in una visita istituzionale a Bari, volle assolutamente venire a Barletta per incontrare i parenti delle vittime. Per lui, da garante della Costituzione, della Repubblica fondata sul lavoro, non era accettabile il sacrificio di quelle donne morte mentre lavoravano ed esercitavano un proprio diritto».

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