Le belle e incompiute, mappa aggiornata dei cantieri bloccati

Gli alloggi popolari di Lecce ancora in alto mare
Gli alloggi popolari di Lecce ancora in alto mare
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 2 Luglio 2016, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 14:35
C’è il famoso Palazzo degli Uffici di piazza Archita a Taranto e c’è il gerontocomio di Nardò (Lecce), ma ci sono anche il Centro intermodale dei servizi commerciali e per i prodotti ortofrutticoli di Francavilla Fontana (Brindisi), e il mercato ortofrutticolo di San Cassiano. Tanti gli interventi attesi, urgenti, reclamati dalle comunità e dagli amministratori fra le “incompiute” lasciate a metà. La causa principale è la mancanza di fondi: le opere spesso vengono appaltate stimando un certo importo, ma in itinere spuntano fuori varianti o problematiche non previste che fanno impennare i costi. Così ci si trova ad un bivio: trovare altri soldi o fermare il cantiere. I fatti parlano da soli, con più di ottocento opere di rilevanza statale e regionale mai concluse, alcune anche da diversi anni.
Sulla questione, nei mesi scorsi, il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, era stato categorico: «Mapperemo tutte le opere incompiute entro il 30 giugno 2016» aveva detto annunciando che successivamente il ministero avrebbe deciso quali infrastrutture completare, riutilizzare anche in forma ridimensionata, o demolire. La promessa è stata mantenuta e da ieri è on line - sul sito del Mit - l’aggiornamento dell’anagrafe delle opere pubbliche incompiute di interesse nazionale. L’elenco è stato compilato sull’apposito sistema entro il 30 giugno scorso dalle Regioni, dalle Provincie autonome e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e si riferisce alle opere incompiute al 31 dicembre 2015. Dall’analisi dei dati pubblicati, si evidenzia che il numero complessivo delle opere incompiute 2016 (anno di rilevazione 2015) è 838, a fronte delle 868 dell’anno precedente, con una riduzione di 30 opere incompiute.
 
Strade, scuole o mercati, cantieri avviati e mai chiusi che ci “regalano” l’etichetta di “Paese delle grandi opere incompiute”, dei sogni realizzati a metà. E in questo triste primato la Puglia è seconda in classifica (lo è stata anche nel 2014, ma il numero di opere era ridotto), dopo la Sicilia, tra le regioni meno virtuose d’Italia con 90 incompiute alla data del 31 dicembre 2015, 10 in più rispetto all’aggiornamento del 31 dicembre 2014, quando il numero delle opere si fermava ad 80 (nel 2013 le incompiute si fermavano a 59). Tra le 91 incompiute 45 sono suddivise tra Brindisi (14), Lecce (17) e Taranto (14), le altre 46 tra Bari (13), Foggia (26) e Bat (7). Infrastrutture che pesano sulle famiglie, risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare progetti poi lasciati a metà.

Tra le province salentine il primato per le incompiute spetta a Lecce con 17 opere mai ultimate, tra cui spiccano in quanto a finanziamenti previsti la rete irrigua di Tricase (5.112.923 euro), il mercato ortofrutticolo di San Cassiano (3.984.519 euro), i 24 alloggi Erp a Galtina (2.065.827 euro), i 29 alloggi Erp sempre a Galatina (1.665.647 euro), l’impianto natatorio di Racale (1.796.000 euro), i 18 alloggi Erp di Taurisano (1.549.370 euro).
Brindisi e Taranto hanno lo stesso numero di incompiute: 14 a testa. Per la provincia di Brindisi vale la pena ricordare il Centro intermodale di Francavilla Fontana (6.197.482 euro), l’impianto per il trattamento dei rifiuti a Brindisi (5.681.026 euro), la conservazione del litorale Campo di Mare, a San Pietro Vernotico (1.919.890 euro), la circonvallazione di Villa Castelli (1.840.000 euro), il nuovo ossario di Ceglie Messapica (1.732.681 euro), solo per citarne alcune. Mentre a Taranto tra le incompiute che meritano di essere ricordate ci sono il Palazzo degli uffici di Taranto (33.200.000 euro), che è l’opera sicuramente più maestosa, il Centro servizi agricoltura di Grottaglie (2.248.084 euro), l’impianto di depurazione Bellavista (1.800.000 euro).

La maggior parte delle incompiute della Puglia, viene annotato nell’anagrafe, è tale perchè i lavori di realizzazione, avviati, risultano interrotti entro il termine previsto per l’ultimazione perché non sussistono le condizioni di riavvio. O peggio, perché i lavori di realizzazione ultimati non sono stati collaudati nel termine previsto, in quanto l’opera non risulta rispondente a tutti i requisiti previsti dal capitolato e dal progetto esecutivo, come accertato durante il collaudo.
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