La sfida sulle concessioni: dalle Regioni i primi bandi. «Occhio ai possibili ricorsi»

La sfida sulle concessioni: dalle Regioni i primi bandi. «Occhio ai possibili ricorsi»
di Maurizio TARANTINO
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Domenica 5 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 12:52

Le spiagge prese d’assalto dai primi bagnanti non hanno smosso di una virgola l’impasse che condiziona il futuro dei balneari italiani. La direttiva “Bolkestein” rischia di mandare in tilt, una volta per tutte, uno dei comparti più importanti dell'economia nazionale, specie dopo la nuova presa di posizione del Consiglio di Stato che ha confermato, in maniera tranchant, la decadenza delle concessioni il prossimo 31 dicembre. Né è valsa la mossa del governo di farsi scudo della mappatura delle spiagge, realizzata dal tavolo interministeriale nei mesi passati e promossa dalla Presidenza del Consiglio. I giudici, nell’ultima sentenza dello scorso 29 aprile, hanno ribadito che le spiagge rappresentano una risorsa «sicuramente scarsa» e le concessioni vanno messe a gara immediatamente.

Una vera e propria incognita per il settore che puntava ad ottenere a breve risultati positivi dall’interlocuzione con Bruxelles proprio attraverso la validazione della mappatura da cui risulterebbe che solo il 33% del litorale italiano è occupato.

Ma i funzionari europei hanno respinto al mittente questa interpretazione di tipo “quantitativo”, chiedendo invece che venga realizzato un report basato su una valutazione di tipo “qualitativo”.

Il caso del Friuli

Il Friuli Venezia Giulia ha deciso di anticipare i tempi e di indire le gare per la messa a bando delle concessioni, ponendo i paletti per chi vincerà i prossimi affidamenti, cioè la responsabilità sociale di chi gestisce un bene pubblico con l’inserimento di alcune aree di spiaggia libera dotate di tutte le attrezzature per gli utenti che non possono permettersi di affittare i servizi a pagamento. Una “fuga in avanti” che invece stride con i Comuni che hanno proceduto con la proroga delle vecchie concessioni fino al 2033, come accaduto a Pesaro o a Trieste, ma che rischiano di decadere appunto a causa della chiara espressione del Consiglio di Stato.

Il difensore del Sib

Bartolo Ravenna, difensore del Sib nazionale insieme ai professori Romano Vaccarella e Maria Alessandra Sandulli, non comprende la linea dei giudici. «Non è spiegabile questo arroccamento - sottolinea -. Le famose sentenze gemelle emesse dall’Adunanza Plenaria si sono basate sui dati del Sid per affermare la scarsità della risorsa: ebbene gli stessi dati del Sid, aggiornati al 2023, espressi durante il tavolo tecnico interministeriale hanno smentito questa scarsità. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio “dogma” che per i giudici parrebbe insuperabile per ragioni quasi incomprensibili, essendo contrario ai suoi stessi presupposti». Per fare chiarezza sul punto, il Sib ha fornito più di un principio di prova attraverso la produzione del verbale del tavolo tecnico, formulando una richiesta di ordine istruttorio alla Presidenza del Consiglio. «Buon senso vorrebbe considerare questi aspetti - conclude il legale - finalizzati all’accertamento della scarsità della risorsa».

Gli operatori

Dopo il ricorso del Sib e della Regione Abruzzo, la Cassazione ha rinviato nuovamente al Consiglio di Stato la sentenza gemella dell’Adunanza plenaria che aveva disapplicato le proroghe fino al 2033. E il 7 maggio il Consiglio di Stato si esprimerà. Questa volta però sarà la sezione semplice ad esprimersi e questo secondo l’avvocato Ravenna potrebbe già essere motivo di un nuovo ricorso avendo il Sib il diritto di vedere valutate le proprie ragioni dallo stesso massimo consesso che si era espresso in precedenza.

Una situazione, quella delle nuove gare, che non convince Vito Vergine, titolare del lido “Le Maldive del Salento” di Salve. «Per arrivare ad assegnare le concessioni entro quest’anno - spiega - ci devono essere motivi politici ben precisi, altrimenti non è possibile che una gara venga fatta in maniera inappuntabile. Si rischiano ricorsi a valanga. Ci sono tante variabili che devono essere prese in considerazione: si può vincere sulla scorta di un progetto faraonico, ma poi bisogna vedere se questo progetto è realizzabile o meno perché deve misurarsi con le norme urbanistiche. Le gare non risolvono niente».

Preoccupazione che esprime anche Domenico Alba, presidente regionale di Cna balneari. «La confusione dettata dal Consiglio di Stato - afferma - è evidente. Confermiamo quanto detto dal presidente del Tar Lecce, Antonio Pasca, sulla divisione dei ruoli che non sembra essere rispettata appieno. Siamo certi che dopo il rinnovo del Parlamento europeo molte cose cambieranno».

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