Stefanazzi (Pd): «Puglia laboratorio nazionale di intese ed esempio di opposizione al governo: Emiliano è l'uomo chiave»

Claudio Stefanazzi
Claudio Stefanazzi
di Alessandra LUPO
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Giovedì 8 Giugno 2023, 05:15

In Italia le dinamiche che hanno eroso il consenso ai partiti sono tutt’ora in atto e in Puglia Michele Emiliano ha dimostrato di essere l’unico soggetto politico in grado di leggere questo fenomeno e accorpare le varie sensibilità attorno a un progetto politico». A parlare è il deputato del Pd Claudio Stefanazzi, ex civico ed ex braccio destro di Michele Emiliano in Regione.
Onorevole Stefanazzi, le ultime amministrative hanno dato vari spunti di lettura, il primo sono le difficoltà del campo largo. A livello nazionale ma anche puglieseChe succede?
«In realtà in Puglia ha funzionato il campo largo alla Emiliano».
Come funziona?
«Tiene dentro, attorno a un candidato di centrosinistra, tutte le sensibilità politiche che si riconoscono in quel percorso».
E Brindisi?
«Non ha funzionato perché il campo largo si è frantumato, Rossi si è candidato e anche Luperto, che aveva una storia nel Pd, è andato altrove. I numeri sono impietosi: se ci fosse stata una comunanza di intenti avremmo vinto».
Rossi doveva fare un passo indietro?
«Non dico questo ma di sicuro ci sarebbe dovuta essere una sintesi. L’unica cosa da non fare era perdere».
C’è una ridefinizione dei rapporti di forza in atto?
«No, perché in realtà le principali città pugliesi, le province e la maggior parte dei Comuni sono nelle mani del centro sinistra, ripeto nel modello Emiliano. C’è un vento romano, è vero, ma dobbiamo vedere quanto influirà sui territori».
Per Bari c’è molta attenzione ma anche apprensione. Temete di perderla?
«Il sindaco Antonio Decaro ha tracciato la linea dicendo che in campo ci sono le primarie e questo dimostra che c’è tanta classe dirigente politica che può ambire a fare il sindaco. Il vantaggio del lavoro fatto da Emiliano e da Decaro è aver prodotto questo humus».
Che però non può più contare sulla coesione tra i due...
«I loro rapporti sono frequenti e cordiali. Essendo amici non hanno bisogno di particolari liturgie per sentirsi».
Il centrodestra non starà certo a guardare. Che vi aspettate?
«A me non sembra che il centrodestra abbia una unità di intenti così granitica sui territori e il fatto che a un anno dalle elezioni non sia venuto fuori un candidato sindaco la dice lunga. A Brindisi è dovuto ricorrere a un ex del centrosinistra».
I nomi circolano.
«Ma non c’è un candidato».
Anche il viceministro Sisto non esclude.
«Solo perché politicamente non può farlo, tutti sanno che punta alla Corte costituzionale». 
Il secondo dato per la Puglia è l’affermazione sempre più netta del civismo. Un fenomeno ovviamente non locale ma che in Puglia ha una connotazione particolare. Da ex civico cosa ne pensa? 
«Questo paese continua ad avere uno spazio di consenso molto ampio non rappresentato dai partiti tradizionali quindi il fenomeno di erosione iniziato molti anni fa in Italia è ancora presente. Per questo, il tema del civismo è importante sotto il profilo socio-politico». 
Nonché elettorale...
«Assistiamo a un’attività di organizzazione del civismo che tende a non essere più episodico ma strutturato. Questa strutturazione è parte della sfida che centrodestra e centrosinistra combattono per accaparrarsi quella parte di consenso. In Italia il soggetto che ha dimostrato di avere la maggiore capacità di leggere questa sensibilità è stato Michele Emiliano. Le sue esperienze di governo sono sempre state improntate al recupero di questo spazio di consenso. Intorno al programma e alla leadership del soggetto che incarnava questo programma lui ha costruito maggioranze fortemente orientate a sinistra ma composte da sensibilità anche molto diverse tra loro». 
Un’eccessiva autonomia e l’occhiolino al centrodestra possono diventare una grana per la coalizione?
«Non sono certo che i civismo che governa la Regione voglia andare con il centrodestra, credo che da parte dei civici ci sia stata la preoccupazione di non essere marginalizzati o che il modello pugliese venisse vanificato. Ma anche Elly Schlein ha chiarito che i civici possono far parte del campo largo. E questo è un riconoscimento della centralità politica incarnata da Emiliano».
Emiliano che però sta per concludere il mandato. Poi?
«Io credo che oggi rappresenti, anche alla luce delle difficoltà della segreteria nazionale, un soggetto fondamentale nell’opposizione a questo governo. Sui tavoli nazionali è uno dei soggetti politici che affrontano con maggiore serietà le tematiche fondamentali di conflitto con il governo».
Che forma potrà dare a questo capitale?
«Credo che sia in una fase della carriera politica in cui essendo cresciuto molto potrebbe interpretare un ruolo anche nazionale».
Ossia?
«Emiliano ha già detto di essere a disposizione della coalizione: se vuol dire fare il terzo mandato ci sarà, se significherà fare altro pure. Io credo che sia lo snodo importante per le partite che ci aspettano, per tenere insieme la maggioranza regionale che è un laboratorio nazionale e per organizzare un’opposizione al governo più strutturata territorialmente».
Terzo mandato o giocare la partita nazionale quindi, l’Europa è definitivamente tramontata?
«No, mi sembra chiaro che sarà Decaro il candidato. E poi andare in Europa contraddirebbe un obiettivo politico chiaro che Emiliano si è dato».
 

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