Industria, settore in crisi: oltre 1.100 lavoratori rischiano il posto di lavoro in Puglia

Industria, settore in crisi: oltre 1.100 lavoratori rischiano il posto di lavoro in Puglia
di Pierpaolo SPADA
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Sabato 7 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:37

Industria in sofferenza e con visibilità ridotta sui mercati per i prossimi 6 mesi. Molte delle crisi pugliesi rischiano la definitiva compromissione. Il 2022 ha rappresentato un periodo di transizione, come dimostrano i numeri che presto comporranno la relazione annuale del Comitato Sepac: delle 44 crisi aziendali trattate, 39 sono ancora aperte e coinvolgono - esclusi quelli di ex Ilva, Acciaierie d’Italia e Leonardo - 5.235 dipendenti, di cui 1.115 effettivamente a rischio. Eccezion fatta per Arif e Asl (di carattere interregionale), è la provincia di Bari che assorbe il maggior numero di tavoli di crisi (16) attivi in Task force. Seguono Taranto (9), Brindisi (6) e Lecce (4). Chiudono Bat (1) e Foggia (1), per le quali il Comitato intende rafforzare i rapporti con le parti sociali. L’attività della Task force si esplica nel tentativo di salvataggio dei posti di lavoro attraverso la reindustrializzazione e il rilancio delle aziende in crisi. Obiettivo complesso e non sempre perseguibile. 

Le realtà


Per Tessitura del Salento (Melpignano) il successo è stato parziale: 58 dipendenti ricollocati in Gda mentre altri 32 licenziati pochi giorni fa. Epilogo amaro che secondo il presidente del Comitato, Leo Caroli, si sarebbe potuto evitare con la sottoscrizione di un “patto di transizione occupazionale”. Lo stesso strumento che la Task force consiglia ora alle parti in causa di applicare per scongiurare il licenziamento dei 105 dipendenti di Alcar in fallimento, per i quali, a differenza dei 125 colleghi ricollocati in Aim (al 100% Ovv spa), si è riusciti a strappare al momento altri tre mesi di cassa integrazione straordinaria. Nel Brindisino, il primo “patto di transizione occupazionale” siglato in Italia sta accompagnando i 75 lavoratori in carico a Dcm verso un bacino protetto da ammortizzatori sociali che può divenire di riferimento per altre aziende del settore aeronautico. Ma c’è il rovescio della medaglia: il gruppo Dema, da cui Dcm proveniva e che avrebbe dovuto rappresentare il punto d’approdo della ricollocazione di quei lavoratori, purtroppo ha fatto istanza di cig per gli stabilimenti di Napoli e Brindisi, dove operano in 120.

Senza cassa integrazione l’argine contro le crisi sarebbe quasi nullo. 

La cassa integrazione


A novembre 2022, in Puglia, le ore autorizzate di Cig sono state 1.209.920: +39,62% rispetto allo stesso mese del 2021 (Inps). Calano Cig ordinaria (-25,25%) e solidarietà (-87,28%). Ma aumenta, appunto, la Cig straordinaria (+3,47%). E tanta altra ne servirà anche nel Barese, ma forse non per Baritech dove, dopo l’annullamento dell’atto di prevendita tra azienda e Conserva, si è riaperta la prospettiva di reindustrializzazione grazie al potenziale acquirente tessile col quale Baritech «sta perfezionando i dettagli negoziali, che tra l’altro prevedono un sopralluogo per accertare la condizione dei macchinari per la produzione del meltblown», attività per la quale i 114 dipendenti sono ormai specializzati. «Una vertenza di comunità», l’ha spesso definita Caroli, diversamente da quella dei lavoratori di Italian Leather (Monopoli), per la quale non c’è stato evidentemente lo stesso coinvolgimento, pur trattandosi dell’unica conceria del Mezzogiorno, specializzata nel rivestimento di sedili per auto, in particolare quelli di Renault. L’azienda ha presentato un piano concordatario oggi al vaglio del tribunale fallimentare di Bari. Su 200 persone ne lavorano 30: tutte le altre sono a casa a zero ore. E la cosa più grave è che non sembra esserci prospettiva. La Task force sostiene al tavolo il piano di rilancio aziendale e, con l’advisor incaricato dall’azienda, concorre all’individuazione di nuovi in investitori. Dei contatti sono stati avviati. Un sopralluogo c’è già stato. E un altro, ad opera di un’azienda operativa nello stesso segmento, è previsto nei prossimi giorni. Risposte si attendono, intanto, anche all’Ac Boilers di Gioia del Colle. L’investitore in questo caso c’era (Mutares) ma la sua proposta vincolante non è stata ritenuta adeguata dalle banche che dovrebbero continuare a supportare il gruppo Sofinter, di cui la società pugliese fa parte. E di investitori la Task force è in continua ricerca anche per Tessitura di Mottola, ai cui 110 dipendenti è stato appena accordato un altro anno di cassa integrazione straordinaria.

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