In Puglia ci sono 2489 terreni ancora nelle mani della mafia

In Puglia ci sono 2489 terreni ancora nelle mani della mafia
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Giovedì 18 Febbraio 2016, 17:42
Business agromafia: in Puglia sono 2.489 (il 9,5%) i terreni (il dato nazionale è di 26.200) confiscati ancora nelle disponibilità di soggetti condannati in via definitiva per reati che riguardano l’associazione a delinquere di stampo mafioso e la contraffazione. Anche perché il processo di sequestro, confisca e destinazione dei beni di provenienza mafiosa si presenta lungo e confuso. Questa la fotografia scattata dal quarto Rapporto Agromafie, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, dalla quale emerge che tra i 20 ed i 25 miliardi di euro vengono sprecati per il mancato utilizzo dei beni confiscati sulla base delle stime dall’Istituto nazionale degli amministratori giudiziari (Inag).

In Puglia, quindi, vanno inutilmente in fumo tra l’1,9 e i 2,37 miliardi di euro a causa di inadempienze, procedure farraginose, lungaggini burocratiche. La Dia (Direzione investigativa antimafia) ha avviato un monitoraggio e i report che ne raccolgono i risultati denunciano molte irregolarità con moltissimi beni che risultano ancora occupati o dai mafiosi stessi o da loro parenti e prestanome. I criminali che non vengono sgomberati dagli immobili godono persino del vantaggio di non dover pagare le tasse sul bene, poiché sequestrato. Senza dimenticare che i beni di fatto non riutilizzati, anche quando non sono più direttamente a disposizione dei soggetti mafiosi, comunicano all’esterno il permanere del loro controllo sul territorio. Interessanti anche i dati sull’intensità dell’associazionismo criminale, che risulta elevata nel Mezzogiorno, ma il grado di penetrazione è forte e stabile anche al Centro e al Nord. Si denota una forte presenza di tipo associazionistico anche sul versante adriatico (Pescara: 71,4; Foggia: 67,4; Brindisi: 51,6) e risulta elevata la numerosità delle province pugliesi: Barletta-Andria-Trani (40,9), Bari (40,9), Taranto (39,4) e Lecce (37,4).

«Il fronte dell’illegalità è sempre più ampio - ha commentato il presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - e riguarda la proprietà fondiaria, le infrastrutture di servizio all’attività agricola e, non da ultime, le produzioni agricole ed agroalimentari. I reati contro il patrimonio (furto, abigeato, usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione, ecc) rappresentano la “porta di ingresso principale” della malavita organizzata e spicciola nella vita dell’imprenditore e nella regolare conduzione aziendale. Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciando le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali. Capitolo a parte merita il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliesi e dei consumatori».

Nel raporto Agromafie, al vertice della piramide criminale si colloca il mix di reati e di situazioni di illegalità strisciante che maggiormente devastano e destabilizzano la sana imprenditoria agricola ed agroalimentare della Puglia. Infatti, il settore agroalimentare, che ha dimostrato di poter resistere alla crisi, riuscendo anche a crescere e rafforzarsi in un quadro congiunturale difficile, è diventato ancor più appetibile sul piano dell’investimento.

«Impressionanti i dati relativi ai furti di olive e addirittura alberi nelle campagne pugliesi – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - un fenomeno che preoccupa e non poco che colpisce soprattutto gli imprenditori olivicoli di Bari e della Bat, vittime di razzie di olive come diamanti, dunque, ad opera di squadre organizzate che riescono a raccogliere in meno di 30 minuti anche 60 chilogrammi di prodotto che valgono circa 100 euro. Al furto di olive si associa anche quello delle attrezzature». Tra le organizzazioni criminali «la ’Ndrangheta - hanno confermato Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità - appare maggiormente rivolta sia all’acquisizione di vasti appezzamenti di terreno e alla gestione di società operanti nel settore agricolo sia al conseguimento illecito di contributi comunitari. Invece, il grado di controllo e penetrazione territoriale della Sacra Corona Unita in Puglia, invece, pur mantenendosi significativamente elevato, risulta inferiore che altrove».
M.C.M.
 
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