I progetti c’erano ma la cornice normativa ed economica ancora no. Con il decreto bollinato ieri che porta la firma dell’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani (oggi consulente del ministro in carica Pichetto Fratin), invece, l’Italia compie un passo fondamentale verso la concretezza delle cosiddette Hydrogen Valley ma anche e soprattutto verso la progressiva bonifica dei settori “hard to abate”, che comprendono gli stabilimenti energivori dove decarbonizzare è più difficile, vedi le acciaierie. Con il nuovo decreto ora anche la Puglia fa un altro passo verso la trasformazione delle aree industriali dismesse in luoghi di produzione di idrogeno verde ma anche alla riduzione delle emissioni di Co2 e nel lungo, difficile, ambizioso e non più rimandabile progetto di decarbonizzazione di giganti come Ilva.
Due direttrici di intervento
Il provvedimento generale vale per tutta Italia e fissa due direttrici di intervento, la prima è produrre idrogeno nelle valli industriali dismesse per diventare idrogen valley, a Taranto ad esempio uno dei progetti in campo mira a riconvertire l’ex Cementir (oggi Cemitaly) in un impianto di produzione di idrogeno verde, in un’ottica di fliera corta con le acciaierie. Ma i progetti in essere riguardano anche Brindisi (con un impianto su una superficie di circa 100 ettari in direzione della centrale Enel di Cerano). E Cerignola.
L’altra misura riguarda i settori hard di abate, cui sono destinati 500 milioni di euro in arrivo dalla missione 2, per la produzione dell’idrogeno nelle aree industriali dismesse.
Da 14 a 40 milioni di euro
Nel decreto esiste poi una specifica sulle Regioni, perché l’ammontare del plafond va da un minimo di 14 a un massimo di 40 milioni di risorse, come accadrà per la Puglia che ottiene il massimo della quota regionale, tenendo presente che alle regioni del Sud dovrà andare complessivamente il 50% del contingente.
Delle agevolazioni potranno beneficiare anche le imprese, a patto che gli impianti abbiano dimensioni comprese tra 1 a 10 megawatt, siano localizzati in aree industriali dismesse e siano avviati successivamente alla data di domanda. I progetti andranno completati entro giugno 2026 e devono rispettare il principio di non arrecare danno significato all’ambiente e al paesaggio. Per quanto riguarda la tranche hard to abete, invece, ci sono due miliardi destinati alle imprese, (anche sotto forma di Ati), divisi paritariamente in un miliardo per realizzare progetti che sostituiscano almeno il 10% di metano o altri combustibili fossili con idrogeno verde. Di questi 400 milioni però sono destinati ai progetti che arrivino al 90%: con una netta precedenza ai progetti più green quindi.
L’altro miliardo è invece destinato a incentivare la produzione di Direct reduced iron (semilavorato di ferro che si usa in siderurgia al posto di carbon coke e minerali di ferro, tagliando Co2 ed emissioni inquinanti.
Il quadro quindi è oggi definito anche per la Puglia, che guarda con enorme attenzione al nuovo atteso decreto per dare nuovo impulso a un percorso già avviato. E per incastrare i nuovi fondi con quelli già previsti dal Dl aiuti ter (che ieri ha ottenuto l’ ok definitivo dal Senato con Pd e M5s astenuti) che stanzia un miliardo per un impianto di Dri con questa mission. In Puglia il sogno della valle dell’idrogeno coinvolge già Edison, Saipem, Snam e Alboran Hydrogen, impegnate nella realizzazione di uno dei più grandi centri per la generazione e il trasporto del vettore in Italia.