Amina Milo Kalelkyzy, la 18enne salentina (a Lequile da quando aveva otto anni) detenuta in Kazakistan, resta in carcere ma la difesa adesso chiede una perizia psichiatrica per confermare l’accusa di tortura ai tre poliziotti (due uomini e una donna) che l’hanno rinchiusa in un appartamento privato a giugno scorso. L’avvocato Alibek Sekerov ha protocollato ieri alla Procura speciale di Astana, che sta indagando sugli abusi che la ragazza ha raccontato, un documento con le domande che uno psichiatra vorrebbe porre ad Amina per dimostrare la detenzione irregolare. Tra queste diversi quesiti sulla salute psicologica della giovane donna, che secondo la famiglia non avrebbe mai sofferto di depressione e dopo l’arresto, invece, ha tentato il suicidio due volte. Ha perso nove chili e per altro ha raccontato alla mamma, la signora Asia, anche lei ormai da anni in Italia, di vivere una situazione drammatica anche in carcere: qui sarebbe costretta a dividere la cella con altre 8-9 persone, in spazi angusti.
Il doppio arresto e i dubbi sulla firma
La 18enne era stata fermata con un coetaneo del posto, nella capitale kazaka, a giugno scorso e sarebbe rimasta in un’abitazione privata, per volontà dei poliziotti, per oltre due settimane.
Le rassicurazioni di Tajani: «Siamo al lavoro»
Contemporaneamente il ministro Antonio Tajani, a margine di un evento a Milano sui Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina ha ribadito la posizione del Ministero degli esteri. «Stiamo seguendo e la nostra ambasciata ha fatto tutto il possibile, ci sono state decine e decine di telefonate con la famiglia e interventi, visite», ha detto, confermando quanto ieri aveva già espresso tramite queste colonne. «La nostra ambasciata sta facendo tutto il possibile e stiamo seguendo la vicenda, speriamo che possa uscire quanto prima dalla detenzione - ha concluso il vicepremier -. Faremo verificare tutto ciò che è accaduto, questo non è un tema che è stato preso sotto gamba dalla nostra ambasciata».
I numerosi articoli di queste settimane e le testimonianze della mamma, del papà (il salentino Sergio Milo) e dell’avvocato hanno acceso un faro sulla vicenda. Tanti giovani italiani e kazaki hanno fatto sentire la propria voce sui social, in particolare su Instagram, e il caso di Amina è diventato internazionale. A Lequile si terrà una fiaccolata, organizzata dagli amici italiani della ragazza, probabilmente la prossima settimana. Inoltre i ragazzi stanno realizzando proprio in queste ore una bandiera, con il volto stilizzato di Amina, che verrà consegnata al Comune e al sindaco Vincenzo Carlà (anche lui in prima fila nell’interlocuzione con istituzioni, Farnesina e famiglia) per essere esposta dal Municipio.
Lo stesso potrebbe avvenire anche con altri Comuni del circondario, così da sensibilizzare ancor di più l’opinione pubblica. Lei non vede l’ora di tornare in Italia e frequentare nuovamente il liceo artistico Pellegrino, che aveva abbandonato prima del diploma. Il luogo dal quale gli amici organizzano una manifestazione per lei e dove tutti sperano di riabbracciarla presto.
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