Numerosi sono i nodi che la Regione Puglia è chiamata a risolvere con la ripresa autunnale. Ma un terreno sul quale i primi passi sono stati mossi già nel periodo estivo riguarda i Consorzi di bonifica, tra le cartelle arrivate agli agricoltori nonostante talvolta l’assenza di servizi, e la necessità di fare ordine in tutto il territorio regionale.
La riforma riguarda in particolare le quattro strutture fondiarie del Centro-Sud Puglia (Arneo, Ugento Li Foggi, Stornara e Tara e Terre d’Apulia) che dal primo gennaio saranno infatti sostituite dal Consorzio unico, così come stabilito da una legge regionale del 2017 e da una delibera della giunta Emiliano di fine luglio scorso. Il Consorzio si pone l’obiettivo di raggiungere un equilibrio finanziario nella gestione, lo snellimento delle procedure burocratiche e, tra le altre finalità, anche la ricostruzione del paesaggio post-xylella e appunto la risoluzione del nodo legato alle cartelle di pagamento che tanto fa ancora discutere e vede da anni i contribuenti sul piede di guerra a livello giudiziario. Un ruolo determinante sarà rappresentato pure da Acquedotto pugliese che secondo la legge regionale, sarà chiamato ad assumere, tramite convenzione, la direzione tecnica della sezione irrigazione ed acquedotti rurali.
L'iter
Il cronoprogramma dei lavori, da qui a gennaio, prevede l’approvazione del piano generale di bonifica, poi l’apertura delle consultazioni con le comunità locali per la redazione dei nuovi piani di classifica. La Regione, dunque, con la creazione del Consorzio unico intende chiudere la gestione contabile e amministrativa dei singoli Consorzi territoriali commissariati.
I pareri
Così l’ente unico, per Coldiretti, potrà «agevolmente accedere a tutti quei piani e a quei finanziamenti a livello nazionale e comunitario che permetterebbero di attingere risorse per investire sui territori. Non ci possiamo più permettere di arrivare impreparati ad eventi calamitosi, come ad esempio l’alluvione del 2012 nella zona di Ginosa, per questo è importante la manutenzione del territorio». Sul problema delle cartelle esattoriali, il presidente Cavallo spiega che si tratta di un «tributo dovuto per legge nel momento in cui c’è un servizio e una manutenzione del territorio. Tuttavia, qualche sentenza sta dimostrando che laddove non c’è un beneficio diretto la cartella va annullata, pertanto la questione va risolta con un intervento politico che vada a definire la questione debitoria degli enti ma non a carico degli agricoltori». Sul fronte riforestazione, Cavallo preferisce parlare di un «piano strategico di rigenerazione generale del Salento e non di singoli interventi». Giannicola D’Amico, vicepresidente regionale vicario Cia Puglia spiega che come associazione, insieme ad altre organizzazioni di categoria, «ci siamo detti contrari sin dall’inizio al consorzio unico perché riteniamo che esso non possa gestire un territorio così ampio come quello che comprende le province di Bari, Taranto, Lecce e Brindisi. Avevamo chiesto l’apertura di un confronto al governatore Emiliano ma la regione ha deliberato invece per la costituzione del consorzio unico. Noi ci auguriamo che questo ente abbia una governance gestita dagli agricoltori che sono i proprietari dei terreni interessati alle opere, e faccia la manutenzione idraulica e la distribuzione dell’acqua a prezzi accessibili. Staremo a vedere che cosa succederà». Va fatta, secondo la Cia, «una riflessione più ampia sui consorzi che noi riteniamo importante strumento soprattutto per la tutela del territorio, però i quattro consorzi commissariati a nostro parere non hanno portato a termine la loro “mission”, viceversa il consorzio di Capitanata funziona e tutti quanti gli agricoltori pagano regolarmente le cartelle e sono soddisfatti del servizio che viene erogato». Nei quattro consorzi del centro-sud Puglia, D’Amico ritiene «illegittime le richieste di pagamento perché si tratta di un tributo a fronte di un servizio che non viene reso. Non bastano i 300 milioni stanziati anni fa dal governo, occorrono nuove risorse e le aziende vanno messe nelle condizioni di poter reimpiantare non solo varietà resistenti di olivo ma anche altre varietà, per poter permettere di riprendere a fare rete».