Licenziamenti, in alternativa c'è la cig: l'intesa dopo riunione-fiume tra Draghi e parti sociali. In Puglia a “tremare” erano in 16mila

Licenziamenti, in alternativa c'è la cig: l'intesa dopo riunione-fiume tra Draghi e parti sociali. In Puglia a “tremare” erano in 16mila
Licenziamenti, in alternativa c'è la cig: l'intesa dopo riunione-fiume tra Draghi e parti sociali. In Puglia a “tremare” erano in 16mila
di Alessio PIGNATELLI
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:15

A rischiare di perdere il lavoro in Puglia con il paventato sblocco totale dei licenziamenti sarebbe stata una platea stimabile tra le 13mila e 16mila unità. Il grido d’allarme è della Cgil pugliese e del suo segretario Pino Gesmundo: una previsione al netto dei rapporti di lavoro precari, a intermittenza, che sono stati i primi ad essere espulsi dal mercato del lavoro all’inizio della crisi pandemica. Ieri, però, a Palazzo Chigi, governo, sindacati e imprese hanno trovato un primo compromesso, al termine di quasi 7 ore di confronto, per l’utilizzo della cig in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro. Tutte le aziende che hanno tavoli di crisi aziendali aperti al ministero dello Sviluppo economico, nelle Regioni e nelle Prefetture si impegnano ad utilizzare gli ammortizzatori sociali prima di procedere ai licenziamenti. Il documento congiunto è stato firmato dal premier Mario Draghi, dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dai leader di Cgil, Cisl e Uil e da Confcooperative, Cna, Confapi e Confindustria.

I commenti dei sindacati

L‘accordo sul tema del blocco dei licenziamenti «è un segnale importante». Lo dicono Cgil, Cisl e Uil dopo la riunione a Palazzo Chigi. «Un primo importante passo», ha spiegato il segretario della Cisl Luigi Sbarra. «Viene data risposta alle tante persone che avevano preoccupazioni», ha sottolineato il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri. «È un risultato che risponde alla mobilitazione che c’è stata sabato, l’unità sindacale lo ha prodotto. In questa dichiarazione è previsto l’impegno per avviare il confronto per la riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive», ha aggiunto il leader della Cgil Maurizio Landini. La scelta precedente del governo propendeva per annullare il divieto di licenziare per l’industria manifatturiera ed edilizia e lasciarlo invece limitatamente ai settori tessile, calzaturiero e moda. Il blocco solo per la filiera del Tac (tessile, abbigliamento, calzaturiero) - nonostante abbia vissuto anni migliori, conta sul territorio oltre 5mila imprese e 36mila addetti - scontentava la Cgil pugliese «per diverse ragioni - spiega Gesmundo - la prima è che chiedevamo una proroga fino a ottobre affinché si potessero dispiegare gli effetti positivi della ripresa perché chiedevamo di arrivare allo sblocco con una riforma degli ammortizzatori sociali e percorsi di ristrutturazione aziendale con programmi di formazione per i lavoratori.

Perché, infine, è difficile pensare al solo tessile come solo settore colpito dalla crisi che è stata traversale e ha interessato tutto il manifatturiero e soprattutto il settore dei servizi».

Per questo Cgil, Cisl e Uil chiedono di affrontare una discussione complessiva sul mercato del lavoro, sulle politiche attive, anche in considerazione di un problema generazionale: i giovani, secondo l’Istat, sono il gruppo anagrafico con il più alto tasso di povertà dove più del 60% guadagna meno di 10mila euro l’anno. «Quali prospettive di emancipazione e di vita con questi redditi? Per questo i giovani continuano a lasciare la Puglia, in cerca di salari non da fame» aggiunge Gesmundo. «Resta l’idea di fondo - prosegue il numero uno della Cgil Puglia - in una fase di ripresa dei mercati e dei consumi nella quale istituzioni, politica e parti sociali si stanno confrontando su come impiegare le risorse del Pnrr per ammodernare il sistema paese, questo percorso ha alla base il licenziare migliaia di persone in tutto il Paese: è una contraddizione. Ed è ancora più sbagliato mettere lavoratori contro lavoratori, si rischia di alimentare tensioni sociali pericolose in una fase in cui i redditi delle famiglie sono stati già fortemente erosi durante la crisi. Dopo la mobilitazione unitaria di sabato 26 che ha visto una straordinaria partecipazione anche nella manifestazione di Bari, abbiamo lanciato una campagna di assemblee per informare lavoratori, pensionati, giovani delle nostre proposte e per ascoltare il disagio che arriva dai territori e dai luoghi di lavoro. Noi non ci fermeremo di certo».

Oggi pomeriggio, ainfine, si terrà il Consiglio dei ministri chiamato a dare il via libera al decreto ponte sul tema del blocco dei licenziamenti, dopo l’intesa firmata con le parti sociali a Palazzo Chigi.

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