Antimafia, anche De Castris in corsa per il vertice: ecco gli otto candidati a succedere a Cafiero De Raho

Antimafia, anche De Castris in corsa per il vertice: ecco gli otto candidati a succedere a Cafiero De Raho
di Paola ANCORA
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Martedì 16 Novembre 2021, 05:00

C’è anche il nome del procuratore capo di Lecce, Leonardo Leone de Castris, fra gli otto in corsa per succedere a Federico Cafiero De Raho al vertice della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. De Raho, il cui nome è legato alla lotta al clan dei Casalesi nel Casertano e al maxi-processo “Spartacus”, andrà infatti in pensione il prossimo febbraio. E alla chiusura dei termini del bando pubblicato dal Consiglio Superiore della Magistratura, l’11 novembre scorso, per prenderne il testimone si sono fatti avanti otto magistrati, tutti di alto profilo: insieme a quello di de Castris, infatti, il plenum di Palazzo dei Marescialli dovrà valutare i curricula del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri; del procuratore di Napoli, Giovanni Melillo; di quello di Palermo, Francesco Lo Voi e del procuratore generale di Firenze, Marcello Viola. E ancora, fra i candidati ci sono i procuratori di Catania, Carmelo Zuccaro e di Messina, Maurizio De Lucia e c’è Giovanni Russo, procuratore aggiunto della Dna, unica candidatura “interna” all’organismo concepito da Giovanni Falcone e istituito nel novembre 1991 per volere dell’allora ministro della Giustizia Claudio Martelli, organismo che proprio quest’anno celebra il 30° anniversario dalla sua creazione. 

Il profilo


Uno scontro fra “titani” della lotta alla mafia, dunque, fra profili di grande prestigio, confronto nel quale de Castris avrà da giocare molte carte a suo favore: 62 anni, è stato il più giovane magistrato d’Italia a essere nominato procuratore. Non aveva ancora 49 anni quando - nel 2008 - fu chiamato a dirigere la Procura di Rossano Calabro. Da lì a Foggia, nel 2012, “feudo” della potente e ramificata mafia pugliese. Poi l’approdo a Lecce. Sua l’inchiesta sull’affondamento della nave albanese Kater I Rades, carica di profughi e speronata da una corvetta della Marina, il venerdì santo del 1997 (il relitto, recuperato, è un monumento nel porto di Otranto, ndr); sue le indagini sui vertici deviati della polizia a Brindisi; l’arresto del questore del capoluogo adriatico, processato per aver ucciso dall’elicottero un contrabbandiere in fuga su uno scafo; la cattura – grazie a una traccia di saliva su un francobollo - dell’assassino di Maria Monteduro, medico ammazzato mentre era di guardia a Gagliano del Capo nel 1999.

Poi le operazioni antimafia, a partire da “Mediana”, 150 arresti per disarticolare le frange brindisine della Scu. 

Le inchieste recenti


Nel capoluogo salentino, de Castris ha voluto potenziare il pool di magistrati incaricati di indagare sui reati contro la Pubblica amministrazione. Ha risolto in pochissimo tempo, con il decisivo contributo dei carabinieri, il delitto di via Montello: una coppia massacrata a coltellate da uno studente universitario di 21 anni. E portano la sua firma le inchieste che hanno travolto la magistratura pugliese e italiana negli ultimi anni: dall’ex gip Antonio Savasta ai pm Emilio Arnesano e Michele Nardi, fino all’ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis, coinvolti in indagini distinte, ma che riguardano, in ogni caso, presunti favori giudiziari distribuiti in cambio di appoggi lobbistici, soldi e regali di ogni tipo. 
Sobrietà, rigore, stretto riserbo, mai una sbavatura, un inciampo nella vanità e la capacità di guardare dentro il corpo della Giustizia e di ripulirlo, con il bisturi, dalle sue parti malate: sono questi gli elementi che costituiscono la cifra principale dello stile e della carriera di de Castris, attento anche a coltivare, nei cittadini, la necessaria fiducia verso le istituzioni e la magistratura in particolare. «È opinione di questa Procura - disse a margine dell’arresto di De Benedictis - che la collettività, sia pure nel comprensibile disagio e disorientamento determinato dalla vicenda, possa trovare motivo di sollievo nella circostanza che proprio l’istituzione giudiziaria possieda gli anticorpi necessari per colpire i comportamenti devianti». 
La corsa al vertice della Dna, dunque, è appena iniziata e si intreccerà con quella per altri ruoli cruciali sui quali il Csm sarà chiamato a decidere, forse influenzandone l’esito. A partire dal rebus della Procura di Roma - per la quale sono candidati gli stessi Lo Voi e Viola - ancora da sciogliere.

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