Allarme caporalato. Il ministro Lamorgese: «Il fenomeno esiste non solo nei campi»

Allarme caporalato. Il ministro Lamorgese: «Il fenomeno esiste non solo nei campi»
di Andrea TAFURO
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Martedì 16 Novembre 2021, 05:00

Prevenzione e repressione del caporalato il tema cardine del confronto organizzato ieri nell’aula magna del dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università del Salento, con la presenza del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, don Luigi Ciotti di Libera e numerosi addetti ai lavori tra cui magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine. «Il nostro compito è lavorare insieme restituendo dignità ai lavoratori e forza all’economia legale» ha affermato il ministro dell’Interno, Lamorgese, intervenendo in collegamento da remoto all’incontro “I caporalati, oggi”. «Le situazioni devono essere accompagnate, gestite, anche attraverso la sottoscrizione di protocolli su base territoriale come accaduto a Foggia. Laddove si lasciano andare – ha aggiunto il ministro - andiamo a incidere anche sulla dignità dei lavoratori stessi. Lo sfruttamento dei lavoratori richiede azioni congiunte da parte delle istituzioni pubbliche e del mondo accademico e associativo. Credo che questa sinergia sia molto opportuna intorno a una sfida che impone uno sforzo di analisi e di elaborazione di adeguate misure di contrasto». 

Il convegno

Prima sessione del convegno, dedicata ai “contrasti” – culturale, del diritto penale e del diritto del lavoro, che si conclusa con l’intervento di don Luigi Ciotti. «Il piano triennale di contrasto al caporalato è un passo in avanti molto importante rispetto al 2016, ma occorre bloccare i padroni che producono sfruttamento e i padrini che lo gestiscono. Oltre alla repressione dunque, occorre investire in prevenzione. Il lavoro dev’essere dignità e libertà – ha sottolineato don Luigi – bisogna quindi riformare lo stato sociale, intervenire sulle leggi sulla cittadinanza e sull’immigrazione, offrire opportunità alle persone e cancellare i decreti sicurezza e altre norme del passato che hanno creato queste situazioni di fragilità». 

La relazione del ministro Orlando

I lavori sono ripresi nel pomeriggio con la lettura dell’intervento del ministro della giustizia Andrea Orlando, assente per motivi istituzionali. «Proprio in questi giorni stiamo ultimando la prima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano triennale “anticaporalato”, che porterà all’attenzione del legislatore gli avanzamenti fatti, ma anche le criticità che restano da affrontare, se necessario, anche attraverso il ricorso ad alcune mirate revisioni normative.

Quando parliamo di sfruttamento e di caporalati, trovo sia giusto e anche opportuno che siano declinati al plurale, perché tanti e diversi sono gli sfruttamenti e questo è ben evidente anche nei vostri materiali elaborati. Rendere inutile il caporale è la migliore strategia che possiamo provare a porre in essere per contrastare questo fenomeno. Occorre fare in modo che imprese e lavoratori si indirizzino verso l’intermediazione legale – ha sottolineato il ministro Orlando - proprio per ridurre il raggio di influenza dei caporali».

Il dibattito

E’ seguito quindi l’intervento di Gian Carlo Caselli, presidente dell’Osservatorio agromafie della Coldiretti, e due tavole rotonde dedicate a “Il contrasto ai caporalati tra prevenzione e repressione”. Nel corso della giornata, sono stati illustrati i primi risultati di una ricerca sul caporalato, condotta di concerto tra la fondazione “Don Tonino Bello” presieduta da Giancarlo Piccinni, Unisalento e l’associazione “Bachelet” presieduta da Renato Balduzzi, che ha anche avanzato 10 proposte operative per contrastare il fenomeno. «Abbiamo rilevato che lo sfruttamento non si verifica più unicamente nella raccolta della frutta e degli ortaggi, ma si estende ad altri settori produttivi», ha sottolineato Balduzzi, già ministro della Salute e componente del CSM, «per questo ci concentriamo sulla possibilità di rafforzare la cooperazione europea – ha precisato - per mettere insieme problemi comuni e offrire risposte più efficaci, con riguardo anche alle condizioni del mercato del lavoro». Fenomeno allargato poi sul piano comunitario nell’analisi del direttore del dipartimento di Scienze Giuridiche di Unisalento, Luigi Melica. «Il caporalato non è sviluppato solo in Italia ma si riscontra in molte altre aree dell’Unione europea, dai Paesi del Mediterraneo all’Europa centrale. Grazie a una ricerca condotta dal nostro Dipartimento e finanziata su fondi FAMI del Ministero dell’Interno, abbiamo quindi potuto appurare in due study tour in Francia e Germania come il fenomeno si sia ramificato in Europa».

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