Acquedotto pugliese, Emiliano blinda Aqp: «L’acqua resta pubblica, il percorso è già definito»

Acquedotto pugliese, Emiliano blinda Aqp: «L’acqua resta pubblica, il percorso è già definito»
Acquedotto pugliese, Emiliano blinda Aqp: ​«L’acqua resta pubblica, il percorso è già definito»
di Paola ANCORA e Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 11 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 07:26

Sei mesi per scoprire le carte: il 31 dicembre del 2025, infatti, scadrà la concessione della gestione del servizio ad Acquedotto pugliese, società interamente della Regione. E c’è tempo fino a giugno del 2024 per le procedure ad evidenza pubblica necessarie a individuare il soggetto gestore che subentrerà all’attuale concessionario. Un paio di giorni, invece, per testare il polso della politica e comprendere quali siano le posizioni sulla proposta di legge che, dopodomani, il consigliere Fabiano Amati porterà in Commissione per ridefinire la governance del servizio affidandone le redini ai 257 Comuni della Puglia. Una partita molto delicata e che la Regione segue da vicino, come conferma il presidente Michele Emiliano.
Presidente, il 31 dicembre 2025 scadrà la concessione statale alla Regione per la gestione della rete idrica. Esiste un rischio concreto di privatizzazione della rete?
«Assolutamente no. Dal 2015 abbiamo lavorato per rafforzare Aqp, per far crescere e consolidare le straordinarie potenzialità di questo fondamentale asset della Regione, fino a farlo diventare una impresa che macina utili e sviluppa, nel settore dell'acqua, il piano industriale più imponente del Paese. Un’impresa che ha saputo rendersi finanziariamente indipendente dal socio unico e che è un modello organizzativo invidiato a livello nazionale. Aqp è e rimarrà pubblico». 
Nel 2011 ben 27 milioni di italiani votarono per la gestione pubblica del servizio idrico. Un referendum che è stato poi tradito perché non è stata ancora varata una legge che tuteli, governi e gestisca le acque secondo i principi indicati dai cittadini. Cosa ne pensa? E cosa può fare la Regione?
«Che l'acqua sia un bene pubblico mi sembra scontato. Altro tema sono gli investimenti necessari perché l'acqua venga depurata, perché le reti idriche siano efficienti, perché il bene acqua venga messo a disposizione di tutti i cittadini. Questo richiede la messa a disposizione di ingenti risorse finanziarie. Purtroppo in questi anni l'esperienza di gestione pubblica dell'acqua non è stata sempre convincente. E su questa inefficienza si è innestata la presenza dei privati. Aqp, a livello nazionale, è la prova di come una società pubblica, gestita in maniera rigorosa possa gestire le reti idriche come e meglio dei privati. Con l'ulteriore vantaggio che il carattere pubblico non obbliga Aqp a cercare un profilo speculativo. E questo, in una prospettiva di acqua sempre più scarsa e sempre più costosa mi sembra una opportunità per tutti. Come dimostra il fatto che le tariffe Aqp, grazie a politiche di gestione e di bilancio accorte, crescono molto meno che nel resto del Paese».
Cosa pensa della proposta di "scansare" il pericolo privatizzazione tramite il coinvolgimento di tutti e 257 i comuni pugliesi, avanzata in una proposta di legge dal commissario di Azione Fabiano Amati? 
«Il processo di trasformazione del servizio idrico integrato in una in house è già avviato. La Giunta regionale ha dato, nel corso dell'ultimo anno e mezzo, precise istruzioni su come procedere sotto il profilo formale. Siamo in corsa e saremo in tempo. Voglio solo ricordare che Aqp non è solo servizio idrico integrato. È la più grande stazione appaltante d’Italia in tema acqua, ha le competenze più ampie e riconosciute in tema di progettazione di reti idriche, è l'azienda che ha investito di più in depurazione nel nostro Paese, è un soggetto già oggi in grado di assistere governi e città straniere nella progettazione ed esecuzione di opere idriche, è un soggetto gestore di rifiuti. Insomma Aqp è già una holding che ha numerosi rami d'azienda. Tra i quali appunto il servizio idrico integrato».
Lei ritiene che un affidamento senza gara di tale servizio - possibilità che pure oggi si profila con la proposta di Azione - incontrerebbe la contrarietà dell'Unione Europea? Si pensi a cosa sta accadendo con i balneari per la gestione di un altro bene pubblico, ovvero il demanio.
«Ripeto, il percorso di trasformazione in house del servizio idrico integrato è in corso e avverrà nel rispetto delle norme comunitarie in tema di concorrenza, ovvero attraverso la trasformazione del servizio idrico integrato in house. La Regione e Aqp stanno approfondendo le questioni giuridiche da più di due anni».
Questo nodo si incrocia con l'avanzamento del progetto di realizzazione di una condotta sottomarina che dall'Albania porterebbe l'acqua in Puglia. Quali novità e quali prospettive?
«Il progetto dell'acquedotto Albania-Italia è un obiettivo che ho dichiarato da anni. Sono contento che il Governo Meloni lo abbia inserito tra i progetti prioritari nell'ambito del rapporto con l'Albania. Il presidente Rama è un amico della Puglia e mi onora della sua amicizia. È un leader pragmatico e moderno. Ed ha colto subito l'importanza della mia proposta quando, oltre due anni fa, gli ho prospettato l'idea di unire fisicamente le due sponde dell'Adriatico».
Cambiamo fronte, presidente. Fondi di coesione: il Governo “contratta” con le singole Regioni. La Puglia rischia di restare ferma all'angolo, non le pare? Come se ne esce?
«Al momento il Governo ha chiuso accordi di Coesione con Regioni che hanno solo qualche centinaio di milioni di euro di Fsc. Il negoziato con le regioni del Mezzogiorno non è ancora partito. Il problema non è la Puglia. Il problema sono le modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse». 
Si spieghi meglio.
«Con il decreto Sud e poi l'accordo con la Commissione sul Pnnr, il ministro Fitto ha chiarito che le risorse sono destinate solo ad alcune spese, per investimenti essenzialment, e che queste spese debbano essere complementari al Pnnr. Il che è una contraddizione in termini, dal momento che il Pnrr è una misura straordinaria mentre i Fondi sono una misura strutturale che serve a tante cose: a finanziare la spesa corrente per Welfare, Cultura e turismo; a cofinanziare lo sviluppo del sistema imprenditoriale meridionale; a cofinanziare i fondi Por e per realizzare, con regole di rendicontazione più semplici, opere e servizi che i fondi comunitari non possono realizzare. Il ministro Fitto ignora, temo, quello che le Regioni del Sud hanno fatto in questi anni in tema di sviluppo, rigenerazione urbana, welfare e turismo grazie ai fondi Fsc». 
Sostiene, però, che i fondi di coesione siano spesi poco e male. Non è d’accordo?
«Insiste sul tema della scarsa spesa, sì, ma viene smentito puntualmente anche dai Governatori di centrodestra.

Sta inseguendo una chimera, che poi era la sua ossessione anche da presidente della Regione: coordinare in capo a un soggetto unico, programmazione e spesa di tutte le risorse disponibili. Non c’è bisogno che ricordi come è andata a finire per lui e per la Regione».

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