“Università di strada”, il sapere itinerante ritrova il pubblico

La prima lezione
La prima lezione
di Angela NATALE
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Marzo 2016, 13:03
Il sapere scende in strada. Ed è un sapere plurale quello che l’associazione Lecce Bene Comune mette al servizio di chi, nella società della informazione e della conoscenza, si affida quasi e solo esclusivamente al pensiero dominante rappresentato a più livello dai centri di potere. Basta sentire un Tg o sfogliare un giornale per capire di non aver capito niente dei grandi temi di interesse pubblico. L’economia, forse la materia più ostile per chi non è del ramo, è tra questi. Linguaggio inaccessibile a molti, e questo è il male minore; teorie e pratiche nelle mani di “un sistema imperialistico”. Come gliela racconti alla casalinga di Voghera che neppure ci prova a chiedere un prestito in banca o a un giovane appena assunto con il dato per miracoloso Jobs Act che precario era e precario resterà? E’ anche una missione verità – contropotere della comunicazione - l’iniziativa avviata ieri a Lecce con il preciso obiettivo di condividere ed elaborare collettivamente il sapere.
Per il professor Stefano Cristante, Università del Salento, «è come spostare le lancette della storia e tornare indietro nel tempo». A quando la comunicazione faceva rima con politica, associazionismo, organizzazione. Senza il pubblico è un sapere monco, anche quello accademico. E allora ecco il progetto “Università di strada” con incontri, seminari, lezioni aperte alla cittadinanza, a un pubblico ampio e non specializzato che intenda informarsi criticamente e formarsi anche politicamente.

Ieri primo round con tre incontri in calendario. Prima lezione nella libreria Adriatica con Guglielmo Forges Davanzati. Tema: “Come viene raccontata l’economia in Italia”. Il secondo, a seguire, alle Officine culturali Ergot, con il sociologo Fabio De Nardis che ha sviluppato un’analisi critica sui populismi, tanto di moda di questi tempi; il terzo ha avuto per aula la saletta dell’Arci, con Angelo Salento che ha rivisitato “La finanziarizzazione dell’economia e la nuova struttura dell’uguaglianza”. Tutti e tre molto seguiti. A partire da quello del professor Forges Davanzati che ha tracciato un quadro per certi versi inquietante. «I meccanismi di comunicazione delle teorie economiche passano innanzitutto attraverso i meccanismi di comunicazione all’interno della comunità scientifica e sono profondamente viziati dai meccanismi di valutazione della ricerca che, per una serie di dispositivi tecnici, premiano ricerche allineate sul pensiero dominante, liberista o neo liberista». Così Forges Davanzati sintetizza il concetto, che è strettamente legato alla pratica in uso «delle politiche di redistribuzione dei fondi a favore delle sedi universitari dove lavorano gli economisti allineati a queste tesi». Ma queste teorie si trovano anche nelle riviste accademiche e vengono divulgate determinando quello che l’economista dell’università del Salento chiama «effetti di cattura» con i «governi che hanno interesse affinché vengano anticipate le riforme» e «passino tesi che sono palesemente false sul piano empirico, stando alle stesse fonti ufficiali del governo». Per esempio? «Quella che abbiamo troppi dipendenti pubblici - dice il professore - come notizia falsa che anticipa la legge su licenziamenti nel pubblico impiego. L’idea che abbiamo una spesa pubblica eccessiva, che dà adito alla possibilità di smantellare ulteriormente il welfare o quella secondo cui abbiamo troppi laureati in Italia, cosa palesemente falsa, che dà adito alla possibilità di sotto-finanziare l’Università». Solo uno dei nodi, sempre più difficili da sbrogliare nell’era della comunicazione globale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA