«Sei anoressica, ti prenderei a coltellate». Offese sul web alle studentesse, indagato un ragazzo

«Sei anoressica, ti prenderei a coltellate». Offese sul web alle studentesse, indagato un ragazzo
di Valeria BLANCO
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Domenica 31 Gennaio 2021, 23:37 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 07:45

Foto di ragazze ignare lanciate su un gruppo Telegram e poi una serie di epiteti offensivi, ingiurie, insulti, minacce e aggressioni verbali di violenza inaudita. «Ti punto una pistola in faccia. Ti prendo a sberle fino a decapitarti. Anoressica, ti prenderei a coltellate. Ti sputo in faccia», solo per fare qualche esempio del tenore dei commenti. 

E ora c’è un nome sul registro degli indagati relativamente all’inchiesta che la Procura dei minori aveva aperto nell’aprile scorso a seguito della denuncia di alcune ragazze leccesi, che loro malgrado avevano trovato le loro foto in quella chat: si tratta di un ragazzo di Copertino che sarebbe stato il creatore di quel gruppo in cui, poi, si sarebbero inserite altre persone. 

All’epoca si era parlato genericamente di cybershaming, prima che questo fenomeno odioso si identificasse meglio sotto l’etichetta di ciukinismo. Il nome deriva da Ciukino, il nickname di colui che si vanta di aver “inventato” questo nuovo modo di incitare alla violenza che viaggia sui gruppi chiusi di Telegram. Dei fatti ora si interessa anche la procura ordinaria, per verificare l’eventuale coinvolgimento di maggiorenni in quella “chat degli orrori”, scomparsa appena sono partite le indagini.

Tante le ragazze salentine coinvolte nella vicenda come vittime, ignari oggetti della rabbia repressa di chi si sfogava con insulti su Telegram. A informarle, una coetanea di un’altra regione d’Italia che aveva avuto modo di vedere quella chat e aveva contattato alcune delle ragazze, mettendole in guardia. Da le denunce e le successive indagini, portate avanti dalla Polizia Postale.

In base a cosa il ragazzo ora indagato scegliesse le ragazze da gettare della “gabbia dei leoni”, impossibile saperlo: le vittime non lo conoscevano, o lo conoscevano solo di vista. Lo avrebbero però costretto a confessare. 

«Ho ricevuto un messaggio - ha raccontato una delle vittime, una minorenne che frequenta una scuola superiore leccese - da una persona che non conosco, che mi avvisava del fatto che alcune mie foto erano in questo gruppo. Quando sono entrata, sono rimasta sconvolta non tanto per la presenza delle mie foto, su cui non c’erano commenti violenti o volgari, quanto per le frasi rivolte nei confronti di ragazze che conosco. Ho sparso la voce: qualcuna non ha avuto il coraggio di dirlo nemmeno ai genitori per vergogna o per paura di essere rimproverata, qualcun’altra lo ha fatto».

Dopo le prime denunce il gruppo è stato chiuso, ma nelle ragazze è rimasto un forte senso di inquietudine e di vulnerabilità.  Qualche settimana dopo è arrivata un’iniziativa dei rappresentanti di istituto del liceo “Siciliani” che hanno lanciato un video, in breve tempo diventato virale, in cui offrono supporto e solidarietà alle vittime, alcune delle quali sono loro amiche nella vita reale. "Denunciamo questo abominio - diceva un messaggio - oinvolgiamo le famiglie, le scuole, le istituzioni. Il “Siciliani” è pronto a fare la sua parte. Never give up, non molliamo».

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