Neviano, tre ex sindaci «incandidabili»: la decisione dei giudici

Neviano, tre ex sindaci «incandidabili»: la decisione dei giudici
di Roberta GRASSI
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Martedì 5 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 13:59

Tre ex sindaci dichiarati incandidabili. La bufera che si è abbattuta su Neviano, Comune commissariato per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata, si propaga oltre i provvedimenti già assunti e il processo penale in corso che coinvolge il solo Antonio Megha
I giudici del Tribunale civile di Lecce (presidente Mario Cigna, a latere Viviana Mele e relatore Caterina Stasi) hanno accolto il ricorso del ministero dell’Interno nel procedimento che parte automaticamente in parallelo con l’istruttoria per lo scioglimento. Si tratta di una decisione ancora non definitiva, ma appellabile. Se il verdetto dovesse restare tale, tanto Megha quanto Silvana Cafaro e la figlia Fiorella Mastria, che hanno indossato la fascia tricolore in periodi diversi, sarebbero fuori gioco nelle consultazioni amministrative che avranno luogo quando il commissario cesserà il proprio compito. 

Provvedimento lungo e articolato 

Il provvedimento è lungo e articolato. E analizza vari aspetti dell’analisi svolta dalla commissione di accesso antimafia, rispetto a vicende che in parte sono state anche tratate in un’inchiesta della Dda di Lecce (pm Carmen Ruggiero) che si è occupata di contatti tra la politica e il clan Coluccia di Noha. 
In tutto 74 pagine, che contengono anche intercettazioni telefoniche e la ricostruzione di circostanze specifiche. L’analisi di appalti e di ipotesi di scambio politico mafioso attribuite a Megha. Posti di lavoro, la vicinanza a imprenditori ritenuti prestanome dei capi-clan. «Anomalie» secondo i giudici, anche in tema di corruzione elettorale: «Come per Megha - si legge - la prima anomalia riferibile a Cafaro Silvana è costituita dal sistematico ricorso alla promessa di utilità in cambio di voti». 
Per Mastria, è riportato quanto scritto dal gip di Lecce nel provvedimento restrittivo che fu emesso al termine dell’inchiesta penale (e che non riguardò né Cafaro, né Mastria): «Deve osservarsi - viene sottolineato - come la campagna elettorale gestita dalla Cafaro in favore della figlia e della lista da lei capeggiata sia stata connotata dal sistematico ricorso alla promessa di utilità in cambio di voti». 
Infine la conclusione: «Per tutti e tre i resistenti sono stati evidenziati gli strettissimi legami con soggetti mafiosi, tutti e tre si sono avvalsi dell’aiuto degli esponenti del clan Coluccia nell’ambito della campagna elettorale, tutti e tre con condotte attive e omissive hanno piegato e permeato la volontà dell’ente a logiche personalistiche di soggetti pluripregiudicati, affiliati al sodalizio mafioso».

Da qui l’accoglimento della richiesta di declaratoria di incandidabilità con condanna alle spese. 

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