Pazienti in attesa, pronto soccorso sovraffollato e ambulanze che restano piene perché di posti liberi per il ricovero non ce ne sono. È l’immagine in sofferenza del reparto di emergenza-urgenza dell’ospedale “San Giuseppe” a Copertino, tornato sotto pressione per i numerosi accessi degli ultimi periodi, spesso legati ai ricoveri di soggetti cronici, anziani influenzati e pazienti trasportati dal 118 per traumi da codice giallo e arancione. Attese e ritardi nell’assistenza sanitaria che si incastrano nelle carenze numeriche degli organici di medici, infermieri e oss, e finiscono sempre più spesso per scatenare reazioni violente di utenti o loro familiari. Aggressioni non giustificabili, che producono terrore in corsia e vetri in frantumi: l’ultimo episodio registrato nella tarda mattinata di mercoledì scorso con un paziente che ha prima aggredito verbalmente i sanitari e poi sfondato il vetro di una finestra con un pugno.
Le tensioni
Tensioni che non sempre i medici riescono a placare se non con l’arrivo delle forze dell’ordine. Copertino ieri, ma la situazione è simile anche al “Dea-Fazzi” di Lecce e negli altri ospedali di provincia, e per alcuni aspetti richiama alla mente le difficoltà estive, quando però la popolazione salentina si triplica per l’arrivo dei turisti.
La relazione di Cittadinanza attiva
Complessità del quadro sanitario che si acuisce nei week-end, quando i medici di famiglia non lavorano, e in pronto soccorso trovano collocazione anche i cosiddetti “accessi inappropriati”. Criticità ed episodi raccolti in una relazione che l’associazione “Cittadinanza attiva – Tribunale del malato” del nord Salento, coordinata da Angelo Oliva, presenterà sul tavolo convocato per il prossimo 13 febbraio in direzione generale Asl Lecce. «Le attuali sofferenze del sistema sanitario impongono di considerare un maggiore coinvolgimento della sanità privata convenzionata nello smaltimento delle liste d’attesa e l’impegno dei medici di medicina generale per assistere i pazienti a domicilio – conclude Oliva - così da evitare di ingolfare i pronto soccorso che devono essere riservati alle vere urgenze assistenziali».