Furbetti del vaccino, carte e documenti nelle mani della Procura: verso l'apertura di una seconda inchiesta

Furbetti del vaccino, carte e documenti nelle mani della Procura: verso l'apertura di una seconda inchiesta
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 7 Aprile 2021, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 18:37

La Procura di Lecce ad un passo dall'apertura di un'inchiesta per verificare se è vero che siano state fatte dichiarazioni false, favoritismi e scelte non legittimate nella somministrazione dei vaccini contro il Covid-19. I carabinieri del Nas hanno depositato l'informativa sugli accertamenti riguardanti la prima fase della vaccinazione. Quella di gennaio e metà febbraio che ha visto il Nucleo operativo aziendale (Noa) della Asl indagare sul perché le somministrazioni avessero riguardato anche 100 amministrativi, quando allora le priorità indicate dalla Regione erano i medici ospedalieri, gli operatori del 118, nonché gli ospiti ed il personale delle residenze sanitarie assistenziali (rsa).

Il faro della Procura


L'autorità giudiziaria salentina si sta inoltre interessando di verificare se è vero che ci sia stata un'anomala adesione alle associazioni di volontariato solo per precostituire il requisito per entrare a fare parte delle categorie a rischio. Insomma, un'altra categoria dei cosiddetti furbetti. Perlomeno fino a quando la Regione ha chiarito che la campagna di vaccinazione debba includere solo i volontari in servizio del 118 o più in generale in servizio nel sistema di emergenza-urgenza per i pazienti ed anche quelli impiegati per garantire la consegna a domicilio delle bombole di ossigeno ai pazienti allettati.
Il quadro è quello disegnato sull'intero territorio pugliese, tanto da indurre la Regione a creare il Nirs (Nucleo ispettivo regionale sanitario) per fare emergere i casi sospetti: 30mila quelli attualmente sotto la lente di ingrandimento, oltre 200 nella provincia di Lecce.

Sotto la voce operatori sanitari, che è poi il merito dell'accertamento.

Il precedente di Bari


Bari è stata la prima città pugliese interessata da un'inchiesta penale che sta verificando se siano state fatte delle forzature e se per quale ragione il vaccino sia stato somministrato a persone non rientranti in nessuna delle categorie più a rischio. A questo proposito il pubblico ministero Baldo Pisani ha sentito come persone informate sui fatti l'assessore regionale alla Sanità, Pierluigi Lopalco, il capo del Nirs, l'avvocato Antonio La Scala, nonché il deputato e segretario regionale del Pd pugliese, Marco Lacarra che un mese fa aveva denunciato pubblicamente «gravissime crepe nel piano vaccinale» e «fatti gravissimi accaduti in Puglia».

Lecce muove i primi passi. Con la consueta prudenza adottata per tutte le inchieste maturate attorno alla diffusione della pandemia, non fosse altro per incidere negativamente su un sistema sanitario già allo stremo. Si valuta l'informativa del Nas, si chiederanno, probabilmente, ulteriore informazioni, senza tuttavia dimenticare che la prima fase della campagna vaccinale ha registrato lacune nella programmazione e nella organizzazione (evidenti anche in questi giorni con le file interminabili agli hub vaccinali, le vaccinazioni ai caregiver e gli over 80 destinati delle fiale di AstraZeneca poi bloccate, in attesa ancora di essere contattati). E che questi problemi abbiano poi creato la necessità di somministrare dosi che altrimenti sarebbero andate buttate.
Qualcuno potrebbe avere approfittato delle carenze operative del sistema sanitario? Sarebbe stato tanto opportunista da prendere al volo l'occasione per immunizzarsi pur non essendo arrivato ancora il suo turno ed a discapito delle categorie fragili? Sono le persone che potrebbero essere iscritte sul registro degli indagati. Quanto ad individuarle e a dimostrare le accuse è un altro paio di maniche.

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