Peppino Palaia sarà professore universitario: «Una vita nel calcio, racconterò quello che ho imparato in campo»

Peppino Palaia sarà professore universitario: «Una vita nel calcio, racconterò quello che ho imparato in campo»
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 8 Ottobre 2023, 19:12 - Ultimo aggiornamento: 21:04

Peppino Palaia (all'anagrafe Giuseppe, ma solo all'anagrafe) sale nuovamente in cattedra. Il medico sociale, nel calcio per oltre 50 anni, con più di 1.600 partite da dottore del suo Lecce, avrà un insegnamento in Università del Salento. Sarà lui il docente titolare del corso di Medicina interna, dello sport e primo soccorso, che sarà erogato per gli studenti del terzo anno di Scienze motorie e dello sport. E sarà lui a esaminare, poi, i ragazzi. Si tratta di un esame da sei crediti, con le lezioni erogate già in questo primo semestre. 

Peppino Palaia, una vita nel calcio

Dal 2001 al 2012, Palaia aveva già insegnato al corso di Fisioterapia dell'Università di Bari per la sede distaccata di Brindisi. Ama definirsi "medico da campo". «Perché chi lavora in campo ha dei tempi diversi rispetto a chi lo fa dietro una scrivania. Quando un allenatore ti chiede il recupero di un calciatore entro tot giorni o settimane, devi lavorare per riuscire in quel risultato», spiega. Una vita nel Lecce, poi il basket Brindisi - con cui collabora ancora per il recupero infortuni, ancora il ritorno al giallorosso, la maglia del cuore. Gli striscioni della Curva Nord dedicati a lui, a cui sono intitolati cinque club di tifosi.

Per lo sport salentino e pugliese Peppino Palaia è un mito. E a 78 anni ha ancora voglia di mettersi in gioco, anche se dietro una cattedra. Ma questo calcio non gli appartiene, dice. «Penso al caso Pogba, il medico oggi sembra un coordinatore, perché ogni calciatore spesso si affida ad altre professionalità vicine ai procuratori. Non c'è più il gusto di fare una diagnosi, di rischiare e qualche volta persino di sbagliare. Così, che gusto c'è?». 

Il tumore e lo sport

In campo ha salvato la vita a Francesco Marino, a Fabrizio Cammarata e a Manuel Scavone, in campo. Ha tre specializzazioni in Medicina e un curriculum probabilmente unico in Italia. «Ai ragazzi proporrò le esperienza che ho vissuto. Le evidenze da campo, più che scientifiche. Forse in alcuni casi valgono anche di più», spiega con il sorriso. Esperienze, come quel tumore battuto più volte. «Facevo sport anche durante la chemio, è servito tanto - racconta -. Mi ritengo un tumorato di Dio». Lo dice col sorriso. E parlerà anche di questo, in aula, perché spiegherà quanto lo sport possa essere importante tanto nella cura delle malattie quanto nella prevenzione tumorale. 

Ha lasciato il Lecce nell'estate del 2020 ma è una delle poche e grandi bandiere giallorosse dell'epoca contemporanea. Tanto da essere amato quanto un calciatore. E a 78 anni torna in cattedra. 

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