Pd, chiavi cambiate. Piconese rischio sfratto: «Ma io resto qui»

Pd, chiavi cambiate. Piconese rischio sfratto: «Ma io resto qui»
di Francesca SOZZO
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Mercoledì 3 Maggio 2017, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 18:42

LECCE - Via Tasso nel caos. Nella federazione provinciale del Pd pare sia arrivato il momento di fare chiarezza. Sia in termini di riassetto del partito provinciale che nelle stanze del partito salentino. Nell’occhio del ciclone sono finiti i supporters di Michele Emiliano messi alle strette dai seguaci di Matteo Renzi e di Andrea Orlando che chiedono al segretario provinciale Salvatore Piconese di «scegliere da che parte stare, se nel Pd o andare con Mdp».
Ma c’è di più: qualcuno sembra essere già passato ai fatti. Ieri mattina Umberto Uccella, ex componente della direzione regionale Dem e dell’ufficio politico provinciale che ha scelto di aderire ad “Articolo Uno - Mdp” (Movimento democratico e progressista) di area dalemiana nato dalla scissione, si è trovato senza stanza. Letteralmente. Nelle more dell’apertura della nuova sede del movimento a Lecce, a Uccella era stato concesso di occupare ancora per qualche giorno la “sua” stanza del Pd in via Tasso. Glielo aveva concesso, appunto, Piconese.
Ma ieri mattina Uccella ha trovato la stanza chiusa con tanto di serratura cambiata e, come dice lui, «con l’impossibilità di accedere al suo pc e ai documenti in esso contenuti, una sorta di sequestro delle mie cose». Forse un messaggio, anche questo, sulla necessità di separare il Partito Democratico da Mdp. Un gesto che potrebbe avere anche delle ripercussioni: non è escluso che Uccella si presenti, nella giornata di oggi, dai carabinieri per sporgere denuncia. Un giallo, comunque, perché sulla paternità del gesto non ci sono al momento certezze.
Dalla guerra delle chiavi allo scontro sullo strappo con il Pd. Nel mirino è finito anche il segretario Piconese che ha partecipato, in più occasioni, agli incontri ufficiali di Articolo Uno. Per qualcuno, addirittura, un “simpatizzante” pronto a fare il passaggio.
Le indiscrezioni? Il segretario potrebbe essere a rischio sfratto dalla sede di via Tasso. Si è molto parlato, anche dopo i risultati di domenica, di commissariamento da Roma. Finora nessuna conferma. «Penso che il segretario abbia l’obbligo politico e morale di esprimersi, con molta decisione, rispetto alla scissione e alla fondazione di un nuovo partito. Un dirigente politico non può tacere - ha detto il deputato Federico Massa (con Andrea Orlando) - e trovo singolare che taccia su un argomento simile, avrebbe dovuto chiarire la sua posizione già qualche settimana fa».
Di anomalia che caratterizza da tempo il Pd guidato da Piconese, parla il consigliere provinciale e sindaco di Tiggiano, Ippazio Morciano. Un renziano vicinissimo a Teresa Bellanova. «È necessario un cambio di rotta - incalza Morciano - all’interno del partito e nella relazione tra Pd e territorio. Non credo si possa essere segretari alimentando costantemente il conflitto e la guerriglia contro il partito nazionale e chi lo rappresenta. Così come non si possono moltiplicare comportamenti ambigui. Tutto questo non fa bene a nessuno e, in ogni caso, non fa bene al Pd».
A gettare acqua sul fuoco è Piconese (con Emiliano). «C’è stata una buona partecipazione - ha commentato il voto Piconese - e quando si vota è sempre un motivo di festa democratico». Per il resto, si mettano l’anima in pace gli orlandiani e i renziani, Piconese da via Tasso non si muove. «Io sono il segretario del Pd - spiega - e credo che queste preoccupazioni siano al quanto infondate e immotivate. La segreteria provinciale va avanti e i tempi della segreteria e della direzione del partito non spetta sicuramente all’onorevole Massa dettarli». Piuttosto spettano a chi ha il compito di direzione politica «e cioé al sottoscritto».
E poi lo stesso Piconese ribadisce: «Continuerò ad avere il ruolo di funzione politica e non certo mi farò influenzare da chi oggi esterna ragionamenti politici immotivati. Ognuno dovrebbe svolgere il proprio compito istituzionale: mi riferisco ai parlamentari e al vice ministro. Si tratta di ambienti politici da cui arrivano a ragionamenti immotivati - conclude - e sono quelli stessi usciti sconfitti in provincia di Lecce perché ha vinto il mio candidato. E, cioè, Emiliano».
Un commento dietro l’altro. «In provincia di Lecce Michele Emiliano vince prima tra gli iscritti e poi le primarie - dice Antonio Maniglio, del coordinamento Pd per Emiliano - ed è un dato limpido che conferma il radicamento del presidente Emiliano nel Salento e in Puglia. Il Sud deve tornare ad essere al centro dell’agenda del governo nazionale».

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