Mazzetta alla dirigente Asl per pilotare le pratiche: due arresti della Finanza

Il denaro sequestrato
Il denaro sequestrato
di Valeria BLANCO
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Lunedì 8 Giugno 2020, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 11:45

Una volta ricevuta la bustarella con 850 euro in contanti, l'avrebbe diligentemente igienizzata prima di inserirla in borsa. Da qui il nome dell'operazione Buste Pulite, che ha portato ieri mattina all'arresto, da parte degli uomini della Guardia di Finanza di Lecce, di due persone per corruzione.
In carcere - su disposizione del pm Roberta Licci - sono finiti la dirigente amministrativa dell'ufficio Protesi della Asl di Lecce e il direttore commerciale di un'azienda che produce protesi con sede a Lecce. Si tratta di Carmen Genovasi, 46 anni, che ha intascato la mazzetta, e di Giuseppe Bruno, 57enne di Galatina, che avrebbe consegnato il denaro in cambio di prescrizioni già autorizzate da portare, in un secondo momento, all'incasso all'Asl di Lecce. Solo la punta dell'iceberg di un sistema di corruzione che si suppone ben oliato, venuto fuori durante le indagini su una turbativa d'asta nel 2019 e che nelle prossime settimane potrebbe portare gli inquirenti a ulteriori arresti.
Funzionava così: quando un paziente ha bisogno di protesi o di qualsivoglia apparecchio medicale (apparecchi acustici, lettini, stampelle, sedie a rotelle) secondo il Codice degli appalti avrebbe il diritto di scegliere da dove acquistarlo, con prescrizione medica, attingendo da una lista di aziende convenzionate con la Asl. A Lecce, invece, non poteva effettuare nessuna scelta: un gruppo di persone, con la compiacenza della dirigente, sceglieva per lui. Così, gli acquisti venivano effettuati sempre da quel ristretto numero di aziende che facevano parte del giro e che ringraziavano con denaro e altre regalìe. Non solo: si faceva in modo di scegliere per i pazienti sempre l'apparecchio o la protesi più costosa, talvolta anche non adeguata alle reali necessità del paziente, in modo che quando la Asl avesse poi rimborsato l'acquisto, ci si potesse spartire il guadagno. L'ipotesi degli inquirenti è che questo tipo di affari andasse avanti da tempo e che le somme non si limitassero a qualche centinaio di euro. Bisognerà poi capire se tutte le prescrizioni fossero reali e persino se i pazienti fossero veri. Per comprendere la dimensione del fenomeno - su cui sono tuttora in corso indagini - basti pensare che lo scorso anno la Asl di Lecce ha speso 30 milioni di euro per le protesi, sforando il tetto massimo stabilito di 9 milioni.

Un sistema di corruzione su cui gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lecce, indagavano da mesi. E con loro stessa sorpresa avevano scoperto che gli affari non si erano fermati nemmeno in periodo di lockdown. Il blitz è scattato invece ieri mattina: militari in borghese hanno osservato il rappresentante dell'azienda entrare nell'ufficio della Genovasi ed uscirne poco dopo. Probabilmente hanno filmato il momento del passaggio di mano della busta, contenente 850 euro in banconote da 50, non riuscendo a non notare come la donna, dopo averla presa tra le mani, abbia avuto cura di igienizzarla, inserirla in un'altra busta e poi nella borsa. Ma il meccanismo si è inceppato: quando l'uomo è uscito dall'ufficio, i finanzieri si sono identificati e hanno dichiarato in arresto entrambi, che rispondono dei reati di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione e falso ideologico in atto pubblico. Le Fiamme gialle si sarebbero poi spostate nella sede dell'azienda per effettuare delle perquisizioni e avrebbero acquisito i documenti contabili. La dirigente, difesa dall'avvocato Simona Ciardo, e l'impiegato rappresentato dal legale Carlo Caracuta avranno modo di spiegare le loro ragioni nel corso dell'udienza per la convalida dell'arresto che si terrà nei prossimi giorni.
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