Lupiae, Salvemini: «La mia volontà è salvare l'azienda e tutelare i posti di lavoro»

Carlo Salvemini, sindaco di Lecce
Carlo Salvemini, sindaco di Lecce
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Martedì 7 Agosto 2018, 17:09
«La legge ci impone di agire in questo modo». Carlo Salvemini replica alle dichiarazioni dei consiglieri di Prima Lecce sul caso Lupiae. E assicura: «La mia volontà politica è salvare l'azienda e tutelare al massimo delle possibilità i vostri posti di lavoro. Sapendo però di non poter prescindere dalla situazione reale in cui si trovano l’azienda e il Comune».
Ai consiglieri di Prima Lecce e al senatore Roberto MArti è doverosa una precisazione, scrive Salvemini in un post: «Da oltre un mese - lontano dai clamori mediatici - sono impegnato a gestire una situazione di crisi aziendale che mette a rischio il futuro della Lupiae Servizi e degli oltre 250 lavoratori assunti. Di questo lavoro - svolto in condivisone con il consiglio di amministrazione/collegio sindacale/revisore unico della Lupiae, collegio dei revisori del comune - ho riferito alla commissione Bilancio, al Consiglio comunale, ai sindacati aziendali. Sempre attenendomi ad un dovere di verità, ad un principio di responsabilità, ad un senso delle istituzioni indispensabili quando si è chiamati ad affrontare una questione che è insieme politica, amministrativa, finanziaria, sociale».

Non intendo derogare da questo profilo neanche di fronte agli attacchi mortificanti di chi mi accusa di essere indifferente al destino dei lavoratori, di voler chiudere la società, di essere un tagliatore di teste. 
Tutti i cittadini, del resto, sono consapevoli che i problemi della società arrivano da lontano e non sono responsabilità di chi governa la città dal luglio 2017. Nonostante ciò, io non voglio qui aprire recriminazioni sul passato. La posta in gioco è troppo alta per annacquare una vicenda così drammatica, che richiede tutta la nostra concentrazione e il nostro impegno, in una sterile polemica politica o in una contrapposizione tra maggioranza e opposizione. A tutti rivolgo per questo un invito: questo è il tempo dell’equilibrio e della saggezza, non del cinismo e dell’improvvisazione. 
Ai lavoratori Lupiae dico: la mia volontà politica è salvare l'azienda e tutelare al massimo delle possibilità i vostri posti di lavoro. Sapendo però di non poter prescindere dalla situazione reale in cui si trovano l’azienda e il Comune.

Ricordo - anzitutto al senatore Marti che intende rivolgersi al Governo per un aiuto - che oggi la vicenda LUPIAE è condizionate dalle leggi e non dalla volontà politica di questa maggioranza.
Per la prima volta da quando sono entrate in vigore, infatti, siamo chiamati ad applicare due fondamentali norme statali:
l’art. 192 del nuovo codice degli appalti (entrato in vigore il 20/3/2017) che impone agli enti locali - prima di procedere ad un affidamento senza gara ad una partecipata - di valutare preventivamente la congruità economica dell’offerta “avuto riguardo all’oggetto e al valore della prestazione, dando conto nella motivazione del provvedimento di affidamento delle ragioni del mancato ricorso al mercato, nonché dei benefici per la collettività della forma di gestione prescelta, anche con riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del servizio, nonché di ottimale impiego delle risorse pubbliche”;
l’art. 14 del Testo unico sulle società partecipate (cosiddetto decreto Madia) che impone prima di procedere ad un ripiano di perdita di una partecipata “un piano di ristrutturazione aziendale dal quale risulti comprovata la sussistenza di concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività svolte».

Un lungo post in cui spiega l'iter che l'amministrazione sta seguendo e i passi necessari e imposti dalla legge per cercare di salvare la partecipata: 
«In sostanza: non è possibile predisporre un piano d’impresa senza conferma che il servizio affidato a LUPIAE è più economico rispetto a quello offerto dl mercato; è inevitabile un piano di risanamento affidato ad un advisor scelto dagli amministratori della società.
Da qui la necessità di verificare per quali convenzioni e a che condizioni è possibile prevedere un affidamento, tenuto conto dell’anomalia di un contratto con 14 mensilità e di un servizio di supporto amministrativo che negli anni s’è trasformato in qualcosa di profondamente diverso rispetto alla sua natura originaria. 
Da qui l’importanza di disporre di un piano di ristrutturazione che garantisca il risanamento economico finanziario patrimoniale. 
Chi intende aiutarci da Roma ritenendo questo percorso sbagliato deve per cominciare proporre la modifica o l’abrogazione di queste norme, non polemizzare col sottoscritto che è tenuto al rispetto delle leggi.

Per il momento è nostro compito affrontare i passaggi complicati per venire a capo del bilancio 2017 della LUPIAE (ancora non approvato dall’assemblea dei soci) che si chiuderà con perdite di oltre un milione di euro e garantire un futuro ad una società che cumula perdite milionari da anni, che ha debiti per oltre 5 milioni di euro, a fronte di un fatturato di 9 milioni di euro garantiti per intero dal Comune di Lecce, (socio unico e cliente esclusivo della LUPIAE oggi in una situazione di preoccupante squilibrio finanziario), le cui convenzioni in scadenza il 31 dicembre non potranno essere, come in passato, rinnovate automaticamente.

Chi ha risposte efficaci, soluzioni pronte, garanzie per tutti (lavoratori LUPIAE, dipendenti comunali, cittadini) è invitato al Comune per condividerle e aiutarci in questa fase delicata: per il futuro della LUPIAE, per il bilancio comunale. Sapendo che oggi la crisi della società non è diversa da quella del 2012: allora si venne fuori attraverso un’operazione straordinaria, oggi non replicabile, attraverso la quale si coprì un buco milionario con conferimento patrimoniale da parte del Comune di due terreni che avrebbero dovuto essere monetizzati. A distanza di 6 anni i terreni sono ancora invenduti e il debito milionario con Agenzia delle Entrate e INPS è ulteriormente cresciuto».

 
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