Trasporti pubblici nel Salento, raccolte 700 firme. Ma intanto scompaiono altri treni

Trasporti pubblici nel Salento, raccolte 700 firme. Ma intanto scompaiono altri treni
di Paola COLACI
3 Minuti di Lettura
Sabato 2 Luglio 2016, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 13:46
Quasi 700 firme raccolte in meno di quattro giorni e un grido di protesta che si leva sempre più forte di ora in ora: «Vogliamo un miglioramento dei trasporti pubblici nel Salento». Destinatari della petizione lanciata sulla piattaforma Change.org sono il governatore di Puglia Michele Emiliano e l’assessore regionale ai Trasporti Giovanni Giannini. Proprio a loro ha pensato nei giorni scorsi Maria Cristina Mariano, la promotrice della raccolta firme on line. Alla 29enne di Otranto, infatti, proprio non è andato giù il fatto di essere costretta ad attendere due ore sotto il sole e salire e scendere da due treni solo per poter percorrere i 50 km che separano la città dei Martiri da Lecce e sostenere un colloquio di lavoro. Ecco perchè ha deciso di lanciare un ”segnale di fumo” alla Regione attraverso la rete e i social.

«Otranto e molti altri paesi dell'entroterra salentino sono quasi completamente abbandonati a loro stessi dal punto di vista dei mezzi di trasporto - ha scritto la Mariano nel testo della petizione indirizzata a Emiliano e Giannini - In particolare nella stagione estiva, ad eccezione delle linee della Salento In bus, molti treni sono stati soppressi per via della chiusura delle scuole. I pedoni, studenti universitari, lavoratori, ma anche turisti o chiunque abbia bisogno di spostarsi da un paese all'altro, o anche verso Maglie e Lecce, hanno bisogno di maggior servizio. Non tutti abbiamo a disposizione un'automobile o anche la patente per poterci spostare con i nostri mezzi di trasporto». Poi l’istanza conclusiva che hanno già condiviso quasi 700 cittadini: «Vogliamo un miglioramento dei trasporti, un aumento delle corse per riuscire ad adempiere alle nostre esigenze. Non vogliamo un'attività pari a quella delle grandi città, ma quanto meno che sia possibile muoversi senza dover perdere un'intera giornata per percorrere qualche decina di chilometri».

Basta viaggi della speranza per i pendolari salentini, dunque. E basta arrivare tardi in ufficio per colpa di ”convogli lumaca” e ”treni fantasma”. Proprio come accade puntualmente ogni anno a partire dal luglio a un’impiegata del Cnr. Originaria di Pisa e residente a Palmariggi, la pendolare ogni mattina è costretta a svegliarsi alle 5 per raggiungere in macchina la stazione di Maglie e salire a bordo del treno delle Ferrovie Sud Est che parte alle 6.42. Arrivo previsto a Lecce alle 7.30, salvo ritardi. Poi un corsa a piedi verso la Chiesa dell’Itria per prendere al volo un bus di Sgm che conduce a Ecotekne e timbrare il cartellino giusto in tempo per le 8. «Lo so, è una sfacchinata - si sfoga l’impiegata - Ma è l’unica possibilità che ho per recarmi in ufficio. Sono invalida civile al 100% e ho diritto all’abbonamento gratuito ma l’azienda Stp a cui mi sono rivolta in precedenza non prevedeva alcun tipo di agevolazione. Non avevo scelta: avrei dovuto spendere 90 euro al mese oppure rivolgermi a Fse».

La pendolare, però, non si lamenta: ormai sembra essersi rassegnata all’idea di svegliarsi ogni giorno all’alba pur di riuscire ad arrivare in ufficio in tempo. Ciò che la signora toscana proprio non riesce a digerire, però, è il fatto di dover timbrare il cartellino con mezz’ora di ritardo all’inizio di luglio e per tutta l’estate. «Seppure Fse a parole ci garantisca la corsa delle 6.42 da Maglie e lo confermi anche attraverso il sito on line, nei fatti il treno non passa. La corsa viene soppressa alla fine dell’anno scolastico per poi essere ripristinata a settembre. E non c’è modo di avere informazioni puntuali al riguardo. Così dobbiamo attendere il convoglio delle 7.05 che arriva a Lecce alle 7.42. Ciò significa arrivare in ufficio ogni giorno con mezz’ora di ritardo. E’ una vergogna. Forse i dirigenti di Fse immaginano che nel Salento siamo tutti in ferie per tre mesi? Se per loro è così, ce lo dicano e andremo tutti a lavorare da loro. Intanto, però, noi siamo costretti a vivere un’odissea al giorno”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA